Il 21 aprile è la data convenzionale che celebra la Fondazione di Roma.
La nostra Civiltà è basata sulla costruzione e l'espansione Romana che, occupando tutto il bacino del Mediterraneo e arrivando sino alle foreste tedesche, alle Colonne d'Ercole e a tutta l'Inghilterra e il Galles, si estese più di ogni altra civiltà, dando basi comuni a quei popoli che, nei secoli successivi, civilizzarono il resto della Terra, con gloriose esplorazioni seguite da missioni civili e militari.
E il centro da cui è iniziato tutto è qui, in Italia, a Roma.
Lo sentono quelli che vengono a visitare la Città Eterna, ancorchè devastata da cinquanta anni di amministrazioni che non sono neanche lontanamente all'altezza di quelle repubblicane e imperiali (e neppure di quelle papaline, fasciste e democristiane).
Lo ha testimoniato il Vicepresidente JD Vance nella sua visita di quattro giorni a Roma, dichiarando di percepire lo spirito che rese grande la Civiltà, con i successivi innesti della religione cristiana.
Ma lo testimoniano tutti i turisti che vengono in Italia, non solo a Roma e, come mi disse tanti anni fa un (allora) ragazzo americano, mio coetaneo e come me appassionato di fantascienza che conobbi in una delle tante conventions di allora, che percorrendo le nostre strade, sentono di camminare nella Storia.
Se anche ci sono state nazioni che hanno svolto un ruolo importante nella diffusione e nel consolidamento della Civiltà (mi ricordo un articolo che una ventina di anni fa fece un parallelo tra Roma e Washington, senza dimenticare di passare per Londra) tutto ebbe inizio qui, a Roma, in Italia.
Per questo è infantile e meschino il tentativo di tedeschi e francesi di spostare l'incontro di pacificazione tra l'unione europea e gli Stati Uniti, da Roma all'arida, fredda Bruxelles.
A Roma nacque la Civiltà Occidentale e a Roma la nostra Civiltà può ritrovarsi per salpare verso nuovi traguardi, dopo aver abbandonato le derive woke, lgbt, pruriginose del politicamente corretto.
2778 anni di Storia obbligherebbero i capi di stato e di governo delle due sponde dell'Atlantico a guardare oltre il limitato orizzonte delle prossime elezioni, per ragionare in termini di secoli e millenni.
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