Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva
Visualizzazione post con etichetta televisione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta televisione. Mostra tutti i post

06 ottobre 2024

A proposito di anniversari

Mi collego idealmente all'intervento di ieri di Lantarner, per ricordare un anniversario che cade oggi, 6 ottobre.

E' un anniversario molto più gradevole, perchè ricorre il centenario della prima trasmissione radiofonica della radio pubblica italiana, allora URI (Unione Radiofonica Italiana), poi Eiar, quindi Rai.

Re era Vittorio Emanuele III, Primo Ministro Benito Mussolini.

Una invenzione tutta italiana, di Marconi, che rapidamente trovò applicazione in tutto il mondo.

Oggi la Rai celebra i cento anni della radio con una serie di iniziative e vi ha unito anche i 70 anni della televisione considerando come data di inaugurazione il 1954.

In realtà, le prime trasmissioni con immagini furono prodotte nel 1939 ma, evidentemente, sarebbe stato troppo, per i militanti bella ciao, riconoscere al Fascismo anche questo primato.

Personalmente sono sempre stato un ascoltatore, con maggior frequenza oggi, da pensionato.

La televisione, anche oggi, per me è lo strumento per passare il tempo dopo cena, con film e telefilm sempre registrati in modo da saltare la pubblicità e in diretta solo le partite di calcio e un telegiornale.

Per il resto ho spesso la radio accesa anche se i programmi che ascolto sono sempre peggio, con le "confessioni" intimiste di cantanti, attori e comici ai quali chiederei solo di cantare, recitare e farmi ridere, non di "lanciare messaggi" come se fossero filosofi impegnati ad educare una massa di ignoranti.

Analogamente vorrei che mi si risparmiassero le interviste a scrittori con le loro involute elucubrazioni sui drammi della vita: se volessi conoscerle, comprerei i loro libri.

Così, da qualche tempo, abbandono parzialmente la Rai (che comunque trasmette anche qualcosa di utile e pregevole come Sportello Italia, a cura della redazione economica, dal lunedì al venerdì alle 12,25 e fino al gr1 delle 13) per ascoltare Radio Italia solo musica italiana.

La leggerezza di chiacchiere al vento pronunciate giusto per riempire degli spazi e la trasmissione di canzonette senza pretese.

Esattamente quello che si chiede ad uno strumento come la radio (e la televisione) intrattenere senza pretese di educare e, soprattutto, di condizionare le opinioni, fornendo le notizie, non i commenti, perchè a quelli ci penso da solo, sui fatti nel mondo, in modo asettico e senza valutazioni di parte.

Un po' come accadeva negli anni settanta, quando le notizie erano solo notizie separate dalle opinioni che i conduttori tenevano per sè ed erano alternate a trasmissioni come Gran Varietà condotta, alternativamente, da grandi professionisti come furono Raimondo Vianello e Johnny Dorelli.

09 luglio 2023

Hanno ancora una utilità i giornali(sti) ?

Ogni giorno che passa sono sempre meno attratto dalla lettura dei quotidiani e dall'ascolto delle chiacchiere radio televisive sulle questioni di attualità (pomposamente autoreferenziali da definirsi: approfondimenti).

Sin dall'incipit di un articolo o dalla presentazione di una trasmissione, si capisce subito dove il giornalista di turno vuole andare a parare e al mulino di chi porta l'acqua.

Non fornisce elementi, notizie, documenti, spunti originali, ma solo le sue opinioni con le quali cerca di manipolare il pensiero altrui.

Con rare eccezioni (Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Franco Cardini e pochi altri) nessuno fornisce uno spunto di riflessione che sia così originale da darmi il piacere di ragionarci sopra.

Anche i quotidiani della mia area politica, al di là della condivisione per gli articoli di Mario Giordano, Maurizio Belpietro, Francesco Borgonovo e altri, non mi danno quella soddisfazione che si aveva una volta quando anche sui quotidiani si leggevano tesi, argomentazioni, concetti che facevano dire: caspita, questa sì che me la devo segnare !

In pratica i quotidiani sono ormai utili solo per sapere se una strada è chiusa perchè si è rotta la conduttura dell'acqua o perchè la stanno asfaltando e fino a quando.

Molto meglio le agenzie di stampa che forniscono il lancio di una notizia e tanto basta per essere informati.

