Freedomland (Simone) è un attento osservatore, per passione anglofila, della realtà Britannica e lunedì scorso ha scritto un post il cui titolo ho vampirizzato, aggiungendogli peraltro un punto interrogativo.
Simone esprime una forte convinzione che le prossime elezioni inglesi saranno deciso dal web, quindi anche dal mondo blogger cui appartiene, in prima fila, come aggregatore della prima ora (credo) di Tocqueville .
Non avendo il polso della società inglese non posso dire se la convinzione di Simone sia fondata o invero sia influenzata dalla sua attività di blogger.
Il mio punto interrogativo, invece, riguarda la trasposizione in Italia della situazione: si vincerà sul web (anche) in Italia ?
Il tema non è nuovo, avendolo già affrontato nel novembre 2006 , ma mi interessa, perché in una società in frenetico movimento, dove la popolazione attiva lo è sempre di più in relazione alla propria professione, ma parallelamente ha sempre meno spazio per dedicarsi ad attività sociali, tra le quali includo la politica attiva, sarebbe di grande importanza avere un qualche elemento di valutazione per sapere se il tempo (poco o tanto) dedicato al web sia realmente proficuo.
Come scrissi già allora tale tempo è sicuramente proficuo per noi stessi, per riuscire a riordinare meglio le idee, a formarsi una opinione anche su argomenti che non si erano particolarmente seguiti, per avere una panoramica a 360 gradi sulle tendenze e, anche, per divertirsi un po’, il che non guasta mai.
E’ utilissimo per stringere rapporti che nel tempo possono diventare vere amicizie, anche oltre le barriere ideologiche, ma soprattutto all’interno di una famiglia comune di idee, sentimenti e sogni comuni.
Continuo ad avere perplessità sull’incidenza che il web può avere su un risultato elettorale.
Il dato, annuo, Google Analytics, delle visite a questo blog è (10 giugno 2006-9 giugno 2007) 56.655.
Non avendo termini di raffronto non so quanto possa “pesare”, ma se faccio un piccolo conteggio vedo che si tratta di poco più di 150 visite al giorno di media, forse un 200 se si escludono periodi naturalmente di pausa, che sono al 47% “di ritorno”.
Mi sembra nulla per poter incidere.
Del resto, a parte “nomi” di spicco, noti per altri canali e che pontificano, spesso dall’alto di una abissale ignoranza e sempre con una sfrenata demagogia populista tanto da proporsi come santoni dell’ecologia piuttosto che della moralizzazione, non ho mai letto di siti con migliaia di utenze.
Diverso il discorso degli aggregatori, dove “l’unione fa la forza”.
Ma anche in questo caso mi permetto di eccepire sulla reale efficacia.
Perché o sono aggregatori identitari come Il Castello o di area politica come Triares - The Right Italian Conservative Nation e allora hanno sì un ben maggiore numero di accessi ma che vengono ripartiti in misura quasi paritaria tra tutti i blogger partecipanti che spesso affrontano i temi più disparati, frazionando l’interesse e l’efficacia dello strumento che, a regime, diventa un punto di raccolta di una cerchia crescente ma pur sempre limitata di persone.
Oppure svolgono una funzione da meta aggregatore come Tocqueville che penso raccolga qualche migliaio di accessi al giorno, ma è talmente frazionato, anche nelle idee esposte, che non è in grado, se non per singole questioni che trovassero tutte le anime del meta aggregatore inusualmente d’accordo, di “spingere” in una unica direzione.
Torniamo allora al titolo mutuato da Simone: si vincerà sul web ?
In Italia credo che il web non sposterà un numero sufficiente di voti per determinare il successo di questa o quella coalizione.
Anche perché il carattere latino che ci appartiene ci rende più propensi a dare peso al contatto personale dal quale può scoccare quella scintilla che ci porta ad assumere una decisione piuttosto che un’altra.
Per questo credo che la strada del web vada perseguita, per i motivi esposti e con una forte dose di ironico distacco, perché se vorremo incidere realmente nella politica dovremo adattarci a dedicare un po’ del nostro tempo, e senza remunerazione alcuna, alla pratica sul terreno, promuovendo e partecipando ad iniziative e associazioni, in un contatto ravvicinato del terzo tipo con gli altri cittadini elettori.
Felice, peraltro, se qualcuno riuscirà a convincermi che si può fare politica efficacemente, restando comodamente seduto a pestare sulla tastiera e davanti ad un monitor.
Simone esprime una forte convinzione che le prossime elezioni inglesi saranno deciso dal web, quindi anche dal mondo blogger cui appartiene, in prima fila, come aggregatore della prima ora (credo) di Tocqueville .
Non avendo il polso della società inglese non posso dire se la convinzione di Simone sia fondata o invero sia influenzata dalla sua attività di blogger.
