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07 novembre 2007

Il fallimento del veltronismo

L’impatto con la realtà è sempre stato traumatico per chi vive in una nuvoletta di utopia e crede alle panzane che gli vengono propinate sulla pace e la fratellanza tra i popoli.
Negli anni settanta furono gli hippies a tentare la strada della fuga dalla realtà, con i loro fiori nei cannoni e con lo sballo totale indotto dalle droghe.
Ma poi qualcuno ha dovuto mettersi le mani in tasca per curarli, dar loro un tetto, una minestra calda e chi non si è adattato è morto di stenti.
I figli di quegli hippies hanno poi orientato le loro attenzioni verso l’ambiente, la pace, le “o.n.g.”, i “medici senza frontiere” e le situazioni di “emergency”.
Ognuna di queste iniziative ha, a modo suo e con sistemi diversi, drenato risorse dalle tasche dei cittadini a quelle delle organizzazioni che, come è naturale, non campano d’aria e non mantengono la loro burocrazia con i ringraziamenti.
La globalizzazione, oltre alla libera circolazione di merci e idee, di denaro e imprese, ha anche portato una libera circolazione di persone.
Purtroppo a senso unico.
Dal mondo sottosviluppato, dal mondo povero a quello ricco, quello Occidentale.
E’ la grande sfida che ora ci troviamo ad affrontare, ma è anche il più grande pericolo assieme ai rigurgiti comunisti e al fondamentalismo musulmano, una bomba umana tremenda, che dobbiamo disinnescare.
Ormai non ci sono “nuove frontiere” intese come nuovi territori disabitati dove queste masse possono defluire, per cui la convivenza tra abitanti e immigrati diventa più difficile che in passato, proprio per la quantità del fenomeno immigratorio.
La sinistra, incosciente come può esserlo chi vuole la distruzione del sistema occidentale, ha fatto del “buonismo” un totem, dell’accoglienza un comandamento, dal lassismo una politica di governo.
Avanguardia di questo atteggiamento il segretario del politburo del partito presunto democratico, Veltroni, che da anni si esercita in funamboliche contorsioni verbali per esaltare la politica delle porte aperte.
Ma le porte aperte non si tengono più neanche in campagna, neanche nei paesini di montagna, perchè non si può sapere chi ci sia “là fuori”.
Un governo, che ha la responsabilità di tutelare la sicurezza di sessanta milioni di cittadini, deve porre dei vincoli all’immigrazione e, se le maglie risultano troppo larghe, restringerle e procedere ad una bonifica nei confronti di chi, nel frattempo, è riuscito ad insinuarsi.
E’ quello che gli Italiani si sarebbero aspettati non oggi, ma da anni.
L’unica risposta che andasse in tal senso è stata la legge Bossi – Fini che, però, è stata, da subito, ideologicamente osteggiata dalla sinistra e azzoppata da una magistratura che sembra esercitare la parodia quella famosa battuta sulla legge che si applica ai nemici e si interpreta per gli amici.
Ciononostante, grazie anche ad altri provvedimenti come gli accordi con i paesi che si affacciano sul mediterraneo e la diffusione dei poliziotti di quartiere, si era registrata una sufficiente vivibilità.
L’arrivo della sinistra al governo, grazie ad uno scrutinio che grida ancora “verificatemi”, ha rimosso anche questo ultimo ostacolo al dilagare dell’illegalità e dell’insicurezza.
Uno dei primi provvedimenti nel 2006 fu quello di superare il decreto flussi emesso dal Governo Berlusconi (e che già autorizzava l’ingresso in Italia di ben 170.000 immigrati) aprendo le porte ad altri 350.000 illegali.
L’insicurezza e l’illegalità che viviamo oggi è diretta conseguenza di questo veltronismo che vede nell’immigrato “una risorsa” e non un corpo estraneo che può integrarsi solo nel tempo e a seguito di precise condizioni politiche e ambientali.
Finchè il veltronismo danneggiava le popolazioni di quelle ricche regioni del Nord (principalmente Veneto e Lombardia) che hanno votato in grande maggioranza per il Centro Destra, nessuno a sinistra se ne è preoccupato, così come il disinteresse regnava sovrano per i problemi che colpiscono le regioni di sbarco degli immigrati clandestini.
La reazione si è avuto quando un unico evento che ha colpito l’immaginazione popolare – lo stupro e la brutale uccisione della signora Reggiani – ha toccato Roma, mostrando che il re (Veltroni) è nudo, perchè nulla ha fatto, e come lui il suo predecessore Rutelli, per la Capitale, preferendo le luci del varietà alla sostanza della buona amministrazione.
La sinistra è corsa ai ripari per difenderne l’immagine, ma già la determinazione a colpire la criminalità si è affievolita con l’aumentare delle richieste della sinistra estrema, che è e resta una sinistra antisistema.
Non possiamo sapere come si modificherà il tanto decantato decreto “espulsioni”, ma le premesse, con la ricerca spasmodica di un compromesso tra Amato e Ferrero, le parole d’ordine lanciate da Ferrero ed altri sinistri contro Fini per le richieste che non uno di Destra, ma semplicemente uno di buon senso avrebbe fatto, inducono a pensare che la solita montagna partorirà il solito topolino.
E se non ci saranno le espulsioni nei confronti di chi sopravvive in Italia senza un lavoro, se non ci saranno i respingimenti di chi vuole arrivare senza avere idea di come sopravvivere, allora la parola torna a chi ha la sovranità su questa terra: al Popolo Italiano.
E visto che ancora non siamo arrivati al famosi 30 mesi necessari ai parlamentari per accedere al diritto di pensione e, quindi, non ci chiameranno alle urne, la sovranità popolare non potrà che manifestarsi con la legittima difesa.
Inutile girarci attorno.
Se vogliamo evitare di essere le vittime sacrificali del veltronismo dobbiamo reagire, con forza, per arrivare là dove questo governo di sinistra non vuole giungere: bonificare le nostre città dalle presenze ingombranti e pericolose.

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2 commenti:

Van der Blogger ha detto...

Beh, non c'è che dire, il Veltronismo mostra tutte le sue lacune. Ci vorrebbe un ritorno alla normalità...

Anonimo ha detto...

Bisogna nutrire per Roma un amore grande e lungimirante per poter reagire solo con l’indignazione allo scempio cui è stata sottoposta negli ultimi vent’anni e si continua a sottoporla. Una volta, all’incirca 20 anni fa, se si voleva offrire una rappresentazione del degrado sociale, cui può cadere una grande metropoli, si citava Haarlem o i residuati sotto il lungohudson Downtown di New York, quelli dove gli italiani andavano a comprare dal Triestino i Ray-Ban a poco prezzo: rigorosamente prima del tramonto, estate od inverno che fosse. Ora è sufficiente una passeggiata sulla ciclabile della Capitale....

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