Conte, nel suo pistolotto di fine anno, ha dato il meglio dimostrando di essere peggio di quanto si potesse immaginare.
Non tanto per i fiumi di parole vuote mirate solo a stordire una platea di giornalisti priva di qualsiasi velleità di porre domande vere, quanto per l'ennesimo attacco, gratuito e vile, a Salvini
Un attacco evidentemente figlio degli impegni che, da valvassino dell'unione sovietica europea, rientra nei compiti che gli sono stati affidati di frenare ogni possibile elezione che porterebbe l'Italia ad affrancarsi dalla sudditanza a Berlino e Parigi.
Abbiamo tutti studiato come, con l'eccezione della Serenissima Repubblica di Venezia, quando l'Italia era divisa "in volghi spregiati" i signorotti locali si prestavano, per mantenere il loro piccolo potere locale, a genuflettersi davanti ai potenti d'Europa.
Vizio tradotto dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale nel detto: viva la Franza, viva la Spagna, purché se magna.
Conte riesuma quella storia da sudditi e la ripropone nell'Italia di oggi, confidando nella complicità di una stampa di regime e nell'interesse dei privilegiati di continuare a mantenere i loro privilegi.
Il tutto contro l'interesse di un Popolo e di una Nazione che vedono anche sbarcare quotidianamente orde di clandestini da mantenere, allogiare, curare, istruire e sono abandonati anche dalla chiesa che si alinea alle consortefie affaristico e finanziarie mondiali, per trasformare l'Italia nela discarica d'Europa.
Ce ne sarebbe abbastanza per una vera rivoluzione.
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