Le opinioni dei giornalisti, oltre ad essere banalmente prevedibili, non interessano e, infatti, se gli Elettori dovessero votare in base alle esternazioni dei giornalisti, il parlamento avrebbe una maggioranza bulgara di cattocomunisti.

Ma per fortuna non è così, perchè gli Elettori si dimostrano sempre più preparati e intelligenti di chi pensa di fare loro (o, almeno, a tutti loro, perchè qualcuno, ahimè, ci casca) un lavaggio del cervello ripetendo sempre la solita litania. 

31 gennaio 2023

Cinema e televisione veicoli di corruzione

La visione di film e telefilm degli ultimi tempi, mi ha portato a rivalutare la capacità dei vecchi film e telefilm nel proporre modelli di vita, costumi, anche sessuali, Valori, di spessore.

Perchè cinema e televisione sono anche questo: veicoli di costumi, usi, informazioni, modelli di vita.

E in tale ruolo possono assumere, a seconda di quello che proiettano, Valori positivi o disgreganti, possono rinforzare le fondamenta di una Civiltà e di una Società o, al contrario, demolirle.

Personalmente sono sempre stato contrario e mi accosto con diffidenza a film, telefilm, ma anche romanzi, che vorrebbero "inviare un messaggio", qualunque sia.

Se io scelgo una lettura impegnata, un saggio, mi ci accosto con una forma mentis impostata alla critica, quindi a non accettare passivamente quello che l'Autore mi propone.

E' un atteggiamento che stimola il filtro delle opinioni altrui, con la nostra esperienza e conoscenza e forma la nostra, personale, unica, opinione.

E' più difficile impostare tale filtro davanti ad un romanzo al quale ci si è accostati per mero divertimento, abbassando le difese mentali, pensando di leggere un giallo o una visione fantascientifica ed è ancora più difficile filtrare le immagini, i bombardamenti veloci, che arrivano da film e telefilm.

Se in passato molti dei Valori ai quali mi ispiro possono essere trovati nei film western classici e, in particolari, in quelli di John Wayne, oggi tremo al pensiero che scene come quelle che si possono guardare nella penultima serie di Star Trek (Star Trek Discovery) possano corrompere giovani (e meno giovani) cittadini rendendoli meno consapevoli sul Bene e sul Male.

Altrettanto devo dire di alcuni romanzi, soprattutto gialli svedesi o scandinavi in genere, dove anche il concetto di Giustizia è svilito e subordinato a quello di "inclusione" e di "accoglienza".

Per non parlare di pubblicità che mostrano una società come la vorrebbero i cinematografari, non come è o dovrebbe essere in Italia.

Ma, soprattutto, una società che non esiste da nessuna parte al mondo e che rappresenta solo una utopia che non tiene conto delle differenze e, pur di inchinarsi davanti a movimenti violenti come il blm e il woke, calpestano le nostre Tradizioni e tradiscono la nostra Identità.

Ho il timore che se siamo giunti a questo punto, se viviamo in una Società decadente, con la prospettiva della sottomissione, ciò sia una conseguenza della debolezza morale indotta anche (non solo, sia ben chiaro, ma ANCHE) dai prodotti televisivi e cinematografici che ci vengono propinati.

Ragionare e intervenire anche su questo potrebbe, se non guarire, almeno sanare qualche ferita della nostra Civiltà.

25 gennaio 2023

Chiudere la propaganda radiotelevisiva mascherata da giornalismo

Sono anni che non guardo le trasmissioni televisive di "informazione" così come non ascolto quelle radiofoniche e, ormai, ho perennemente sintonizzata l'autoradio su "Radio Italia solo musica italiana" (sperando che trasmettano poche di quelle lagne dei cantanti che strascicano le parole e la voce come muezzin).

Ho nostalgia della Tribuna Politica e della Tribuna Elettorale di Jader Jacobelli e Ugo Zatterin, dei quali non ho mai capito le idee politiche a differenza dei conduttori odierni, più faziosi che schierati.

Le trasmissioni del anni sessanta e settanta, sulle quali mi sono "formato", erano poche (una alla settimana che aumentava ad una al giorno sotto elezioni), concrete, argomentate, ordinate e si poteva capire la proposta del politico e quindi del suo partito.

