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No alla deriva

No alla deriva
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26 aprile 2023

Parigi val bene una messa

Leggo che in molti sono rimasti delusi dalla partecipazione di membri del Governo alle manifestazioni del 25 aprile e, ancor più, dalle dichiarazioni che i vari La Russa, Meloni, Bignami e altri hanno rilasciato in tale circostanza.

Legittimo contestare la scelta operata, così come è legittimo rifiutarsi di genuflettersi alla vulgata antifascista.

Contrariamente a quanto dice Mattarella, la costituzione del 1948 non è antifascista e non è nata dai partigiani, bensì è una costituzione redatta da un gruppo di notabili che sapevano di avere sulle spalle una sconfitta militare e che, sotto occupazione angloamericana e per ispirazione dell'Unione Sovietica per alcuni, hanno costruito con l'intento di consegnare al mondo un'Italia piegata e rinunciataria.

Non è obbligatorio essere antifascista, nè per la costituzione del 1948, nè per le leggi ordinarie dello stato.

Quindi ognuno faccia, pensi e dica quello che vuole.

Diverso l'approccio di chi ha responsabilità di una comunità con Radici ben solide e che si è candidato, con successo, alla guida dell'intera Nazione Italiana.

Giorgio Almirante aveva già dato l'indirizzo: non rinnegare, non restaurare e, su tale indirizzo (a parte l'ultimo Fini sul quale è bene stendere un pietoso velo d'oblio) si è incamminata tutta la comunità della Destra che è ben più ampia, nel suo perimetro, di quei pochi, presunti nostalgici.

Giorgia Meloni ha scritto un bel commento al 25 aprile perseguendo tale indirizzo, altri si sono pronunciati con parole che sono sembrate stonate a tanti della nostra comunità.

Vorrei quindi ricordare un grande re francese, il primo della dinastia dei Borbone, Enrico IV di Navarra.

Chi, come me, è appassionato dei cicli di cappa e spada di Dumas, conosce bene quel periodo perchè Dumas, al netto delle sue passioni repubblicane e antimonarchiche, ha tratteggiato bene lo sfondo storico in cui ambientava i suoi romanzi.

Enrico IV era re di Navarra, ugonotto (protestante) quindi appartenente ad una minoranza religiosa e aveva diritto, alla morte dell'ultimo Valois, al trono di Francia, che gli era però interdetto per la sua appartenenza alla religione ugonotta.

Nel 1594 tagliò la testa al toro, abiurò, si dichiarò cattolico e fu uno dei più grandi sovrani francesi, tanto che persino un repubblicano antimonarchico come Dumas ne tessè l'elogio.

Grande sovrano, amava le donne (e ne ebbe un soprannome apposito) e grande politico, al punto da anteporre l'interesse della Francia ad essere governata unitariamente e pacificamente, al suo credo religioso.

Qualcuno può pensare che la sua abiura fosse convinta e sincera ?

No.

Ebbe conseguenze la sua abiura ?

Sì, solo positive, perchè gli ugonotti ed i cattolici ebbero la possibilità di praticare liberamente il loro credo e la Francia divenne (purtroppo: lo scrivo da Italiano totalmente antifrancese) una delle più importanti nazioni europee.

Le parole, le dichiarazioni, hanno un loro peso se poi incidono su questioni concrete, se invece rimangono scritte nell'aria (o anche nella carta) senza che, sia nero o sia rosso, possano incedere sul mondo reale, allora possono essere accettate in libertà.

L'antifascismo non ha alcuna utilità.

Il muro contro muro lo tiene solo in vita.

Adesso il Governo potrà lavorare sulle questioni importanti.

Dell'antifascismo se ne parlerà fra un anno e non scandalizziamoci se qualche parola che non ci piace sarà pronunciata anche dai nostri rappresentanti.

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