Ormai da mesi assistiamo e subiamo una ignobile, martellante propaganda che raggiunge cinicamente il suo culmine ad ogni decesso di massa di clandestini.
Ci vengono propinati immagini da Mulino Bianco africano, con padri e madri e bambini, inesorabilmente neonati o infanti, che guardano l'obiettivo della macchina fotografica o della cinepresa con gli occhioni sgranati.
Ci raccontano di minori che attraversano da soli il Mediterraneo.
Persino ai calciatori negri acquistati dalle nostre squadre di serie A viene disegnato un "pedigree" strappalacrime da clandestini o figli di clandestini, con lieto fine a dimostrazione di quanto possa l'accoglienza.
E poi ci bombardano con la conta dei morti, sui barconi, nei camion frigoriferi e l'immancabile pistolotto del politico europeo, intriso di melenso buonismo.
Adesso ci si mette pure la Merkel, crudele kapò della Grecia, ma tenera Mary Poppins che dispone l'accoglienza per i siriani, pretende che chi già ha fatto tanto (troppo) faccia ancora di più e torna feroce kapò, dichiarando che non ci sarà tolleranza, nei confronti dei suoi stessi connazionali che vorrebbero difendere, come noi, la loro Patria.
Infine il capo di Frontex che parla di anni, prima che si esaurisca l'arrivo dei clandestini (certo, se continuiamo ad andarli a prendere noi stessi !) praticamente quando l'Africa sarà ormai disabitata e l'Europa diventata la realizzazione dei peggiori incubi fantascientifici, con una sovrappopolazione e un ammassarsi di gente in pochi metri quadrati.
Il tutto finalizzato (non siamo tonti lo abbiamo perfettamente capito) a ridurre, se non evitare, la portata delle legittime proteste e reazioni per l'arrivo dei clandestini.
Ma il problema delle guerre, della incapacità a rendere fertili le terre del terzo mondo (come mai Israele c'è riuscita e come mai il Sudafrica ci riuscì ?) non è un problema nostro, non è responsabilità nostra, non deve esserci accollato.
Il nostro problema deve essere di non ridurci in quelle stesse condizioni, cosa che accadrà se continueremo ad accogliere quella gente.
La nostra responsabilità è consegnare ai nostri figli ed ai nostri nipoti e pronipoti, la terra che ci lasciarono i nostri padri, nonni e avi, con maggior benessere e sicurezza di quelle che abbiamo ricevuto, cosa che non accadrà se insisteremmo a portare nelle nostre città quella autentica bomba devastatatrice che è l'immissione massiccia e incontrollata di comunità straniere in tutto e per tutto.
Chi si presta alla ignobile propaganda della stampa e della televisione di regime probabilmente pensa di ottenere un posto privilegiato tra coloro che si salveranno.
Ma non si salverà nessuno se in Italia arriveranno milioni di clandestini e in Europa altri cinquanta milioni.
Si salverà solo chi avrà la possibilità di vivere in località isolate e fortificate, oppure di emigrare, da ricco perchè altrove (e penso all'Australia, ad esempio) se non si può dimostrare di avere sufficienti mezzi di sostentamento non ci vorranno.
Non siamo senza sentimento umano, ma tale sentimento, prima di tutto, deve essere rivolto verso noi stessi, i nostri famigliari, i nostri connazionali.
Se continueremo ad accettare l'immissione di clandestini nelle nostre terre, diventeremo come loro: degli spostati alla ricerca disperata di una casa e quelle fotografie di madri e padri e bambini, rappresenteranno i volti nostri, dei nostri figli, delle nostre mogli.
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