Erano strutturate in modo semplice ma perfettamente ed equamente regolato, nelle due forme esistenti. 

In una il Segretario del partito rappresentato in parlamento, rispondeva, nel corso di una trasmissione di un'ora, alle domande di un gruppo di giornalisti, spesso direttori o editorialisti dei principali quotidiani, secondo la formula: esposizione iniziale del segretario, domanda, risposta, replica e controreplica in tempi contingentati per permettere a tutti i giornalisti designati di fare le loro domande.

L'altra era il dibattito fra due esponenti di due partiti, in genere maggioranza e opposizione, con l'estrazione a sorte di chi parlava per primo e con tempi uguali e contingentati a disposizione di ciascuno.

Pochissime interruzioni.

Ricordo dibattiti bellissimi (tra Andreotti e Almirante, tra Almirante e Malagodi, tra Malagodi e Pajetta) e ricordo che i comunisti si sono sempre rifiutati di dibattere con Almirante, con la scusa dell'antifascismo, ma in realtà nel terrore di venire bastonati dalla dialettica di un politico sopraffino cui solo Andreotti, Fanfani e Malagodi erano in grado di contrapporsi.

Poi arrivò Costanzo, sullo sgabello (ho sempre preferito lo sgabello della Parietti ...) che la buttò in caciara per fare ascolti.

Fu la fine del dibattito argomentato, colto, informato e informativo, per diventare un'arena gladiatoria, dove vince (apparentemente) chi urla più forte e chi non fa parlare l'avversario.

Poichè la formula sembrava piacesse agli spettatori che la seguivano e quindi raccoglieva pubblicità, si è rapidamente arrivati alla spazzatura odierna dove, ad ogni ora della giornata, si susseguono conduttori faziosi (di sinistra) che non guardano all'informazione, ma all'audience ed a portare acqua al mulino del pci/pds/ds/pd (ma il loro reale seguito lo si vede ad ogni elezione).

Nessuna di quelle trasmissioni può essere considerata di "informazione", al contrario è pura disinformazione, realizzata unicamente per inculcare a forza parole d'ordine, schemi mentali, priorità, terrorismo, catastrofismo, insomma per indebolire la capacità delle persone che vi si abbandonano alla visione, di ragionare e di scegliere bene.

Queste trasmissioni, che non sono di "informazione", ma non sono neppure "giornalismo", sono funzionali alla creazione di una massa amorfa di obbedienti sudditi, indottrinati e timorosi di distinguersi dal gregge, abituati quindi a belare in coro.

Sono gli stessi verso i quali film e telefilm accreditano situazioni "politicamente corrette" ma che, in ultima analisi, corrompono la Società e demoliscono la Civiltà.

Ma su film e telefilm orientati a creare bisogni, aspettative, uniformità di linguaggio e di pensiero, parlerò in un altro momento.

07 dicembre 2021

La televisione può essere solo svago

Sono ormai un paio di mesi che ho cessato di guardare i telegiornali degli otto canali nazionali principali (rai 1,2 e 3 -peraltro mai guardato dalla fondazione nel 1976 - Mediaset, La7 e Sky).

Ormai sono tutti uguali e trasformati in veline del regime.

Da anni, ma penso da sempre con pochissime eccezioni solo per dare un giudizio sempre negativo, non guardo i programmi, che sono proliferati come topi, definiti erroneamente di "approfondimento politico".

In realtà sono trasmissioni di propaganda di parte, artefici del clima d'odio che viviamo in Italia e che prima o poi ci scoppierà tra le mani, perchè invece di informare sfornano slogan da bar sport per la propria curva di ultras.

Sono rimasto al mito delle Tribune politica e Tribuna elettorale che, quelle sì, facevano informazione con ambedue le formule.

Quella del segretario di partito che rispondeva, in modo ordinato, alle domande di una decina di giornalisti, con una replica ciascuno, senza alzare la voce, nè andare sulla voce altrui.

E la formula del dibattito a due tra esponenti di diversi partiti, in cui i comunisti e i socialisti si rifiutavano di discutere con Almirante che, da parte sua, stendeva con le sue argomentazioni tutti e persino Andreotti, Fanfani e Malagodi (cioè i migliori della loro generazione) uscivano ammaccati dal dibattito con il Segretario dell'Msi.

