Sono stato tra i sostenitori della “svolta” del Presidente Berlusconi.
Era da tempo che la verbosità inconcludente di Fini e Casini, ciclicamente, lo imbrigliavano in discussioni e lo intralciavano nell’azione politica.
Tutti, nessuno escluso, sono poi convinti che le posizioni di Fini e Casini non avessero una ragione politica, ma solo di ambizioni personali, per cercare un primato nel Centro Destra, cioè far propri voti altrui.
Bene, quindi, la decisione di fare tabula rasa e ricominciare su basi nuove e partendo dalle aspirazioni del Popolo delle Libertà.
Un Popolo che, come giustamente ha intuito/compreso il Presidente Berlusconi, è unito (tranne qualche frangia più interessata alle proprie posizioni di rendita che al quadro politico generale) e vuole essere unito, per riprendere il ciclo virtuoso interrotto da un oscuro scrutinio il 10 aprile 2006.
Ma un Popolo che è anche totalmente ostile ed allergico alla sinistra.
I dieci milioni di consensi ottenuti dalla tre giorni dello scorso fine settimana sono arrivati grazie alla netta contrapposizione con la sinistra, al rifiuto di ogni compromesso, anteponendo due obiettivi quali l’eliminazione del governo Prodi e il ritorno alle urne a qualsiasi altro passaggio.
E’ comprensibile che il Presidente Berlusconi, davanti alla fuga in avanti di Fini e Casini, abbia pensato bene di riaffermare il “peso” della sua forza.
Ma sarebbe opportuno che non si sbilanci troppo ad avallare dialoghi con la sinistra, perchè rischia di essere abbandonato da buona parte di quei dieci milioni sui quali si basa per questo suo coraggioso rilancio sul tavolo della politica.
Accettabile la posizione: riforma elettorale, poi al voto.
Assolutamente da respingere la prosecuzione di contatti anche su altri temi sui quali dobbiamo e vogliamo essere distinti e distanti dalla sinistra.
Da respingere ugualmente ogni ipotesi di grande coalizione che sarebbe la morte di ogni prospettiva di sviluppo per l’Italia, visto che, diversamente da come la pensa Napolitano, noi di Centro Destra, con quelli di sinistra, non abbiamo alcun valore in comune, ma idee, progetti, prospettive ben distinte e distanti in ogni campo, come si vede con ogni chiarezza dall’inazione di governo Prodi il cui unico scopo è smantellare (o, almeno, provarci) le Riforme del Governo Berlusconi.
Sì al Partito del Popolo della Libertà, purchè sia la continuazione, aperta a tutto il Centro Destra, della netta contrapposizione con la sinistra.
Un partito che faccia ciò che si proponevano di fare Fini e Casini, non interessa.
Per cui questa fase non può che essere tattica per mettere fuori gioco Fini e Casini, ripulendo il giardino di casa e andando più combattivi, con il coltello tra i denti, allo scontro con la sinistra.
Per rafforzare questo concetto sarà opportuno che il Popolo della Libertà, il Popolo del Centro Destra aderisca in massa alla costituente del “suo” partito per condizionare le scelte in modo tale da evitare derive compromissorie.
Questo è il vero discrimine, non il bipolarismo o il sistema elettorale, ma l’essere agli antipodi della sinistra con la quale si combatte, non si dialoga.
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Era da tempo che la verbosità inconcludente di Fini e Casini, ciclicamente, lo imbrigliavano in discussioni e lo intralciavano nell’azione politica.
Tutti, nessuno escluso, sono poi convinti che le posizioni di Fini e Casini non avessero una ragione politica, ma solo di ambizioni personali, per cercare un primato nel Centro Destra, cioè far propri voti altrui.
Bene, quindi, la decisione di fare tabula rasa e ricominciare su basi nuove e partendo dalle aspirazioni del Popolo delle Libertà.
Un Popolo che, come giustamente ha intuito/compreso il Presidente Berlusconi, è unito (tranne qualche frangia più interessata alle proprie posizioni di rendita che al quadro politico generale) e vuole essere unito, per riprendere il ciclo virtuoso interrotto da un oscuro scrutinio il 10 aprile 2006.
Ma un Popolo che è anche totalmente ostile ed allergico alla sinistra.
I dieci milioni di consensi ottenuti dalla tre giorni dello scorso fine settimana sono arrivati grazie alla netta contrapposizione con la sinistra, al rifiuto di ogni compromesso, anteponendo due obiettivi quali l’eliminazione del governo Prodi e il ritorno alle urne a qualsiasi altro passaggio.
E’ comprensibile che il Presidente Berlusconi, davanti alla fuga in avanti di Fini e Casini, abbia pensato bene di riaffermare il “peso” della sua forza.
Ma sarebbe opportuno che non si sbilanci troppo ad avallare dialoghi con la sinistra, perchè rischia di essere abbandonato da buona parte di quei dieci milioni sui quali si basa per questo suo coraggioso rilancio sul tavolo della politica.
Accettabile la posizione: riforma elettorale, poi al voto.
Assolutamente da respingere la prosecuzione di contatti anche su altri temi sui quali dobbiamo e vogliamo essere distinti e distanti dalla sinistra.
