Al momento in cui scrivo si conosce solo la presunta motivazione "razzista" della strage di El Paso (Texas).
E così, in abbinata con la retorica antirazzista, ci è stata propinata analoga retorica contro le armi.
Ma la colpa non è delle armi che, al contrario, se le avessero possedute tutti i cittadini coinvolti nelle sparatorie, avrebbero consentito di reagire e probabilmente di limitare i danni.
Chi, infatti, vuole fare una strage, commettere una rapina, usare violenza, trova sempre il modo per procurarsi le armi.
Una legge che faccia divieto ai cittadini di possederle, li obbliga in una condizione di inferiorità di partenza, li (ci) rende inermi davanti a qualsiasi aggressore, anche se armato di un semplice taglierino, come illustrano le cronache di rapinatori isolati che riescono a farsi consegnare il denaro nelle agenzie bancarie sotto la minaccia del solo taglierino.
Una legge, invece, che favorisca il possesso, la conoscenza, l'addestramento e l'uso consapevole di un'arma, favorirebbe la riduzione della criminalità e consentirebbe ai più di operare per limitare i danni che un delinquente o un folle (che l'arma riuscirebbe sempre a trovare) possono provocare.
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