Essendo trasmissioni troppo informative e troppo educate (ricordo Malagodi che ad una affermazione di un comunista, forse Berlinguer, sbottò con un "è falso!" salvo poi correggersi "chiedo scusa, Lei dice cose non vere"), facevano poco ascolto e le hanno sostituite con il suk odierno.

Da anni, quindi, la televisione la guardo unicamente per le partite di calcio e per l'ampia scelta di film e telefilm.

Film e telefilm scelti oculatamente tra quelli di maggior svago, perchè a mio parere questo deve essere la televisione (e il cinema): svago.

I film e telefilm cosiddetti "impegnati" li trascuro perchè in genere sono "impegnati" a favore della parte della barricata opposta a quella in cui combatto io, quindi si tornerebbe alla propaganda.

Purtroppo anche alcuni telefilm, una volta fonte unicamente di svago, pensano di "lanciare messaggi" (che espressione odiosa e presuntuosa !) e così ho la sgradevole sorpresa di vedere gli ultimi episodi di NCIS New Orleans, impregnati di buonismo politicamente corretto, aggravato da una scelta degli sceneggiatori di ricordare costantemente l'esistenza del virus cinese.

Così i protagonisti, che originariamente erano tre normalissimi agenti bianchi, due uomini, uno anziano, e una donna, sono stati ruotati per dare spazio ad ogni possibile minoranza.

Oggi siamo arrivati al bianco anziano con due figli da due donne diverse ed una terza che vorrebbe sposare, di una bontà e saggezza tali che non si capisce perchè ancora non lo abbiano ancora fatto papa, che comanda una squadra arcobaleno con una immigrata iraniana, un lesbica latinoamericana, un negro su sedia a rotelle, un negro della upper class, fissato con i capi firmati, una negra come medico legale e un nerd bianco che sa tutto dei computer e nulla della vita al di fuori del suo laboratorio.

Non paghi, da alcuni episodi è entrato il virus cinese.

Mascherine in ogni circostanza (un "cava e metti" ridicolo che forse neppure il sindaco di Bologna oserebbe ordinare) e il contagio che aleggia sulla trama.

In un episodio i membri della squadra arcobaleno non facevano altro che chiedersi se avevano fatto il vaccino, la seconda dose, raccomandandosi l'un l'altro di ricordarsene.

La televisione non può e non deve essere strumento di propaganda, perchè è troppo facile instillare nelle menti, soprattutto in quelle più deboli e ignoranti, concetti che ribaltano la realtà.

Mi domando, ad esempio, quanto abbiano influito i film con presidenti degli Stati Uniti negri a far sì che Obama fosse per ben due volte eletto anche con il voto di tanti bianchi, provocando il disastro cui abbiamo assistito tra il 2008 e il 2016 e che oggi è ripreso con Sleepy Joe ?

Manca ovviamente ogni riprova.

Ma quando ci si siede davanti alla televisione si è inermi davanti ad un flusso di immagini e parole a senso unico, tutte in direzione della nostra testa.

Manca la possibilità di rifletterci, di ritornarci sopra come quando si legge un libro.

E spesso la televisione la si guarda quando si è stanchi dopo una giornata di lavoro, quindi con la mente disarmata, priva di quel muro difensivo che solitamente abbiamo quando siamo in attività e ci consente di filtrare con una prima scrematura il flusso di parole e immagini e che ci raggiungono.

Soluzione ?

La mia.

Più lettura e meno televisione, limitata a calcio, film e telefilm, avendo cura di cambiare canale quando ci sono programmi che proiettano l'immagine di una società riveduta e politicamente corretta.

18 dicembre 2020

Megafoni del regime ma senza credibilità

Radio anch'io, trasmissione radiofonica che continuo ad ascoltare solo per abitudine nella sua prima mezz'ora mentre faccio colazione, ha ormai completamente sbragato e perso ogni parvenza di imparzialità, informazione e credibilità, per posizionarsi completamente quale megafono del regime.

Nella puntata del 17, ha realizzato uno spottone melenso a favore del vaccino, chiamando solo e soltanto coloro che sono favorevoli alla vaccinazione e presentando una giornalista del Corriere della Sera (del Corriere della Sera: il Corriere del virus, come dice Porro !) quale "bocca della verità" che non si è fatta scappare l'occasione per aumentare il tasso di propaganda politica faziosa della trasmissione.

