
Ancora una volta ricorro a questa semplice, chiara frase in latino per denunciare la vena di follia che, sciolte le camere, pervade alcuni colonnelli e loro supporters nella Casa delle Libertà.
A.N., Lega e Udc (ma è rimasto qualcuno lì ?) stanno esercitando pressing sul Presidente Berlusconi perché escluda dalla Coalizione le liste cosiddette minori nel nome di non si sa bene quale “chiarezza”.
E’ evidente il ragionamento che sta alla base dell’arrogante richiesta: poiché vinceremo, perché spartire i seggi anche con chi, da solo, non raggiungerebbe alcun risultato ?
E’ allora opportuno rinfrescare la memoria.
1996. Gianfranco Fini, reduce dalla costituzione di An e dalla scissione della Fiamma Tricolore a quel tempo guidata da Rauti, pone il veto ad ogni accordo con tale partito.
L’alleanza, già priva della Lega, perde cinquanta e più collegi per i voti conquistati dalla Fiamma e il veto di Fini consegna l’Italia a cinque anni di Prodi, D’alema e Amato.
2006. La storia si ripete. Ancora una volta Gianfranco Fini pone il veto all’alleanza con la lista siciliana di Musumeci che conquista 36mila voti. La CdL perde (in base agli scrutini ufficiali) per 24mila voti.
2006. Anche Bossi ci mette del suo ponendo il veto ad ogni accordo con la lista Panto nel Veneto che conquista 90mila voti, impedendo il premio aggiuntivo di maggioranza al senato e facendo perdere, per 24mila voti la Camera.
Fini e soci credono forse alle parole biforcute di Veltroni che non farà alleanze ?
Dimostrerebbero una ingenuità che rasenterebbe la coglioneria.
La scusa del “programma” è lì, apposta, per consentire l’ingresso di qualche listino minore.
E, ancora una volta, ci soccorre il passato, il 2001, quando, nonostante le apparenti divisioni, Rifondazione Comunista attuò una desistenza unilaterale nei confronti del listone di sinistra al senato.
Unilaterale fino ad un certo punto, visto che è andata puntualmente all’incasso con l’elezione di Bertinotti a presidente della camera nella legislatura testè conclusa.
Non bisogna farsi ingannare dalle dichiarazioni di un lupo (anche se malconcio) che parla da agnello e non bisogna vendere la pelle dell’orso prima di averlo abbattuto.
Si vince aggregando il maggior numero di istanze e di rappresentanze della società.
Si perde imponendo veti.
Le elezioni può perderle solo la CdL se farà errori come quelli a cui Fini, Bossi e Casini stanno cercando di istigare il Presidente Berlusconi.
Il Presidente Berlusconi non può e non deve accettare veti da chicchessia, anche perché nel momento in cui Fini e Casini partirono per la loro crociata antiberlusconiana, proprio dai partiti minori della Coalizione, da Giovanardi a Storace, dai Pensionati a Rotondi, gli venne il maggior sostegno e e solidarietà.
Diverso il discorso per Mastella e Dini (accoglierei entrambi) che devono però farsi perdonare il loro apporto a Prodi nel 2006.
Per loro, come per tutti, si apre il discorso del programma.
I famosi “15 punti” che erano stati enunciati dal Giornale per quella pazza idea di alleanza con il pci/pds/ds/pd potrebbero essere una buona base di partenza e, per evitare che si tratti di un diktat, si potrebbe pensare ad una sottoscrizione di almeno 10 punti su 15.
Chi sottoscrive 10 punti su 15 entra nella Coalizione rimanendo libero di agire in relazione a quei punti non sottoscritti.
Il programma, non veti o pregiudiziali, è lo spartiacque per entrare nella Coalizione o restarne fuori.
Diversamente sapremmo che Giove ha fatto impazzire Fini e soci perché li vuole distruggere.
Entra ne
A.N., Lega e Udc (ma è rimasto qualcuno lì ?) stanno esercitando pressing sul Presidente Berlusconi perché escluda dalla Coalizione le liste cosiddette minori nel nome di non si sa bene quale “chiarezza”.
E’ evidente il ragionamento che sta alla base dell’arrogante richiesta: poiché vinceremo, perché spartire i seggi anche con chi, da solo, non raggiungerebbe alcun risultato ?
E’ allora opportuno rinfrescare la memoria.
1996. Gianfranco Fini, reduce dalla costituzione di An e dalla scissione della Fiamma Tricolore a quel tempo guidata da Rauti, pone il veto ad ogni accordo con tale partito.
L’alleanza, già priva della Lega, perde cinquanta e più collegi per i voti conquistati dalla Fiamma e il veto di Fini consegna l’Italia a cinque anni di Prodi, D’alema e Amato.
2006. La storia si ripete. Ancora una volta Gianfranco Fini pone il veto all’alleanza con la lista siciliana di Musumeci che conquista 36mila voti. La CdL perde (in base agli scrutini ufficiali) per 24mila voti.
2006. Anche Bossi ci mette del suo ponendo il veto ad ogni accordo con la lista Panto nel Veneto che conquista 90mila voti, impedendo il premio aggiuntivo di maggioranza al senato e facendo perdere, per 24mila voti la Camera.
Fini e soci credono forse alle parole biforcute di Veltroni che non farà alleanze ?
Dimostrerebbero una ingenuità che rasenterebbe la coglioneria.
La scusa del “programma” è lì, apposta, per consentire l’ingresso di qualche listino minore.
E, ancora una volta, ci soccorre il passato, il 2001, quando, nonostante le apparenti divisioni, Rifondazione Comunista attuò una desistenza unilaterale nei confronti del listone di sinistra al senato.
Unilaterale fino ad un certo punto, visto che è andata puntualmente all’incasso con l’elezione di Bertinotti a presidente della camera nella legislatura testè conclusa.
Non bisogna farsi ingannare dalle dichiarazioni di un lupo (anche se malconcio) che parla da agnello e non bisogna vendere la pelle dell’orso prima di averlo abbattuto.
Si vince aggregando il maggior numero di istanze e di rappresentanze della società.
Si perde imponendo veti.
Le elezioni può perderle solo la CdL se farà errori come quelli a cui Fini, Bossi e Casini stanno cercando di istigare il Presidente Berlusconi.
Il Presidente Berlusconi non può e non deve accettare veti da chicchessia, anche perché nel momento in cui Fini e Casini partirono per la loro crociata antiberlusconiana, proprio dai partiti minori della Coalizione, da Giovanardi a Storace, dai Pensionati a Rotondi, gli venne il maggior sostegno e e solidarietà.
Diverso il discorso per Mastella e Dini (accoglierei entrambi) che devono però farsi perdonare il loro apporto a Prodi nel 2006.
Per loro, come per tutti, si apre il discorso del programma.
I famosi “15 punti” che erano stati enunciati dal Giornale per quella pazza idea di alleanza con il pci/pds/ds/pd potrebbero essere una buona base di partenza e, per evitare che si tratti di un diktat, si potrebbe pensare ad una sottoscrizione di almeno 10 punti su 15.
Chi sottoscrive 10 punti su 15 entra nella Coalizione rimanendo libero di agire in relazione a quei punti non sottoscritti.
Il programma, non veti o pregiudiziali, è lo spartiacque per entrare nella Coalizione o restarne fuori.
Diversamente sapremmo che Giove ha fatto impazzire Fini e soci perché li vuole distruggere.
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