Ieri la Meloni ha svolto una lunga sessione di risposte, sintetiche, a domande spesso inutili, anzi, tutte inutili, dei cattocomunisti.
Il nostro Presidente del Consiglio ci ha offerto numerosi spunti, ma voglio oggi prendere quello più ostico alla sinistra: l'aumento al 2% del PIL della spesa militare.
Come ha ricordato la Meloni, è un impegno preso sin dal 2014 e mai rispettato.
La sintesi è che per poter difendere la nostra Libertà dobbiamo pagare un prezzo e questo prezzo è il destinare risorse per le nostre Forze Armate, per dotarle di armamenti efficaci e moderni e remunerazioni adeguate al rischio che corrono.
Ma anche, aggiungerei, per aumentare gli effettivi disponibili e questo si può ottenere solo con la reintroduzione del servizio militare obbligatorio, abbandonato nel 2005, ma già in precedenza indebolito dalla previsione dell'obiezione di coscienza.
L'aumento è minimale (attualmente siamo all'1,6) ma muoverebbe un discreto giro di affari da veicolare esclusivamente verso le aziende italiane del settore armi, non certo per foraggiare la ripresa industriale tedesca o francese.
Soprattutto, però, le Forze Armate italiane non devono essere assoggettate, in tutto e neppure in parte con la destinazione, magari, di qualche reparto d'elite, non dico al comando, ma neppure ad un potere di indirizzo devoluto a Bruxelles.
Le fanatiche esternazioni della Von der Leyen e della Kallas non offrono alcuna garanzia di un utilizzo saggio e misurato della forza che può scaturire dal rinunciare al comando su reparti importanti delle nostre Forze Armate.
Quindi armi sempre moderne, aumento degli effettivi tramite, da un lato, migliori condizioni economiche per i professionisti e, dall'altro, il ripristino del servizio di leva per avere a disposizione Riservisti o anche una Guardia Nazionale che possa mobilitarsi alla necessità.
Questa si chiama deterrenza, convenzionale, certo (ma personalmente credo che l'Italia dovrebbe uscire dal trattato di non proliferazione delle armi nucleari per dotarsi di un suo arsenale anche atomico a controllo nazionale) ma che, come sta dimostrando la guerra in Ucraina e contro i terroristi palestinesi, continua ad essere lo strumento principale per la difesa degli stati sovrani.
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