Avessero almeno chiamato un solo esponente che esprimesse perplessità su questa fretta di vaccinare, avrebbero, quanto meno, messo una foglia di fico davanti alle loro affermazioni di parte.

Non hanno avuto neppure quel minimo di intelligenza.

Purtroppo non è la sola trasmissione.

Nell'intervallo della partita tra il Bologna e lo Spezia del 16 dicembre, ho guardato Stasera Italia con la Palombelli che insisteva a chiedere a Salvini di commentare una intervista di Giorgetti, supportata da un vecchio parruccone universitario (Pasquino) talmente fazioso a favore del governo da risultare ormai una macchietta da teatro di Pulcinella, tanto che penso che lo chiamino sistematicamente al TG4 proprio quando vogliono ridicolizzare le tesi governative, i loro sostenitori e le argomentazioni a sostegno.

Un Salvini sin troppo cortese ha risposto sia alla Palombelli che a Pasquino ricordando che noi Italiani siamo più interessati a cosa accadrà nel fine settimana, se potremo festeggiare il Natale o se saremo confinati con la scusa del virus cinese, per poi ricordare che l'Italia la governano gli Italiani e non l'unione sovietica europea e se a Bruxelles, Berlino e Parigi non piacerà il prossimo governo di Centro Destra che sarà votato dagli Italiani, dovranno farsene una ragione.

Aggiungo io: e sarà motivo per uscire dall'unione sovietica europea come hanno fatto gli Inglesi.

Cosa manca al Centro Destra ?

Mancano una radio e una televisione nazionale che possano informare i propri elettori.

Trasmissioni come quelle di Porro, Giordano, Del Debbio, sono sicuramente condotte da validi giornalisti non allineati al regime, ma anche con un'etica professionale che li condiziona a chiamare anche gli interlocutori di sinistra.

E' una lotta impari.

L'unica alternativa, legittima difesa per militanti ed elettori del Centro Destra, è spegnere radio e televisione.

08 ottobre 2010

Le ragazze dello swing

Una decina di giorni fa Rai1 ha trasmesso, nella formula della “miniserie in due puntate” la storia del Trio Lescano.
Tre ragazze olandesi che negli anni trenta trovarono il successo in Italia.
Non sono un esperto di musica, ma il ritmo e la vocalità del Trio Lescano mi ha sempre affascinato, anche se il loro (raro) ascolto risaliva agli anni dell’infanzia ed era indissolubilmente legato a quei ricordi.
Certe canzoni, però, oltre ad averle ascoltate in quegli anni sono rimaste nell’immaginario collettivo e spesso riproposte nelle riviste, nei caroselli e nei varietà televisivi.
Dire “Tuli-tulipan” o”Maramao perchè sei morto” significa far scattare in tutti un ritornello facilmente orecchiabile.
Un anno fa ho anche trovato una serie di cd con le canzoni del Trio Lescano, così ho registrato e mi sono, due sere fa, accostato con interesse alla miniserie televisiva che ho guardato in una unica soluzione.
La prima parte, ascesa e apice del successo, è decisamente piacevole.
Le attrici sono state ben scelte e tutti i personaggi esprimono con adeguata espressività il ruolo ricoperto.
Le canzoni, non originali ma interpretate, se non vado errato, da un trio vocale moderno, confermano la spensieratezza e l’allegria che era la base del grande successo del Trio Lescano e che era specchio del periodo.
La seconda parte, se mantiene la caratteristica per quanto riguarda gli interpreti e le canzoni, scade decisamente nell’affresco politico.
Nonostante la produzione fosse affidata alla casa di Barbareschi, i personaggi Fascisti vengono disegnati con il tipico stereotipo che si usa quando si vuole ridicolizzare qualcuno e non va ad onore di chi lo fa continuare a maramaldeggiare su chi ha perso la guerra.
Forse Barbareschi ha voluto accreditarsi nel suo nuovo ruolo di finiota e, chissà, se qualche riferimento all’attualità si può trovare nella scena finale dove un Fascista coerente con se stesso affronta con dignità, a viso aperto la morte per mano dei partigiani, mentre un altro, dopo aver ucciso un civile ed aver scambiato i suoi vestiti con quelli del morto, si aggrega ai partigiani cantando “bella ciao”.
Resta il fatto che ancora l’epoca Fascista viene rappresentata in modo non conforme a quella realtà che, ormai, molti di noi conoscono solo per sentito dire e che, comunque, io mi ricordo dai racconti di mio padre ben diversa da quella che ci viene propinata dalla comune vulgata resistenzialista.
Con tali riflessioni mi è venuto in mente il fortunato romanzo degli anni sessanta scritto dal pluriministro socialdemocratico Luigi Preti “Giovinezza Giovinezza”.
Un bel romanzo, diviso in tre parti, in cui la prima era un affresco sicuramente positivo dell’epoca Fascista, mentre gli altri due la situazione che andava deteriorandosi con la guerra e la sconfitta imminente dell’Italia, con una ampia concessione alle istanze antifasciste.
Complessivamente”Le ragazze dello swing” è stata comunque una miniserie interessante e superiore a tanta paccottiglia che vediamo in televisione.
Con un piccolo sforzo, con una maggiore indipendenza di giudizio rispetto agli stereotipi, credo che il nostro cinema e la nostra televisione possano aprire un prezioso scrigno, celebrando a dovere un passato recente che ha tanti aspetti positivi e, ai più, sconosciuti unicamente per ragioni ideologiche.