Il mio punto interrogativo, invece, riguarda la trasposizione in Italia della situazione: si vincerà sul web (anche) in Italia ?
Il tema non è nuovo, avendolo già affrontato nel novembre 2006 , ma mi interessa, perché in una società in frenetico movimento, dove la popolazione attiva lo è sempre di più in relazione alla propria professione, ma parallelamente ha sempre meno spazio per dedicarsi ad attività sociali, tra le quali includo la politica attiva, sarebbe di grande importanza avere un qualche elemento di valutazione per sapere se il tempo (poco o tanto) dedicato al web sia realmente proficuo.
Come scrissi già allora tale tempo è sicuramente proficuo per noi stessi, per riuscire a riordinare meglio le idee, a formarsi una opinione anche su argomenti che non si erano particolarmente seguiti, per avere una panoramica a 360 gradi sulle tendenze e, anche, per divertirsi un po’, il che non guasta mai.
E’ utilissimo per stringere rapporti che nel tempo possono diventare vere amicizie, anche oltre le barriere ideologiche, ma soprattutto all’interno di una famiglia comune di idee, sentimenti e sogni comuni.
Continuo ad avere perplessità sull’incidenza che il web può avere su un risultato elettorale.
Il dato, annuo, Google Analytics, delle visite a questo blog è (10 giugno 2006-9 giugno 2007) 56.655.
Non avendo termini di raffronto non so quanto possa “pesare”, ma se faccio un piccolo conteggio vedo che si tratta di poco più di 150 visite al giorno di media, forse un 200 se si escludono periodi naturalmente di pausa, che sono al 47% “di ritorno”.
Mi sembra nulla per poter incidere.
Del resto, a parte “nomi” di spicco, noti per altri canali e che pontificano, spesso dall’alto di una abissale ignoranza e sempre con una sfrenata demagogia populista tanto da proporsi come santoni dell’ecologia piuttosto che della moralizzazione, non ho mai letto di siti con migliaia di utenze.
Diverso il discorso degli aggregatori, dove “l’unione fa la forza”.
Ma anche in questo caso mi permetto di eccepire sulla reale efficacia.
Perché o sono aggregatori identitari come Il Castello o di area politica come Triares - The Right Italian Conservative Nation e allora hanno sì un ben maggiore numero di accessi ma che vengono ripartiti in misura quasi paritaria tra tutti i blogger partecipanti che spesso affrontano i temi più disparati, frazionando l’interesse e l’efficacia dello strumento che, a regime, diventa un punto di raccolta di una cerchia crescente ma pur sempre limitata di persone.
Oppure svolgono una funzione da meta aggregatore come Tocqueville che penso raccolga qualche migliaio di accessi al giorno, ma è talmente frazionato, anche nelle idee esposte, che non è in grado, se non per singole questioni che trovassero tutte le anime del meta aggregatore inusualmente d’accordo, di “spingere” in una unica direzione.
Torniamo allora al titolo mutuato da Simone: si vincerà sul web ?
In Italia credo che il web non sposterà un numero sufficiente di voti per determinare il successo di questa o quella coalizione.
Anche perché il carattere latino che ci appartiene ci rende più propensi a dare peso al contatto personale dal quale può scoccare quella scintilla che ci porta ad assumere una decisione piuttosto che un’altra.
Per questo credo che la strada del web vada perseguita, per i motivi esposti e con una forte dose di ironico distacco, perché se vorremo incidere realmente nella politica dovremo adattarci a dedicare un po’ del nostro tempo, e senza remunerazione alcuna, alla pratica sul terreno, promuovendo e partecipando ad iniziative e associazioni, in un contatto ravvicinato del terzo tipo con gli altri cittadini elettori.
Felice, peraltro, se qualcuno riuscirà a convincermi che si può fare politica efficacemente, restando comodamente seduto a pestare sulla tastiera e davanti ad un monitor.
11 commenti:
Beh, sicuramente i blog sono una novità degli ultimi anni ma nahce io sono scettico sulla loro capacità di spostare un numero rilevante di voti.
Ciao
Casualmente ho trattato anch'io per altri motivi lo stesso argomento, per quanto mi riguarda la risposta alla tua domanda è "no".
Anche secondo me, in Italia, la risposta è no. O,forse meglio: non ancora!
In Inghilterra il ragionamento espresso dall'editoriale che ho citato è sostanzialmente questo: prima la strapotenza di Blair non dava adito a dubbi su chi avrebbe vinto, anche senza web e rendeva, di fatto, inutile ogni sforzo della blogosfera conservatrice.
Oggi, con il risultato in bilico, la blogosfera tory può diventare importante come furono importanti per bush i blog della destra americana. E' evidente che non vincono i blog, ma possono aiutare.
