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No alla deriva

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24 marzo 2015

Interessi convergenti



Non esiste più una stampa libera in Italia.
E' un dato di fatto.
Le reti giornalistiche Mediaset accarezzavano il putto fiorentino quando era in atto la liason con il Cav e hanno cominciato a fare (peraltro fattiva) opposizione solo dopo la rottura.
Sulla rai meglio stendere un velo pietoso.
Un giornalista di nome Alberico Giostra riesce a fare propaganda per Renzi persino durante la rassegna stampa delle 5,30 del mattino.
Si dovrebbe solo leggere i titoli e parti di articoli.
Ma quando è costretto a leggere titoli o editoriali che pensa siano sgraditi al suo referente politico, ecco che si sente in obbligo di chiosarli (ovviamente senza contraddittorio) a volte (come per un editoriale di Sallusti tre settimane fa) occupando più tempo con le sue considerazioni che a leggere l'articolo.
Figuriamoci quindi i giornali radio e televisivi.
La stampa era già allineata a Bruxelles da tempo, tributaria com'è dei propri editori che vogliono essere presenti nelle consorterie finanziarie internazionali e, adesso, si aggiungono pure il Giornale e Libero.
Quando c'è da oscurare Salvini o la Meloni o quando c'è da da raccontare la favola della non vittoria del Fronte Nazionale alle amministrative in Francia, titolando, addirittura, come ha fatto l'edizione online di Libero, "messaggio a Salvini dalla Francia Le Pen battuta dal vecchio Sarkò".
Gli interessi appaiono convergenti.
Da un lato la vecchia guardia del Centro Destra, raccolta attorno al Cav, non vuole mollare lo spazio politico che Salvini e la Meloni si stanno (legittimamente) prendendo.
Dall'altra la sinistra ha tutto l'interesse ad avere un interlocutore indebolito dalla magistratura e dall'età anzichè due quarantenni rampanti e con le idee assolutamente chiare.
Ma c'è anche un altro interesse convergente che è quello di irretire le menti più deboli e facili da influenzare.
Purtroppo uno sport nazionale è quello di accorrere in aiuto del vincitore e saltare sul suo carro.
Accadde già nel 1860 nel Regno delle Due Sicilie, patria del Gattopardo, poi ancora nel 1922 con la Marcia su Roma dove l'Italia intera divenne Fascista e, percorso inverso, nel 1945 quando tante camicie nere furono cambiate con quelle rosse.
E poi con la caduta della prima repubblica e l'avvento di Berlusconi (1994), la sua caduta (1996), la sua resurrezione (2001) e caduta (2006) e resurrezione (2008) e caduta di nuovo (2011).
Adesso accade con Renzi che deve essersi scoperto a capo di una autentica corte dei miracoli.
Così proiettare l'idea che si sarebbe fermata la marcia dei "populisti" può servire a indurre qualcuno a tornare all'ovile.
Ma chi lo facesse, chi si facesse convincere a rinunciare al voto per Salvini e la Meloni per preferire il "vecchio" Berlusconi o, peggio ancora, uno di sinistra (chiunque, che sia il "vecchio" D'alema o il "giovane" putto fiorentino) non farebbe altro che prolungare l'agonia di un sistema ormai marcio fin nel midollo.
In Francia hanno cominciato a capirlo e, contrariamente alla becera propaganda di un paio di disperati che mascherano la sconfitta parlando di successo delle forze "repubblicane" (la versione francese del nostro ignobile "arco costituzionale") il Fronte Nazionale cresce e si consolida.
Le elezioni di domenica erano amministrative, locali.
Un partito come il Fronte Nazionale, prettamente ideologico, marcatamente ideologico, ha oggettive difficoltà anche a presentare candidati che si espongano in ambito locale, dove il potere dei notabili è più immediato e devastante di quello nazionale.
Ciononostante il Fronte Nazionale è passato dal 15 al 25% in soli quattro anni, consolidando le sue strutture locali che diventeranno anche un traino per il voto nazionale.
E per impedire ai candidati del Fronte Nazionale di vincere, Sarkozy ha, da un lato, dovuto fare comunella con altri due partiti , dall'altro adottare temi e argomenti del Fronte Nazionale.
Non che io creda a Sarkozy che, se fosse nuovamente eletto presidente, non tornerebbe a fare quello che ha sempre fatto, ma il fatto stesso che questa volta ha dovuto impugnare la sciabola contro l'immigrazione e costretto a dichiarare che al secondo turno non si accorderà con il Fronte Nazionale (come sempre, sbagliando) ma neppure con i socialisti, è sicuramente un passo in avanti perchè, volente o nolente, consolida una mentalità di Destra.
La lunga marcia dei partiti "populisti, razzisti, xenofobi, omofobi" verso il governo continua, piaccia o meno ai giornalisti compiacenti verso i propri editori.



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