Credo che siano riconoscimenti non solo meritati ma che rispecchiano completamente la realtà dei fatti.
La Meloni si è dimostrata in grado di gestire meglio dei suoi predecessori la delicata materia del governo della Nazione e questo quando, lo confesso, anche da me, era stata sottovalutata e sottostimata la sua capacità di esprimere una leadership.
E non parlo di quei baggiani che, ancora oggi, continuano, con atteggiamento snob (e mi piacerebbe sottoporli ad una prova di cultura generale) a ironizzare sul diploma alberghiero, o di quelli che le imputano di non aver fatto tutto e subito dimenticando tutti quelli che frappongono ostacoli a cominciare da un Mattarella più che interventista, ma parlo di quelli che, come me, non conoscendola se non per sentito dire o letto, non erano stati in grado di percepirne la forza politica.
A nostra scusante abbiamo illustri esempi del passato, quando anche altri leaders, poi passati alla Storia con tutti gli onori, come Ronald Reagan e Margareth Thatcher, furono all'inizio irrisi, sottovalutati, dileggiati, osteggiati, prima che venissero pienamente riconosciuti i loro meriti e la loro capacità di influenzare il progresso delle rispettive nazioni (e non solo) anche negli anni successivi a quelli in cui hanno governato (e non furono pochi: 8 per Reagan, 12 per la Thatcher ed entrambi passarono il testimone per altri 4 e 6 anni al loro "delfino").
Non pretendo di condividere tutto quello che dice o fa (ribadisco che non condivido il sostegno a Zelensky) ma che il cammino, per quanto accidentato, lento, tortuoso, non perda di vista quello che è l'Interesse Nazionale, senza cedimenti alle mode indotte da minoranze urlanti e bramose di privilegi.
Che la Meloni sia sulla strada giusta, infatti, non lo si desume dai riconoscimenti internazionali, con i commenti pelosi dei "professionisti dell'informazione" che anzi ne certificano il successo con le loro cronache rabbiose, ma dalla ostilità crescente dei sindacati, delle curie di osservanza zuppiana, dei magistrati, delle associazioni a sostegno dei privilegi per le minoranze e della follia ambientalista.
Finchè quelle categorie urleranno contro i suoi provvedimenti, più che per i riconoscimenti - graditissimi - internazionali, noi avremo la certezza che la strada che la Meloni sta percorrendo è quella giusta ed è anche la NOSTRA strada.
4 commenti:
Viva Giorgina nostra de noantri de fero, non sono romano ma in questo caso lo vorrei. L'unica cosa di cui non capisco il motivo e di cui chiedo (rispettosamente) spiegazione è l'avversione a Zelensky così diffusa a destra e che mi ha fatto anche litigare con Nessie. Per me il regime russo rappresenta il male tanto quanto lo era quello sovietico. C'è di mezzo la Nato?
No, nel mio caso la Nato non c'entra. Io sono da sempre filo Nato, a differenza di molti che a Destra (oggi meno che negli anni Settanta e Ottanta) hanno ancora qualche scoria (che si manifesta dalla ostilità ad Israele che personalmente non ho) che discende dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale e successiva occupazione Alleata. La Crimea è russa da sempre e fu assegnata all'Ucraina come un capriccio di Kruscev che, pur russo (di confine), era cresciuto in Ucraina, mentre il Donbass è russofono e il colpo di stato del 2014 fu orchestrato per rovesciare un presidente filorusso eletto con i voti determinanti del Donbass che da quel momento fu assoggettato ad un regime militare ucraino, al punto che anche Mattarella denunciò le violenze commesse dagli ucraini. Il Donbass voleva l'indipendenza, la mancata concessione e le violenze sui russofoni spinsero la Russia ad un intervento che, per me, è della stessa natura di quello della Nato nel 1999 per rendere autonomo il Kossovo. Perchè il Kossovo sì e il Donbass no ? Poi la vicenda è molto complessa, come tutte, potrei aggiungere la ambigua figura di Zelensky creato a tavolino, la volontà di imporre alla Russia quei presunti "diritti delle minoranze" che ancora là non hanno attecchito, la pretesa di dominio e di uniformità in Europa attraverso l'ue ... e qui la possiamo affrontare solo in rapido volo, ma spero che la mia opinione sia così più chiara.
Grazie dei chiarimenti, è sempre buona cosa "fare a capirsi" - grande concetto romano del famo a capisse :-) - ma ciò che mi pare evidente è che la via legale preparata e invocata da Putin, che avrebbe portato a un simil-plebiscito riconosciuto a livello internazionale sia andata male e che lo storico sbocco sul Mar Nero - Mediterraneo sino alla Moldova non poteva restare sotto esclusivo controllo Ucraino di qui la svolta militare che prevedeva un veloce epilogo creando uno status di fatto ma che si rivelato un quasi insuperabile pantano che tutt'ora richiede uno sforzo rabbioso e non so fino a quando sostenibile. Ho detto la mia, grazie della pazienza...
La via legale è stata inibita da Kiev con il sostegno europeo, esattamente come non fu riconosciuto il referendum autonomista in Catalogna e quindi legittimata la repressione delle istanze autonomiste. Sul campo ... la mia idea è che l'Ucraina resista solo per i rifornimenti militari, finanziari e soprattutto di informazioni occidentali e specificamente inglesi che hanno i servizi di informazioni migliori al mondo dopo quelli israeliani. I "colpi" inflitti ai russi derivano da informazioni precise su dove, chi, come e quando colpire che, da soli, gli ucraini non sarebbero stati in grado di organizzare. Questo mi porta a ritenere che se l'Occidente decidesse di schierare truppe sul campo, costringerebbe i russi a ripiegare e chiedere la pace. Sennonchè c'è la variante nucleare e penso che i russi, piuttosto che arrendersi, scaricherebbero una salva di missili nucleari sulle capitali europee al grido "muoia Sansone con tutti i Filistei".
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