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18 novembre 2019

L'Ilva, il Mercato e le Imprese


Due premesse opportune.
1) In un mondo ideale, quello di cui malamente berciano i sindacalisti della Trimurti (massimamente Landini e la Furlan) sarebbe il minimo: lavoro e impianti che tutelino la salute.
2) Non ho alcuna simpatia per gli indiani che continuano a pretendere la consegna dei nostri lagunari.
Detto questo osservo che l'Ilva fu sottratta ai Riva con un'operazione congiunta tra governo (di sinistra) e magistratura.
I Riva, con alti e bassi, erano privati, garantivano una occupazione relativamente stabile e qualche intervento per sanare la situazione di inquinamento, ovviamente cercavano di rendere compatibili i costi con la missione di qualsiasi imprenditore: guadagnare.
L'Ilva fu affittata agli indiani con un contratto che imponeva impegni onerosi quali la garanzia dell'occupazione e la bonifica degli impianti, ma garantiva (per quanto possibile davanti ad una magistratura da qualche decennio in preda al delirio di onnipotenza e onniscienza) anche una tutela legale.
Il Mercato internazionale ha segnato il passo per l'acciaio e un emendamento votato dai partiti di sinistra e dai cinque stelle ha tolto anche quella parvenza di scudo.
ArcelorMittal lo ha preso a pretesto per ritirarsi.
Infatti hanno cominciato a scatenarsi le procure.
La Furlan urla che vuole lavoro e sicurezza per lavoratori e cittadini, mentre Landini pretende il rispetto del contratto che, per primo, ha violato il governo.
Ora aspetto dalla Furlan che dica in che modo e con quali soldi si possa garantire il lavoro e si possa procedere alla bonifica degli impianti.
E chiedo a Landini come si possa pretendere il rispetto di un contratto quando la parte indiana che dovrebbe rispettarlo sente il fiato sul collo delle procure ed è stato tolto anche lo scudo penale.
Infatti ArcelorMittal ha investito in una acciaieria che produce più acciaio dell'Ilva con meno della metà dei dipendenti.
Possiamo biasimarla ?
No, possiamo solo biasimare chi, in Italia, agisce spaventando gli investitori, allontanandoli e non fornendo alcuna garanzia per impedire che, qualunque cosa si faccia, spunti un magistrato che si metta ad indagare, mandare avvisi di garanzia o sequestrare tutto, bloccando l'attività e facendo perdere miliardi.
E questo vale anche per le nostre opere pubbliche, come il Mose ma non solo, imbrigliate da mille lacci e lacciuoli di divieti, regolamenti, direttive, superati i quali iniziano gli ostacoli dei ricorsi e delle indagini.
Se in Italia non risolveremo questo problema, non ci sarà mai nessuna ArcelorMittal disponibile ad investire sul nostro territorio.




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