Da respingere ugualmente ogni ipotesi di grande coalizione che sarebbe la morte di ogni prospettiva di sviluppo per l’Italia, visto che, diversamente da come la pensa Napolitano, noi di Centro Destra, con quelli di sinistra, non abbiamo alcun valore in comune, ma idee, progetti, prospettive ben distinte e distanti in ogni campo, come si vede con ogni chiarezza dall’inazione di governo Prodi il cui unico scopo è smantellare (o, almeno, provarci) le Riforme del Governo Berlusconi.
Sì al Partito del Popolo della Libertà, purchè sia la continuazione, aperta a tutto il Centro Destra, della netta contrapposizione con la sinistra.
Un partito che faccia ciò che si proponevano di fare Fini e Casini, non interessa.
Per cui questa fase non può che essere tattica per mettere fuori gioco Fini e Casini, ripulendo il giardino di casa e andando più combattivi, con il coltello tra i denti, allo scontro con la sinistra.
Per rafforzare questo concetto sarà opportuno che il Popolo della Libertà, il Popolo del Centro Destra aderisca in massa alla costituente del “suo” partito per condizionare le scelte in modo tale da evitare derive compromissorie.
Questo è il vero discrimine, non il bipolarismo o il sistema elettorale, ma l’essere agli antipodi della sinistra con la quale si combatte, non si dialoga.
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7 commenti:
Premesso che sono del tutto concorde nei contenuti di quanto hai scritto, credo che il punto delicato di tutta l'operazione "Partito del Popolo della Libertà" sia il prossimo referendum elettorale.
Mi spiego meglio... se Berlusconi (come spero) finge soltanto di non volerlo "abbracciare" ma lavora in realtà per la sua realizzazione non ci sarà mai alcun pastrocchio tipo "larghe intese", l'unico problema potrebbe sorgere qualora il caro Silvio si lasciasse fuorviare su una riforma proporzionale che però non premi il partito di maggioranza relativa, in questo caso dubito che sia il PD che il PPL possano ambire a percentuali superiori al 50% e pertanto si aprirebbero inquietanti scenari "alla tedesca" (Grosse Koalition...).
Chi vivrà vedrà!
Appunto, chi vivrà vedrà :-)
Io sarò sempre con chi sta nel versante della barricata opposto a quello della sinistra, chiunque esso sia, indipendentemente da quale sia il suo passato.
concordo su tutto ,tranne che sul fatto di scrivere napolitano con la n maiuscola, quando, ad essere generosi, è solo un misero mezzopresidente.
ciao
sarc.
A "Otto e Mezzo" Berlusconi è stato abbastanza chiaro....
Penso che siamo lontani da un'omologazione trasversale.
Soprattutto in vista del lavoro che la sinistra sta facendo per noi....
Se continuano così non si corre di certo il rischio di una futura omologazione.
Più si va avanti, più il governo perde consensi: penso che riusciremo a governare benissimo anche senza la sinistra.
Per quanto riguarda i "dialoganti di destra", credo che il problema non si ponga: sono i sinistri che non vogliono dialogare con noi.
Veltroni e Prodi dicono: sì riforme, no voto.
Secondo voi questo è dialogo?
Per me no.
Spero che questo i "dialoganti di destra" lo capiscano....
Max, hai parlato di versante "delle barricate" opposto a quello della sinistra: PRESENTE! :D
Le Barricate
Non ho guardato 8 e mezzo (come sempre :-).
A me interessano i fatti e se i fatti saranno un partito che dia corpo e voce ai sentimenti dei dieci milioni di italiani che hanno votato per sbattere Prodi fuori da Palazzo Chigi, allora mi sta bene. Se invece si cercheranno i consensi degli intellettualoidi, allora no. Ed è qui che parlo di barricate. La partecipazione ai forum e poi questa esperienza dei blog mi ha portato ad un convincimento: con quelli di sinistra è inutile dialogare perchè non parliamo la stessa lingua. Basti vedere questa ultima vicenda (emerita, ennesima sciocchezza) dei contatti tra Rai e Mediaset (esattamente come fanno Stampa, Corriere e repubblica stessa per i principal eventi da prima pagina come apparve alcuni mesi fa) che vede le solite truppe inquadrate e innescate, solo per ragioni ideologiche. Allora l'unica alternativa è salire anche noi sulle barricate.
Ho visto anch'io "Otto e mezzo" e francamente mettere in piedi un grande "centro" (l'ennesimo) mi convince poco. Numericamente, fare in Italia una succursale del PPE è chiaro che converrebbe al Silvio, in termine di voti. Ma il problema dei problemi sono i contenuti. Veltroni ha già messo nella compagine una coalizione multietnica e multireligiosa (ci sono arabi mussulmani dell'Ucoii, ad esempio. E nella giunta romana ha messo come assessore un africano congolose, quale Assessore alla Sicurezza).
Seguire la sinistra su questo terreno, vuole dire suicidarsi e suicidare l'Italia e gli Italiani. La discriminante che dovrebbe avere Berlusconi è la seguente: gli Italiani prima di tutto!
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