Così anche una ottima idea come la “mediaconciliazione” finirà sotto la mannaia della corte costituzionale.
Il ricorso di una associazione di avvocati, portatori di un proprio interesse ad incentivare il contenzioso per ovvi motivi di “cassetta”, ha spinto il Tar del Lazio a sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti ad una corte che, giusto per dare contro a Berlusconi, non dubito affosserà il provvedimento.
Così torneremo alle lungaggini processuali e alle sentenze che ricadranno in capo ai figli ed ai nipoti degli attori iniziali.
Il male endemico della giustizia italiana (perchè quello recente è la faziosità di certa magistratura) è l’eccesso di sofismi.
Siamo talmente abituati a discutere, a contraddire, che abbiamo perso di vista la concretezza del fare.
Uno dei nefasti retaggi del sessantotto e del sinistrismo “politicamente corretto” è l’orgia assemblearistica.
Ma, a ben vedere, è la nostra stessa costituzione del 1948 una enorme palla piede per lo sviluppo sociale, civile, politico ed economico dell’Italia.
Nei 139 articoli, con corollario di diciotto disposizioni transitorie e finali, si trova tutto e il suo contrario.
Chiunque può impugnare la costituzione a difesa di un suo diritto, trascurando il dovere del fare.
I costituenti erano così condizionati dal Fascismo che, senza alcuna prospettiva di governabilità, fecero in modo che nessuno potesse governare.
La prima repubblica ha galleggiato bene, ciononostante, finchè le cicale socialiste, non sostituirono le formiche liberali: il 1962 segnò la fine di ogni politica raziocinante nella spesa pubblica.
Poi l’estremismo ideologico del sessantotto e dell’autunno caldo fece il resto.
Nonostante la seconda repubblica sia da quasi venti anni sulle nostre tavole, nonostante la presenza di un autentico leader moderno come Silvio Berlusconi, la costituzione continua ad ostacolare il cammino delle riforme.
Quando la corte costituzionale argomentando come chiunque di noi saprebbe fare, perchè con la costituzione possiamo sostenere tutto e il suo contrario e non ci manca certo la “parlantina”, smantella il provvedimento sulla sicurezza, o riconosce diritti di ricongiungimento o accoglie il ricorso dei precari meridionali che pretendono di essere immessi nelle graduatorie provinciali anche del Nord, diventa IMPOSSIBILE governare.
Troppe chiacchiere.
Per cambiare registro dobbiamo cambiare le regole e conferire adeguati poteri ad una e una sola persona, che debba rispondere solo al Popolo che lo elegge.
Basta con i deprimenti spettacoli ostruzionistici del parlamento vuoto di idee e pieno di poteri.
Basta con i presidenti della repubblica faziosi, affetti da logorrea senile.
Basta con una magistratura che pretenderebbe di imporre veti su chi il Popolo elegge.
2 commenti:
"si devono cambiare le regole".
Sì, ma quando si cambiano? Quando governa il centro destra o quando governano i bersani e le bindi e i dipietrini?
Chi lo decide? Il popolo con un voto plebiscitario? Non è facile.. ;)
E dunque, sia vita lunga a Berlusconi. Dopo di lui non so chi altri si caricherà sulle spalle il fardello di questa siffatta Italia?
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