La sinistra ha svolto una riunione per decidere quale proposta di legge elettorale formulare a fronte di quella della Casa delle Libertà decisa nel vertice di Arcore.
E’ uscita la bozza Chiti, che sostanzialmente riproduce la legge elettorale regionale e non si discosta molto da quella della CdL che, a sua volta, non stravolge la legge esistente.
Con queste premesse sarebbe logico aspettarsi una rapida conclusione della liturgia riformista per poi andare alle urne in primavera 2008 con la legge elettorale nuova di zecca.
Questo accadrebbe in una nazione normale, dove la legge elettorale è solo un sistema per garantire governabilità e rappresentatività delle istanze identitarie.
In Italia, no.
La manfrina sulla legge elettorale serve solo a prendere e perdere tempo.
E lo dimostra il fatto che il ministro più interessato alla materia, quello dell’interno, si è subito dissociato dalla proposta della sua stessa coalizione che aveva optato per la bozza Chiti, con sofismi e distinguo che ci fanno capire perché, in Italia, si discuta sempre e si concluda poco.
Naturalmente un altro ministro, titolare di un dicastero ugualmente di spessore, ha espresso la sua contrarietà alle proposte di Amato.
Ognuno tirando l’acqua al proprio mulino, in base al proprio “particulare”, incurante di quello che dovrebbe essere l’interesse generale e ambedue con un occhio alla durata di una coalizione tanto instabile politicamente e numericamente, quanto immobile.
E non vorrei fosse un gioco sinistro delle parti quello di bloccare, con discussioni infinite, la politica italiana su una questione marginale come una nuova legge elettorale, mentre squali rossi cercano prede da divorare, a mala pena contenuti da squali stranieri (più grossi) ma limitati dalla mancanza di una sponda politica.
La Casa delle Libertà ha formulato la sua proposta.
La sinistra a sua volta ha proposto la bozza Chiti.
Non ci si deve far menare per il naso e si vada subito in parlamento a votare, senza indugi, rinvii o ritardi.
Si faccia questa legge elettorale che garantisca la stabilità di governo e le necessarie decisioni che devono essere assunte senza assemblearismi nè confusioni di ruolo e che, nel contempo, dia spazio a tutte le istanze identitarie che si presentano nel nostro variegato panorama.
A ben guardare la legge esistente assolve a tutte queste necessità, abbisognando solo di un ritocco: il premio di maggioranza nazionale anche per il senato.
Governabilità e rappresentanza.
E’ uscita la bozza Chiti, che sostanzialmente riproduce la legge elettorale regionale e non si discosta molto da quella della CdL che, a sua volta, non stravolge la legge esistente.
Con queste premesse sarebbe logico aspettarsi una rapida conclusione della liturgia riformista per poi andare alle urne in primavera 2008 con la legge elettorale nuova di zecca.
Questo accadrebbe in una nazione normale, dove la legge elettorale è solo un sistema per garantire governabilità e rappresentatività delle istanze identitarie.
In Italia, no.
La manfrina sulla legge elettorale serve solo a prendere e perdere tempo.
E lo dimostra il fatto che il ministro più interessato alla materia, quello dell’interno, si è subito dissociato dalla proposta della sua stessa coalizione che aveva optato per la bozza Chiti, con sofismi e distinguo che ci fanno capire perché, in Italia, si discuta sempre e si concluda poco.
Naturalmente un altro ministro, titolare di un dicastero ugualmente di spessore, ha espresso la sua contrarietà alle proposte di Amato.
Ognuno tirando l’acqua al proprio mulino, in base al proprio “particulare”, incurante di quello che dovrebbe essere l’interesse generale e ambedue con un occhio alla durata di una coalizione tanto instabile politicamente e numericamente, quanto immobile.
E non vorrei fosse un gioco sinistro delle parti quello di bloccare, con discussioni infinite, la politica italiana su una questione marginale come una nuova legge elettorale, mentre squali rossi cercano prede da divorare, a mala pena contenuti da squali stranieri (più grossi) ma limitati dalla mancanza di una sponda politica.
La Casa delle Libertà ha formulato la sua proposta.
La sinistra a sua volta ha proposto la bozza Chiti.
Non ci si deve far menare per il naso e si vada subito in parlamento a votare, senza indugi, rinvii o ritardi.
Si faccia questa legge elettorale che garantisca la stabilità di governo e le necessarie decisioni che devono essere assunte senza assemblearismi nè confusioni di ruolo e che, nel contempo, dia spazio a tutte le istanze identitarie che si presentano nel nostro variegato panorama.
A ben guardare la legge esistente assolve a tutte queste necessità, abbisognando solo di un ritocco: il premio di maggioranza nazionale anche per il senato.
Governabilità e rappresentanza.
5 commenti:
Onestamente non mi dispiacerebbe nemmeno la preferenza... Buona Pasqua...
che dire del tuo post? condivido.... amaramente. Meglio che ti faccio gli auguri di Buona Pasqua, e grazie per le tue assidue visite nel mio blog. un caro saluto
Mi sa che andremo alle urne solo quando sarà finita l'azione di "spoil system" delle aziende scalabile e concedibili agli amici ... indipendentemente dalla legge elettorale.
Secondo me devono ripristinare la preferenza. Così evitiamo i Caruso-D'Elia
Temo, Libery, che considerano lo spessore qualitativo degli elettori di sinstra, ben definiti da Berlusconi ;-), quelli, con o senza preferenze, sarebbero ugualmente eletti ...
Posta un commento