11 marzo 2016
Gioco di squadra
Se c'è una certezza nella politica italiana è che nessun partito è in grado di vincere da solo.
Il vecchio Pdl, al massimo del suo fulgore arrivò al 40% come i comunisti in versione nerd fiorentino.
Le alleanze sono quindi un obbligo, ben sapendo che gli eletti sono pieni di Scilipoti, Alfano, Migliore, Giannini e Verdini.
Una riforma seria legherebbe la permanenza in parlamento alla fedeltà agli elettori.
Infatti tale norma non trova spazio, perché quei transfughi fanno comodo, di volta in volta, a tutti, sin dai tempi di Depretis.
Allora l'unica soluzione sono le alleanze tra vicini, con tutti i compromessi che ne derivano.
Non ultimo il "manuale Cencelli" delle candidature che, a volte, obbligano a scegliere non il candidato (apparentemente) migliore, ma quello che consenta la maggiore aggregazione.
Naturalmente dando spazio a tutte le forze della coalizione.
A Milano, Napoli, Torino, il candidato è di Forza Italia e non vedrei nulla di male se a Roma fosse di Fratelli d'Italia (Meloni o Rampelli) e a Bologna della Lega (Borgonzoni).
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