Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

Web blacknights1.blogspot.com
penadimorte.blogspot.com svulazen.blogspot.com
Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

11 aprile 2007

Perversione mediatica

La trasmissione di Emanuela Falcetti, cui abbiamo già accennato, si intitola “Istruzioni per l’uso”.
Ma di istruzioni a volte, sempre più spesso, non se ne hanno proprio.
Venerdì 6 era il momento della “indignazione” per la morte suicida di un ragazzo sedicenne di Torino.
Della vicenda ne ha già scritto in modo assolutamente condivisibile, Stars&Stripesforever .
Qui voglio affrontare un altro aspetto del problema che si può ascrivere alla “perversione” del sistema mediatico.
Un sistema che ha, da subito, fatto da cassa di risonanza per la propaganda omofila, dando per scontato che:
- il ragazzo si sia ucciso per l’accusa di essere “gay” che gli veniva appioppata dai compagni di scuola
- il ragazzo fosse effettivamente omos
essuale.
Assunti che non hanno ancora trovato alcuna prova certa.
Non che fosse omosessuale, non che fosse l’unica presa in giro che lo mortificasse.
Del resto se uno si sente a tal punto offeso dalla qualifica di “gay” è molto probabile che tale non sia.
La mattiniera Falcetti ha comunque preso in mano la situazione e imbastito la trasmissione di venerdì 6 su tale questione.
Naturalmente le trombe del giudizio hanno suonato a senso unico.
Era presente un parlamentare dichiaratamente omosessuale, comunista, presentato come presidente onorario dell’Arci gay, ma non c’era alcun ospite chiamato a rappresentare una controparte: quella vasta opinione pubblica – alla quale mi onoro e vanto di appartenere - che non ritiene normale l’omosessualità.
E già qui vediamo la prima violazione di una par condicio che, su simili temi, dovrebbe essere esercitata con la massima attenzione, altrimenti si scade nella propaganda di parte e, nello specifico, nel mero sfruttamento di una disgrazia per finalità estranee alla vicenda.
Ma, soprattutto, tutta la trasmissione è stata articolata sulla questione omosessuale come se i suicidi, tentati o anche riusciti, perché “grassi”, “brutti” o per gli insuccessi scolastici, non fossero degni di analisi.
Come ha scritto Stars&Stripes : chi di noi non è mai stato oggetto di scherzi, anche pesanti, a scuola, all’università, durante il servizio militare (i famosi “gavettoni”: il cucù e la rivista cingoli, tra gli esempi meno “pesanti” e più goliardici) o anche al lavoro ?
E’ la risposta che ognuno di noi fornisce a tali episodi che dobbiamo esaminare, non il tipo di scherzo o presa in giro che viene portata.
Ed è compito della famiglia, prima ancora che della società, insegnare ai più giovani a difendersi e rispondere a tali comportamenti, in modo tale da acquisire il rispetto del prossimo.
Giustamente Stars&Stripes punta l’indice contro una società che ha elevato al rango di totem la "cultura" della resa e questo senza che le famiglie riuscissero a contrastarla.
Il messaggio che viene inviato e quindi percepito, dalle giovani generazioni è un messaggio di debolezza intrinseca, a fronte del quale l’unica legge è quella del “branco”.
Come si può vedere nulla di tutto ciò ha a che vedere con l’accusa di omosessualità che, prendendo per oro colato le prime informazioni, è diventata il centro di ogni dibattito, con i sostenitori di leggi per la elevazione a diritto dei capricci omosessuali, che, non fermandosi neppure davanti alla morte, hanno sfruttato il momento.
E’ la classica figura di quanti, davanti ad un problema complesso, si fermano, individuandone anche un tornaconto personale, a guardare il dito di chi cerca di indicare il problema generale.
E il problema generale è l’educazione delle giovani generazioni.
Un’educazione che deve trovare nella famiglia, naturale, al cui vertice devono esserci un uomo e una donna, il suo nucleo di base per insegnare al rispetto della gerarchia, del prossimo, del più debole, ma anche a saper reagire alle avversità con forza e carattere, per acquisire il rispetto degli altri e soprattutto per avere rispetto di se stessi.

Entra ne

6 commenti:

Luca Zerbato ha detto...