In Italia, come spesso accade, siamo indietro. Ma non è detto che non ci arriviamo.
Ciao e grazie! :)
Simone
Purtroppo finchè molti Bibì, Bibò e Capitan Cocoricò aqquartierati in Tocqueville si ostineranno a posizionare paletti in nome del neoantifascismo (ho trovato che ti chiamano "Monfascieau", lo sapevi ?), sarà molto dura.
Ed altri fenomeni spingono il loro anticlericalismo molto al di là dei limiti della decenza.
Solo silvio ci può salvare, da questo governo...
credo che sia utopistico pensare che il web possa influenzare la politica, in Italia come in Inghilterra.
Il web è troppo virtuale per attecchire sulla realtà concreta.
Prodi lo si caccia , concretamente, con una rivoluzione non con freccaite via web che vengono lette al massimo da poche decine di persone
Analisi ottima e ben motivata che condivido.
Con una sola postilla: quel poco che produce il web in termini di "propaganda politica", lo fa o in senso identitario, rafforzando cioè le convinzioni di chi già le ha e facendolo sentire "meno solo", o in termini di comprensione e confronto tra posizioni similari e contigue.
Dovrebbe essere infatti ormai pacifico per chiunque abbia il cervello installato e funzionante, che si vince alleandosi tra simili non uguali e non convergenti su tutto (lezione di Berlusconi), non mediante "la purezza della Razza". ;-)
ciao, Abr
Simone ha ben spiegato il senso del suo post e mi auguro che la blogosfera inglese riesca, cme già fece quella americana, a favorire il candidato conservatore.
In Italia, mi sembra siamo tutti d'accordo, i voti si raccolgono in altri modi come, ad esempio, portando la battaglia contro la moschea a Bologna in ogni casa, coinvolgendo ogni singolo elettore.
Il blog può aiutare, magari ad avere dei dati, a fornire delle idee, a illustrare delle proposte.
Poi, per il futuro ...
Stars, no, non conoscevo il soprannome che, peraltro, non ritenendo offensivo - ma solo non corrispondente al vero - essere qualificato come Fascista, lo considero simpatico. Tanto le mie idee queste sono ... :-D
Abr, hai commentato mentre scrivevo la mia precedente risposta.
Che dire ?
Condivido la lezione di Berlusconi che, infatti, è stato l'unico capace di unire tutte le Destre ;-)
Penso che Simone abbia ragione.
Da buon osservatore ha intuito che entro cinque anni il mondo del Web avrà avuto ulteriori sviluppi inimmaginabili. Basti pensare che per quella scadenza il nuovo proprietario del maggior quotidiano newyorkese (Times ??) sembra intenzionato a sbarazzarsi della versione cartacea ed uscire solo via web. Ciò richiede anche un forte rafforzamento della rete, cui avranno sicuramente già pensato, e se la tendenza sarà quella immaginata da Times (??), altri giornali lo seguiranno.
Ne consegue che, col tempo, tutti i lettori dovranno imparare a destreggiarsi col computer, imparando così anche a dialogare.
Personalmente sono entrato in questo mondo virtuale dei blog, proprio in concomitanza delle scorse elezioni politiche.
Ho imparato molto con questo mezzo, e il mio voto è diventato più consapevole.
Per questo penso che se la gente imparerà ad utilizzare bene questo mezzo, essa avrà maggior consapevolezza quando andrà a votare, ed il web risulterà così determinante per l'esito delle future elezioni.
Sostanzialmente trovo e leggo 2 tipi di post, se non proprio 2 tipi di blogger. Chi parte dai fatti li e analizza con puntiglio (esemplifico con un blog che mi piace ... liberaliperisraele), e chi parte dai fatti e quindi si indigna (ed ecco l'altro che mi piace, Orpheus). Due modi diversi un po' agli antipodi. Servono? A sensibilizzare chi non è dell'idea non credo... ma servono entrambi, e molto.
Servono a DICHIARARE una appartenenza, e, uso una brutta parola, a SDOGANARE le nostre IDEE (purtroppo serve ancora in questa Italia becera dove il conformismo rosso è ancora lì acquattato, non crediate).
E chi gira il web, anche velocemente, anche se non legge e non condivide, poco a poco ci penserà due volte a guardare dall'alto in basso chi in metrò legge, che so, Feltri o la Padania.
Un primo passo, importante.
Sì, Jo, serve anche a quello. E' anche un piacere personale vedere le reazioni, ad esempio, a post che, per rimanere a quelli che scrivo io, sono intitolati "Elogio del Colonialismo" oppure "Chi ha paura del Saluto Romano" quest'ultimo, tra l'altro, continuamente "clikkato" ... :-D
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