Anche se ormai, per esigenze di spazio, acquisto prevalentemente libri digitali, mi piace guardare le novità e da tempo ho notato che sono tante, tantissime, con un'offerta che, considerando che ogni tre per due ci dicono che in Italia si legge poco, non riesco a capire come possa, almeno, pareggiare i costi di produzione.
Non parliamo di remunerare l'autore o l'editore !
Avendo frequentato nel passato un grande della letteratura di fantascienza, un editor di fama internazionale, Ugo Malaguti purtroppo deceduto a soli 76 anni nel 2021, avevo in mente le vendite reali di prodotti che, all'inizio della sua attività, Ugo stampava in numero ben superiore agli ordini, per tenerli in magazzino che si andava riempiendo (ed era anche quello un costo) per averne a disposizione in occasioni specifiche.
Negli ultimi anni, con i nuovi sistemi di stampa e ristampa, aveva completamente cambiato tale politica, ma le vendite reali di ogni singolo volume restavano decisamente basse.
Ora quella era fantascienza, quindi posso immaginare che fosse rivolta ad una nicchia che si faceva ancora più ristretta in quanto la politica editoriale era quella di offrire prodotti di qualità, nel testo, nella traduzione, nella stampa e impaginazione e anche nella confezione, che quindi costavano ben di più dei volumetti da edicola.
I volumi editi da Ugo nel corso di 55 anni di attività, una collezione completa, fanno bella mostra occupando per intero due colonne di libreria che ho in casa ed è un piacere rileggerli, riprenderli in mano, sfogliarli.
Ma questa è un'altra storia.
Qualcuno, in tempi recenti, mi ha fornito uno "spiegone" che non ho ben compreso nei suoi passaggi, in relazione a fatturazioni, resi, rimborsi.
Ma mi ha confermato che le vendite sono di gran lunga inferiori alla quantità disponibile, anche per le pretese delle stamperie di un minimo di tiratura.
Ogni volta quindi che vado in libreria e vedo tutti quei volumi, alcuni anche con rilegature di qualità, mi domando: dov'è il business per la casa editrice ?
Da alcuni mesi ho visto che sono nate molte nuove case editrici che stanno sfornando testi e autori classici (in ultimo vedo decine di volumetti con i romanzi di Herman Hesse), probabilmente perchè sono venuti a scadere i diritti e quindi possono stampare e pubblicare a piacimento, ma il costo della stampa resta e non credo che vendano così tanto da coprirli, considerato che la maggior parte di quei titoli un appassionato di letteratura li ha già letti e spesso sono anche presenti nella sua libreria.
Allora, dopo aver letto delle centinaia di milioni che vengono letteralmente sottratti agli Italiani per finanziare i cinematografari, mi viene il sospetto che anche nell'editoria siamo noi a finanziare tutte le iniziative editoriali.
E non è un pensiero che mi piaccia.
Da sostenitore del libero mercato, credo che lo stato non debba finanziare e coprire le passività di aziende commerciali private, anche quelle che si ammantano (talvolta senza fondamento) di svolgere operazioni "culturali".
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