Massimo, non ti sembra riduttivo riportare il suicidio di un ragazzo di 16 anni alla sola ed esclusiva debolezza del carattere?
In questo modo fai lo stesso che hanno fatto i suoi compagni di scuola prendendolo in giro.
É sbagliato il riduzionismo che ne fa una questione di omofobia da parte del gruppo dei compagni di classe, ma dire che tutto sia legato alla debolezza mi semmbra davvero un mnodo per svuotare la questione.
Non so se ti sia capitato di venire in contatto con gruppi di giovani, negli ultimi anni. Gruppi classe, ma anche gruppi più o meno organizzati dal punto di vista istituzionale, che condividano uno spazio o un momento comune per un certo periodo di tempo.
Se ti è capitato, avrai notato che con un meccanismo quasi automatico, emerge la figura del ragazzino che viene preso di mira dagli scherzi dei compagni. Il fatto è che, a differenza di ciò che accadeva solo qualche anno fa, gli scherzi sono diventati feroci e le prese in giro così taglienti da demolire l'autostima di molti.
A me è capitato di assistere a scene del genere, in cui 2 o 3 (non tantissimi) deridevano un ragazzino: da come lo facevano era evidente l'abitudinarietà della cosa. La cosa che mi sorprendeva era la totale rassegnazione del ragazzino, la sua incapacità di reagire. Non per debolezza, perchè il suo carattere era certamente forte (come dimostrava in diverse occasioni), ma per la ferocia con cui ogni suo passo falso veniva attaccato e messo alla berlina.
Posso assicurarti che, da psicologo, mi sono seriamente preoccupato (e con me gli educatori con cui collaboravo) di ciò cui avrebbe potuto portare quella situazione se si fosse protratta a lungo: non è facile resistere per anni a questo tipo di vessazioni.

Per questo mi sembra fuori luogo ridurre tutta la faccenda del ragazzo filippino (che all'esclusione dovuta alle derisioni doveva sommare quella legata al fatto di essere straniero) ad un fatto di debolezza caratteriale.

Buona giornata.
Luca.

CampaniArrabbiata ha detto...

parlamentare dichiaratamente omosessuale, comunista, presentato come presidente

Dovrebbe trattarsi del Ds Grillini.

Ares ha detto...

Condivido sia questo post che quello di Stars and Stripes.
Mi sembra che lo sciacallaggio ci sia stato o, almeno, sia stato tentato. Credo anche che, però, la gente sia stanca dei gridolini omosessuali che sembra siano costantemente sull'orlo di una crisi isterica ogni volta che NON si parla di loro o se ne parla in termini reali.
Credo anche che le sparate delle associazioni omosessuali e dei loro amici non siano stati gradevoli per la famiglia del ragazzo suicida.

Massimo ha detto...

Probabilmente non mi sono espresso in modo chiaro, perchè non attribuisco solo a carenze caratteriali il suicidio del sedicenne (ma ci sono anche quelle come in tutti i suicidi degli adolescenti, come negarlo ?) perchè ho anche scritto che è la famiglia a dover insegnare il rispetto per la gerarchia, per il prossimo, per il più debole.
La scuola deve insegnare, trasmettere informazioni e secondariamente fornire un servizio sussidiario a quello della famiglia.
Aggiungo.
Proprio la propaganda disgregante della famiglia, della normalità di coppia tra uomo e donna, porta ad un indebolimento dei valori che hanno sempre sorretto anche gli adolescenti nei momenti di difficoltà.
Che, poi, il sedicenne suicida avesse altre tipologie di problemi (la famiglia multietnica separata: ho letto che anche al funerale la madre filippina e il padre italiano si sono tenuti a distanza tra loro) non è questione che riguardi la società, ma è frutto di una scelta privata che ricade su chi l'ha compiuta e su chi è loro vicino, ancorchè incolpevole.
E da qui un'altra riflessione andrebbe fatta sulle spinte a matrimoni misti che non mi sembra (tra imposizioni e fughe con figli) siano un gran successo. "Mogli e buoi dei paesi tuoi" ;-)

Van der Blogger ha detto...

Certo i suicidi sono sempre casi da analizzare e su cui non speculare. E' pur vero che crescere con una famiglia sana e presente riduce senz'altro tutto quel corollario di problemi che sorgono in condizioni di disagio e che contribuiscono per la maggior parte a partorire una condizione in cui il suicida non vede più vie d'uscita...

Ciao...

Anonimo ha detto...

La famiglia.
Quale famiglia ?

Quella normalmente formata da due genitori (padre e madre) o quella pollastrinamente formata da due uomini o due donne ?

Perchè se così fosse prepariamoci ad una generazione di adolescenti in crisi di identità, in difficoltà e potenzialmente asociali.

Già noi, figli di "famiglie tradizionali" abbiamo lottato, e lottiamo, contro le nostre debolezze che hanno interessato i "classici" nuclei familiari...figuriamoci le incoerenze che potrebbero interessare i figli originati (perchè questo è l'obbiettivo) dai DiCo.

Ciao Massimo