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No alla deriva

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23 ottobre 2025

La leadership consolidata della Meloni


Giorgia Meloni dovrebbe dare più spesso soddisfazione ai cattocomunisti che, ogni giorno, più volte al giorno, le chiedono di "riferire in parlamento".

Ogni volta che si presenta, infatti, riesce a contrapporre i fatti del buon governo del Centro Destra, alle evanescenti parole delle opposizioni, tanto che queste ne escono sistematicamente asfaltate.

E' evidente la scuola in cui si è formata la Meloni, quella della militanza di base, in un partito cui aderire era, sin da quel singolo atto, una affermazione di personalità indipendente, di coraggio e di dignità.

La conoscenza dei vari dossier è un qualcosa che è stata sempre riconosciuta alla Meloni che si prepara, si documenta e poi parla, a differenza di chi crede ancora di esibirsi in una assemblea studentesca dove l'importante è infilare una parola dietro l'altra, a prescindere dal significato e dal contenuto, tanto poi nessuno si ricorda quello che si è detto e tutti vanno per la loro strada.

Ma la Meloni, quando parla, quando comunica, non si limita a stroncature micidiali verso gli oppositori, fornisce anche ai suoi Elettori indicazioni sul percorso intrapreso e sulla linea di condotta che il Governo che abbiamo votato intende perseguire.

Così, anche questa volta, c'è stata, sì,
la riaffermazione del sostegno a Kiev (cosa che a me non piace), ma ci sono state anche precise indicazioni di una posizione solida del nostro Governo su temi rilevanti come:

- nessun riconoscimento del fantomatico stato palestinese, finchè Hamas non abbandonerà il campo;

- nessun soldato Italiano sarà mandato in Ucraina;

- la gestione degli asset economici russi deve continuare, ma senza espropri;

- la revisione del percorso per la transizione verde;

- nessuna concessione al cambiamento delle regole dell'unione con l'abbandono del principio di unanimità.

Questo ultimo punto è particolarmente importante perchè ci dice che, dopo il "no" al mes (che oggi sappiamo avremmo pagato per salvare la Francia e Macron, ma anche per le banche tedesche), l'Italia mette sul tavolo un altro "no" di peso, quello dell'abbandono del principio di unanimità, che metterebbe a rischio molti interessi nazionali.

Ed è un "no" significativo perchè ricordo come Mattarella si sia più volte espresso per una evoluzione delle regole europee che portino a maggiore cessione di sovranità e all'adozione del principio di maggioranza.

E' vero che notizia la fanno gli scontri e le strinate che si prendono la Schlein e compagni quando cercano il dibattito con la Meloni, ma questi argomenti, meno urlati, meno sensazionalisti, che sicuramente fanno vendere meno copie ai giornali, rappresentano l'essenza di un Governo che agisce nell'interesse della Nazione e degli Italiani e non a sostegno di principi vuoti che, poi, si ritorcono contro di noi.

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