No, non parlo di quella triste vicenda che vede una parte degli italiani “tifare” perché una giovane donna sia lasciata morire di fame e di sete.
Parlo invece della querelle di principio sul rifiuto di Napolitano di controfirmare il decreto che Berlusconi aveva preparato per impedire che la giovane donna sia lasciata morire di fame e di sete.
Naturalmente i “costituzionalisti” si sono divisi e la politica si è schierata, tutti in base alla propria convenienza che discende dalla propria appartenenza ideologica.
A me non interessa qui interpretare la costituzione che, come ha ben detto Berlusconi, se non è chiara si può sempre cambiare.
A me interessa rispondere alla domanda se un governo eletto dai cittadini, un Premier che ha ottenuto la fiducia di milioni di italiani, debba essere costretto a sottostare al veto di un personaggio che, per come è stato eletto (elezione di secondo grado); che è, a volte in base alla storia personale di chi ricopre quell’incarico, esponente della più grigia burocrazia e nomenklatura politica e, nel caso di Napolitano, ha avuto anche il voto solo a maggioranza di parte di un parlamento, quello eletto nel 2006, sulla cui formazione sarebbe opportuno fare luce una volta per tutte chiarendo il reale risultato elettorale.
La mia risposta è, con ogni evidenza: NO !
Il governo voluto dai cittadini deve poter spiegare in toto la sua politica, senza “dialogo” e senza limiti che si traducono immancabilmente in rallentamenti delle decisioni politiche, nel loro inquinamento con quanto propugnato da portatori di interessi e di opinioni contrarie e, quindi, con la perdita immediata di gran parte dell’efficacia dei provvedimenti stessi che, per poter realizzare il loro scopo, hanno bisogno di essere incardinati in una strategia globale e coerente.
Cosa che non potrà mai essere possibile se saranno soggetti al compromesso con spinte contrastanti.
Lo vediamo con la sicurezza e con la politica dell’immigrazione ed ugual sorte ha ogni decisione relativa alle questioni etiche.
E’ evidente che non sempre e non tutte le decisioni di un governo possono essere condivise, ma ritengo doveroso concedere e un diritto ad ottenere che quel governo espressione di una maggioranza di cittadini possa realizzare il suo disegno, senza continue modifiche in corsa per le pressioni di questo o di quello.
Tanto più in un’epoca dove la velocità di decisione deve essere rapportata alla velocità delle comunicazioni e dei cambiamenti nel corpo sociale ed economico di una nazione, quindi ogni rallentamento è un ostacolo per il progresso dell’intera società.
Berlusconi bene ha fatto ad aprire il contenzioso con Napolitano, non accettando il suo veto e bene hanno fatto i ministri a votare, all’unanimità, sia il decreto che il disegno di legge.
Perché non ci possa essere, in futuro, un precedente che metta sotto tutela un governo espressione del voto popolare.
La costituzione, poi, è sicuramente da cambiare – per quanto mi riguarda in toto – ripensando anche ad un presidenzialismo che dia ampi poteri esecutivi ad un capo dello stato eletto dal Popolo.
Entra ne
Parlo invece della querelle di principio sul rifiuto di Napolitano di controfirmare il decreto che Berlusconi aveva preparato per impedire che la giovane donna sia lasciata morire di fame e di sete.
Naturalmente i “costituzionalisti” si sono divisi e la politica si è schierata, tutti in base alla propria convenienza che discende dalla propria appartenenza ideologica.
A me non interessa qui interpretare la costituzione che, come ha ben detto Berlusconi, se non è chiara si può sempre cambiare.
A me interessa rispondere alla domanda se un governo eletto dai cittadini, un Premier che ha ottenuto la fiducia di milioni di italiani, debba essere costretto a sottostare al veto di un personaggio che, per come è stato eletto (elezione di secondo grado); che è, a volte in base alla storia personale di chi ricopre quell’incarico, esponente della più grigia burocrazia e nomenklatura politica e, nel caso di Napolitano, ha avuto anche il voto solo a maggioranza di parte di un parlamento, quello eletto nel 2006, sulla cui formazione sarebbe opportuno fare luce una volta per tutte chiarendo il reale risultato elettorale.
La mia risposta è, con ogni evidenza: NO !
Il governo voluto dai cittadini deve poter spiegare in toto la sua politica, senza “dialogo” e senza limiti che si traducono immancabilmente in rallentamenti delle decisioni politiche, nel loro inquinamento con quanto propugnato da portatori di interessi e di opinioni contrarie e, quindi, con la perdita immediata di gran parte dell’efficacia dei provvedimenti stessi che, per poter realizzare il loro scopo, hanno bisogno di essere incardinati in una strategia globale e coerente.
Cosa che non potrà mai essere possibile se saranno soggetti al compromesso con spinte contrastanti.
Lo vediamo con la sicurezza e con la politica dell’immigrazione ed ugual sorte ha ogni decisione relativa alle questioni etiche.
E’ evidente che non sempre e non tutte le decisioni di un governo possono essere condivise, ma ritengo doveroso concedere e un diritto ad ottenere che quel governo espressione di una maggioranza di cittadini possa realizzare il suo disegno, senza continue modifiche in corsa per le pressioni di questo o di quello.
Tanto più in un’epoca dove la velocità di decisione deve essere rapportata alla velocità delle comunicazioni e dei cambiamenti nel corpo sociale ed economico di una nazione, quindi ogni rallentamento è un ostacolo per il progresso dell’intera società.
Berlusconi bene ha fatto ad aprire il contenzioso con Napolitano, non accettando il suo veto e bene hanno fatto i ministri a votare, all’unanimità, sia il decreto che il disegno di legge.
Perché non ci possa essere, in futuro, un precedente che metta sotto tutela un governo espressione del voto popolare.
La costituzione, poi, è sicuramente da cambiare – per quanto mi riguarda in toto – ripensando anche ad un presidenzialismo che dia ampi poteri esecutivi ad un capo dello stato eletto dal Popolo.
Entra ne
1 commento:
Sottoscrivo il decreto d'urgenza governativo: il cibo e l'acqua non si rifiutano nemmeno ai cani.
Napolitano col suo diniego si colloca "oggettivamente " (come dicevano i sinistri :-)) dalla parte delle èlites eutanasiste europee che vogliono confezionare il "pacchetto omologato" aborto-eutanasia di stato-cellule staminali-fecondazione assistita-matrimoni gay.
Tutto il suo "purismo" da EPURATOR nasconde solo questo. Ricordo inoltre che non è stato altrettato "puro" quando si è trattato di firmare per intitolare un'aula del Senato a Carlo Giuliani, cioè a un teppista.
Posta un commento