Il 4 novembre 1918 i comandanti “di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo” furono costretti a firmare l’armistizio, la resa al Regio Esercito Italiano che, dopo oltre tre anni di guerra (dal 24 maggio 1915) vinse, meritando all’Italia il ricongiungimento con Trento, Trieste e poi anche Fiume e l’Istria.
Fu la prima, più grande Vittoria della nostra Patria, la cui storia unitaria è relativamente recente che non ci consente di registrare molte vittorie militari ( a memoria, oltre alla Grande Guerra, direi la Conquista dell’Impero nel 1936, considerando che le altre nostre Colonie furono conquistate, a fatica, ma senza guerre particolarmente importanti, mentre la Seconda e la Terza Guerra di Indipendenza furono vinte soprattutto grazie alle alleanze con Francia e Prussia).
Il 4 novembre dovrebbe quindi essere una data ricordata e celebrata più di ogni altra, perché definisce una nazione che sa anche vincere, da sola, una guerra, reagendo a rovesci che avrebbero potuto metterci in ginocchio.
Purtroppo i nipotini di chi, nel 1915, si oppose all’entrata in guerra (la solita sinistra antinazionale) sono riusciti nel loro intento di relegare il 4 novembre ad una Festa di serie “b”, addirittura dirottando il giorno festivo tra le “ex” festività, preferendo celebrare una sconfitta come quella patita al termine della seconda guerra mondiale.
Eppure il 4 novembre, quando ero bambino soprattutto, ma anche per tutti gli anni del liceo, era celebrato nel modo giusto: giornata festiva a tutti gli effetti, film e sceneggiati in tema, nelle scuole i bambini imparavano a cantare i Canti della Patria (la Bandiera Tricolore, il Piave, l’Inno di Mameli …), le caserme si aprivano per le visite dei civili.
Mi ricordo che in televisione, nello sfuocato bianco e nero dell’epoca, per anni veniva riproposto un film che raccontava la vita di una famiglia residente vicino al fronte, da Caporetto a Vittorio Veneto.
E il 4 novembre era un appuntamento fisso andare con mio padre alla vicina caserma, rimanere entusiasta di tutte quelle armi vere, ma, soprattutto, pazientare in fila per poter salire sul carro armato, ignaro del fatto che il servizio militare lo avrei poi realmente svolto in Cavalleria, con un Leopard sempre sotto il sedere (nella foto sono sul carro in dotazione e con il mio equipaggio).
Era bello e anche educativo per noi bambini, ricordare quanti sconosciuti, hanno rischiato e perso la vita per la nostra Patria.
Essere istruiti ad amare questa terra che è nostra e che non dobbiamo svendere nel nome di una malintesa multiculturalità.
Allora c’erano pochi “obiettori” e credo che anche adesso, terminato l’obbligo di leva, il servizio civile muoia con il servizio di leva obbligatoria.
La sinistra, sotto questo profilo, ha vinto la sua battaglia distruttiva, lacerando un tessuto unitario faticosamente costruito, demolendo gli antichi studi e sostituendo mitologie inventate a tavolino, alle reali imprese eroiche che andrebbero ricordate per sempre.
E’ un altro motivo per essere ostili ad una sinistra che, oggi, si propone di aprire la nostra terra agli stranieri, dopo che centinaia di migliaia di Italiani sono morti perché “non passa lo straniero”.
Ed auspicando il pieno ripristino del 4 novembre come Festa Nazionale effettiva (e potrebbe anche essere “LA” Festa Nazionale) , la Memoria e il significato di quella Vittoria possono essere onorati solo continuandone l’ideale che può essere sintetizzato in un “l’Italia agli Italiani”.
4 novembre 2005
4 novembre 2006
4 novembre 2007
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Fu la prima, più grande Vittoria della nostra Patria, la cui storia unitaria è relativamente recente che non ci consente di registrare molte vittorie militari ( a memoria, oltre alla Grande Guerra, direi la Conquista dell’Impero nel 1936, considerando che le altre nostre Colonie furono conquistate, a fatica, ma senza guerre particolarmente importanti, mentre la Seconda e la Terza Guerra di Indipendenza furono vinte soprattutto grazie alle alleanze con Francia e Prussia).
Il 4 novembre dovrebbe quindi essere una data ricordata e celebrata più di ogni altra, perché definisce una nazione che sa anche vincere, da sola, una guerra, reagendo a rovesci che avrebbero potuto metterci in ginocchio.
Purtroppo i nipotini di chi, nel 1915, si oppose all’entrata in guerra (la solita sinistra antinazionale) sono riusciti nel loro intento di relegare il 4 novembre ad una Festa di serie “b”, addirittura dirottando il giorno festivo tra le “ex” festività, preferendo celebrare una sconfitta come quella patita al termine della seconda guerra mondiale.
Eppure il 4 novembre, quando ero bambino soprattutto, ma anche per tutti gli anni del liceo, era celebrato nel modo giusto: giornata festiva a tutti gli effetti, film e sceneggiati in tema, nelle scuole i bambini imparavano a cantare i Canti della Patria (la Bandiera Tricolore, il Piave, l’Inno di Mameli …), le caserme si aprivano per le visite dei civili.
Mi ricordo che in televisione, nello sfuocato bianco e nero dell’epoca, per anni veniva riproposto un film che raccontava la vita di una famiglia residente vicino al fronte, da Caporetto a Vittorio Veneto.
E il 4 novembre era un appuntamento fisso andare con mio padre alla vicina caserma, rimanere entusiasta di tutte quelle armi vere, ma, soprattutto, pazientare in fila per poter salire sul carro armato, ignaro del fatto che il servizio militare lo avrei poi realmente svolto in Cavalleria, con un Leopard sempre sotto il sedere (nella foto sono sul carro in dotazione e con il mio equipaggio).
Era bello e anche educativo per noi bambini, ricordare quanti sconosciuti, hanno rischiato e perso la vita per la nostra Patria.
Essere istruiti ad amare questa terra che è nostra e che non dobbiamo svendere nel nome di una malintesa multiculturalità.
Allora c’erano pochi “obiettori” e credo che anche adesso, terminato l’obbligo di leva, il servizio civile muoia con il servizio di leva obbligatoria.
La sinistra, sotto questo profilo, ha vinto la sua battaglia distruttiva, lacerando un tessuto unitario faticosamente costruito, demolendo gli antichi studi e sostituendo mitologie inventate a tavolino, alle reali imprese eroiche che andrebbero ricordate per sempre.
E’ un altro motivo per essere ostili ad una sinistra che, oggi, si propone di aprire la nostra terra agli stranieri, dopo che centinaia di migliaia di Italiani sono morti perché “non passa lo straniero”.
Ed auspicando il pieno ripristino del 4 novembre come Festa Nazionale effettiva (e potrebbe anche essere “LA” Festa Nazionale) , la Memoria e il significato di quella Vittoria possono essere onorati solo continuandone l’ideale che può essere sintetizzato in un “l’Italia agli Italiani”.
4 novembre 2005
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1 commento:
Bravo Massimo, che onori tutte le festività civili. Galli della Loggia, che è uno storico, ha smentito una volta per tutte la questione dei confini che l'Austria ci avrebbe restituito senza guerra. Con i SE e con i MA non si fa storia. E nessuna potenza straniera ti restituisce la terra di sua spontanea volontà. Oggi è chiaro che la nuova frontiera per noi è cambiata. E che avendo rinunciato a "batter moneta", non abbiamo più frontiere, ma un "mercato unico", quello che - guarda caso - ci sta riducendo in questo stato di cose. E cioè, senza un vero Stato.
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