Entra ne

28 luglio 2010

La finzione specchio della realtà

Nei mesi scorsi la programmazione di Sky (per la precisione Fox Crime) ha trasmesso due prodotti inglesi.
Ho sempre apprezzato lo stile e l’ambientazione inglese e qui mi viene da ricordare “Ufo”, “I sopravvissuti” e “Primeval”, programmi che, nonostante la scarsità di effetti speciali cari ai fumettoni americani, si lasciano guardare con piacere.
Così mi sono programmato e registrato la versione inglese di “Law & Order” e la mini serie “Five days”.
Lo specchio che la finzione televisiva fornisce della società cui si riferisce non mi è piaciuto affatto.
In entrambe le produzioni una parte non secondaria era rappresentata da persone che con l’Inghilterra c’entrano come il cavolo a merenda.
Non dubito che la dissennata politica dell’accoglienza adottata dai governi socialisti abbia prodotto questi effetti (salvo poi avere un ripensamento quando gli attentati del 7 luglio 2005 furono posti in essere da seconde e terze generazioni di immigrati), ma sembra che l’acquiescenza e lo stato di “normalità” che viene dipinto, evidenzi una sorta di rassegnazione del Popolo Inglese al meticciato.
L’occupazione non solo di fette sempre più ampie del territorio, ma anche di posti lavorativi e direzionali nel settore privato e nella vita pubblica (alle recenti elezioni sono stati eletti due parlamentari musulmani) non mi sembra che susciti la necessaria reazione da parte degli autoctoni che, forse, non si rendono conto che, di questo passo, si vedranno espropriare il comando sulla loro terra.
Eppure gli Inglesi si sono sempre vantati che dal 1066 la loro terra non è stata mai più invasa.
Se lo “spirito vittoriano” che ha fatto di una piccola isola un grande impero è da tempo scomparso, nonostante alcuni recuperi come la orgogliosa reazione nel 1982 che la Thatcher ebbe nei confronti dell’invasione argentina alle Falklands, riuscirà la “perfida Albione” ad arrivare al 2066, storico traguardo dei mille anni, senza aver ceduto un palmo di territorio patrio ad alcun invasore ?


