Dopo le vuote e costose chiacchiere di Renzi, Gentiloni, che ne deve raccogliere i cocci, non sa cosa fare.
Questa sua incapacità è resa manifesta dal modo in cui rappattumerà i 3,4 miliardi imposti da un soviet più preoccupato di non favorire i "populisti" che di far realmente rispettare il proprio diktat.
Così le due debolezze , Gentiloni e Juncker, hanno fatto un minuetto in cui il primo finge di agire sul debito e il secondo finge di credergli.
Ma Gentiloni colpendo la solita benzina e millantando recuperi favolosi "dall'evasione", non risolve alcun problema.
Lo rimanda al prossimo governo che, se potrà, lo rimvierà a quello successivo, in un "tirare a campare" di andreottiana memoria.
Ma i debiti vanno pagati e il nostro, causato dagli inciuci nella prima repubblica di democristiani, socialisti e comunisti (ora praticamente tutti all'interno dello stesso partito: pci/pds/ds/pd che se dovesse restare al potere impegnerebbe anche quello che non c'è più tanta è la voglia di spendere denaro pubblico come ci ha dimostrato Renzi) è un debito stratosferico che può essere pagato solo con una politica di severo contenimento della spesa, di taglio dei bilanci pubblici e degli stipendi dei dipendenti pubblici, la soppressione delle regalie per immigrati e associazioni "umanitarie" e dalla vendita di beni dello stato, a cominciare dalla Rai.
Insomma una azione che potrebbe svolgere solo un Uomo Forte.
Certo non Gentiloni, nomen omen.
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