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No alla deriva

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03 agosto 2015

No ad un nuovo ministero per il Sud



Lo scrittore monotematico Roberto Saviano ha scritto a Renzi per denunciare lo stato di abbandono del Sud, da dove scapperebbe pure la Mafia.
Renzi ha convocato una riunione monotematica della direzione del suo partito sul meridione.
Di tutto ciò non me ne può fregare nulla.
Mi interessa invece una voce circa una possibile riesumazione del ministero per la cassa del mezzogiorno, probabilmente sotto altro nome, cioè del dicastero più clientelare, costoso, pernicioso che ci sia mai stato nella Storia d'Italia.
E' evidente che senza i voti dei transfughi, in gran maggioranza meridionali, Renzi non riuscirebbe a governare (e fa fatica anche così).
Come è evidente che la lobby meridionale ha invaso tutto lo stato.
Presidente della repubblica e del senato, ministro degli interni, gran parte dei dipendenti pubblici (inclusa la magistratura, prefetti, questori, agenzia delle entrate, insegnanti).
Fino a qualche mese fa (non ricordo di aver letto se chi è giunto a scadenza sia stato sostituito e da chi) la corte costituzionale (che tanto sta facendo per influenzare la nostra politica ed economia e quasi sempre con esiti disastrosi) era composta da quattordici giudici del Sud (nove della Campania) e solo uno del Nord.
Se chiudiamo gli occhi e proviamo a pensare all'ultimo colloquio avuto con un dipendente pubblico, riconosciamo quell'accento non proprio settentrionale che ritroviamo anche a Bologna persino tra gli autisti degli autobus.
Non si può, in queste condizioni, affermare che al Sud non sia stata offerta la possibilità di crescere.
Nessuno può affermare che uomini del Sud non siano stati posti nella condizione di utilizzare le ingenti risorse che decenni di aiuti, di cassa per il mezzogiorno, hanno pompato nel nostro meridione.
Un ministero per il Sud, comunque lo si voglia chiamare, sarebbe una riedizione di quella operazione che ha contribuito (e non poco) a portare il nostro debito pubblico ai livelli odierni e, quindi, le tasse su chi realmente produce, a limiti insostenibili, favorendo l'evasione come unica arma di legittima difesa.
L'unica soluzione per il Sud (ma anche per il Nord) è realizzare una autentica autonomia territoriale, dove solo una minima parte delle risorse prodotte siano destinate al governo centrale, per finanziare le sole attività fondamentali dello stato (Forze dell'Ordine e Forze Armate per la sicurezza interna ed esterna, Giustizia per dirimere le questioni tra i cittadini non certo per interferire nella vita politica ed economica, Diplomazia per difendere gli interessi nazionali nel mondo) e per una solidarietà pronta in caso di eventi calamitosi (terremoti, alluvioni etc.) ma non per ripianare i debiti delle regioni cicala.
Ogni regione (non è detto che non si possano creare ulteriori o diversi accorpamenti) avrà quindi, dalla sua vicinanza con gli amministrati, il potere politico ed economico per gestire al meglio le proprie risorse e saranno gli amministratori locali a rispondere ai loro elettori del loro tenore di vita.
Gli elettori, sbagliando voto, pagheranno le loro scelte, ma le pagheranno solo loro e non altri Italiani.
Un ministero per il Sud, come ipotizzato, rappresenterebbe invece il rilancio di quell'assistenzialismo, senza prospettive, che può trascinare a fondo tutti noi e, come abbiamo già sperimentato, non porterà alcun beneficio strutturale e permanente al meridione, ma solo una provvisoria panacea clientelare, destinata solo ad accrescerne la domanda, con altissimi costi, già ora insostenibili ma prevedibilmente in aumento con progressione geometrica, per tutti gli Italiani.



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