Entra ne

09 gennaio 2009

Rai:meglio la pubblicità del canone

In Francia svolta “epocale”: stop progressivo alla pubblicità sui canali pubblici.
Con la solita mediocrità provinciale gli intellettualoidi di sinistra italiani, sempre pronti ad elogiare quel che accade all’estero e a disprezzare le iniziative nazionali, si interrogano se non sia il caso di seguire l’esempio di Sarkozy.
Premettendo che personalmente sostengo la necessità di privatizzare integralmente la Rai, in modo da por fine alle lotte tra "bande" che cercano di accaparrarsi visibilità e clientele con i nostri soldi, per lo stesso motivo ritengo che, se proprio dobbiamo tenerci una televisione pubblica, allora è molto meglio liberalizzare la acquisizione di pubblicità, abolendo integralmente il canone.
E’ la posizione esattamente contraria a quella degli intellettualoidi che trovano nelle parole del direttore generale Rai, Cappon, una sponda quando dice: se togliamo la pubblicità occorrono altre risorse.
E da dove si possono prelevare quelle risorse ?
Ma dalle tasche dei cittadini
, dove se no ?
Con l’aggravante che quando una trasmissione vive grazie alla pubblicità che ospita, muore se non ha ascolti soddisfacenti, mentre se manca il controllo delle aziende che pagano gli spazi commerciali, i dirigenti Rai possono sbizzarrirsi nel promuovere i propri amici, trasmissioni ideologicamente segnate, costruire clientele, indipendentemente dagli ascolti e dai meriti dei protagonisti, tanto i soldi arrivano sempre dalle capienti tasche di quei babbei dei contribuenti.
Una Rai senza pubblicità, che vivesse solo dei contributi pubblici sarebbe una Rai in preda alle lotte tribali, una Rai faziosa e di fazione: immaginate l’alluvione di programmi alla Santoro o alla Floris in spregio a chi paga il canone e proprio quegli elementi non vuole finanziarli.
Va bene aprire il dibattito sulla decisione francese, va bene porci il problema della pubblicità ma, ricordiamoci, che la pubblicità è un controllo oggettivo sul successo – quindi sulla popolarità – di una trasmissione e, in ogni caso, quella trasmissione viene pagata da chi compra i prodotti pubblicizzati.
Al contrario, senza pubblicità, tutti noi dovremmo farci carico del mantenimento di una struttura burocratica, elefantiaca, costosa e lo stato verrebbe a mettere le mani nelle nostre tasche.
Sarà opportuno che Berlusconi ricordi le promesse in campagna elettorale e la Lega rispolveri i suoi vecchi slogan contro il canone tv.


Entra ne

13 agosto 2007

Babylon 5

Dopo Ufo, Spazio 1999 (di cui il canale satellitare Jimmy sta ritrasmettendo gli episodi), I sopravvissuti e Battlestar Galactica, veniamo ad un altro telefilm, datato anni novanta per gli Stati Uniti, che in questi mesi estivi viene riproposto dal canale satellitare Jimmy.
Babylon 5.
In realtà alcuni episodi erano stati trasmessi dalla Rai a partire dal 1999 (negli Stati Uniti la serie, compreso l’episodio pilota del 1993, è andata avanti fino al 1998) ma in modo frammentato e soprattutto in orari da insonni.
Jimmy sta ora riproponendo l’intera serie (spero) che consta di 5 stagioni di programmazione negli Stati Uniti.
A differenza di altri telefilm di fantascienza (non ci sono solo quelli citati: mi limito a quelli che a me piacciono maggiormente) di cui è (fortunatamente) piena la programmazione (anche se non sempre la storia è all’altezza dell’idea) Babylon 5 è di una qualità superiore.
Ha, per così dire, un capo e una coda, essendo stato programmato il copione con un suo inizio ed una sua fine.
Naturalmente c’è spazio per cambi di personaggi e per qualche incursione di elementi di novità, ma la trama ha una logica che altri telefilm (e non solo) di oggi non hanno.
L’ambientazione è “nella terza era dell’Umanità”, a partire dal 2259 e per cinque anni (uno a stagione), dopo una guerra tra umani ed alieni, si decide di provare a far convivere le varie razze in una gigantesca stazione spaziale.
250.000 persone che vivono, lavorano, giocano, amano, odiano, in una stazione dalle dimensioni di una media città.
Ci sono tutti gli ingredienti per il (meritato) successo della serie (anche in Italia se rilanciata da televisioni più generaliste e meno di nicchia e ad orari più ortodossi !).
C’è il Comandante, eroe di guerra, abile a gestire il suo personale.
Il vice donna, sensitivi e “fantamaghi”.
C’è la bassa politica dell’ambizione personale e la diplomazia che interpreta un disegno globale “alto e nobile”.
Ci sono piccoli meschini funzionari ed eroici (umani e alieni) che rischiano la propria vita per il successo dell’esperimento.
E ci sono tanti episodi ben congegnati che vanno dall’epica della space opera, al giallo fantascientifico.
Per chi vuole immergersi nelle avventure dei nostri posteri, l’appuntamento principale è (per ora) al lunedì, ore 21, canale 140 di Sky, Jimmy, con repliche in orari e giorni vari.

Entra ne