Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

10 maggio 2019

Nessun bavaglio fermerà le Idee


Oggi, grazie a quegli autentici geni della sinistra cattocomunista, lo so e, come me, lo sanno sicuramente altre migliaia di Italiani.
Alcuni dei quali si saranno sicuramente presi il disturbo di ricercarne il sito (https://altafortedizioni.it/) per curiosare negli scaffali virtuali ed apprezzare alcuni titoli interessanti, su argomenti di attualità, sociali e storici, finalmente affrontati con un taglio diverso da quello, parruccone, cui siamo abituati dalla stampa e dalla radiotelevisione di regime.
Mi sono quindi iscritto alla Newsletter per essere sempre informato delle novità.
Il passo successivo, che per me sarà nel prossimo fine settimana, sarà quello di effettuare un paio di acquisti: uno per solidarietà e l'altro per l'interesse che mi hanno suscitato alcuni titoli.
Così quelli che vorrebbero imporre il bavaglio alle Idee sono serviti solo a dare diffusione nazionale ad una Casa Editrice che, senza tutta questa pubblicità, sarebbe rimasta di nicchia, conosciuta da pochi addetti ai lavori.
Nei secoli in tanti hanno provato a fermare le Idee e nessuno ci è mai riuscito.
Possono solo riuscire a rallentarne la diffusione, rendendola più complicata, ma le Idee, quelle sì, superano i muri, anche quelli dell'ignoranza e del fanatismo.




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09 maggio 2019

Un rovescio salutare


Conte ha estromesso Siri, sposando il giustizialismo grillino.
Salvini e la Lega non fanno cadere il governo.
Personalmente sono abituato a rispondere a tono alle offese, quindi non avrei lasciato perdere in nome del principio sintetizzato dalla frase "muoia Sansone con tutti i Filistei".
Ma Salvini ha deciso diversamente e credo meriti fiducia anche in questa scelta.
In ogni caso ci sono almeno tre insegnamenti che emergono dalla vicenda della esautorazione di Siri.
1) Di Maio e i grillini non sono soci affidabili, unendo alla loro acclarata incompetenza anche un giustizialismo che offende il primo e più elementare principio di Giustizia: siamo tutti innocenti, finchè non sarà provata, con sentenza passata in giudicato, la nostra colpevolezza.
2) Le inchieste che spuntano come funghi in tutta Italia e che sembrano far parte di un'unica strategia per circondare ed assediare la Lega, impedendole di occuparsi di cose serie, dei problemi degli Italiani (bloccare l'immigrazione, legittima difesa, rottamare anche il resto della Fornero, ridurre le tasse ad una unica aliquota uguale per tutti, dare autonomia alle regioni) dimostrano che chiunque sia il Leader del Centro Destra, purchè non si presti a fare il cagnolino da salotto della sinistra, sarà sempre oggetto di attenzioni da parte di quella magistratura che si preoccupa più di dell'attività dei politici che delle azioni criminali di ladri, rapinatori e scippatori.
3) Il terzo insegnamento è un corollario dei primi due. Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo votare Salvini e la Lega perchè, possibilmente da una maggioranza assoluta, possano agire, forti di un mandato popolare incontrovertibile, superando le resistenze di grillini, magistrati, euro cattocomunisti e burocrati dell'unione sovietica europea.


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08 maggio 2019

Fuga dal confronto


A Torino la sinistra scappa dal confronto delle idee e preferisce cercare di tappare la bocca ricorrendo alla repressione giudiziaria.
Per parafrasare un certo Ezra Pound si potrebbe dire che chi scappa dal confronto di idee, o non vale nulla lui o non valgono nulla le sue idee.




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07 maggio 2019

Un inno all'odio e alla vendetta


Camilla Lackberg è una scrittrice svedese di gialli.
La sua fortuna è stata una serie ambientata in una città di provincia dal nome inscrivibile e, per me, anche impronunciabile, dove si reca a vendere la casa dei genitori morti una giornalista scrittrice, con l'idea di tornarsene a Stoccolma.
Invece resta, si sposa e si diletta come una giovane Miss Marple.
Come tutti i romanzi svedesi, viene smitizzata la Svezia del nostro immaginario collettivo, sfigati che vivono in case fredde e piccole, stipendi da fame, privazioni, contrapposti a ricchi sfondati, la cui ricchezza ha sempre un'origina dubbia e, per tutti, droga, perversioni, tristezza.
La Lackberg, però, ha piccole quantità di tutto ciò, mentre la trama è (era) intrigante.
Fino al 2017, quando ha abbandonato i personaggi che l'hanno portata al successo per scrivere in sequenza due romanzi "Donne che non perdonano" (2018) e "La gabbia dorata" (2019).
In entrambi i romanzi una o più donne si coalizzano per uccidere/incastrare uno o più uomini e, trullallero, trullalà, vissero felici e contente.
Probabilmente è l'effetto del neofemminismo e di tutta la sbornia che ne è seguita, con le denunce per presunte violenze, presentate a venti e più anni di distanza dall'asserito evento.
Non viene in mente alla Lackberg di aver scritto due romanzi che sono un vergognoso inno all'odio e alla vendetta.
Si sprecano le denunce e la richiesta di introdurre nuovi reati "a tutela delle donne", ma poi una donna, che dovrebbe rappresentarle in quanto donna colta, di successo, non trova di meglio che rappresentare la vendetta come soluzione catartica.
Non si accorge, costei, che le stesse motivazioni che pone a base dell'azione delle sue protagoniste di carta, possono essere tranquillamente applicate, come giustificativi, in qualunque situazione in cui sia l'uomo ad essere vessato dalle convenzioni e dalle leggi, come, ad esempio, per l'affidamento dei figli e gli assegni di mantenimento che mandano letteralmente per la strada tanti uomini.
Ma, soprattutto, la Lackberg, nella sua foga femminista, non si accorge che, sdoganando per le donne odio e vendetta, li sdogana non solo per gli uomini, ma anche per altri aspetti della vita, come il lavoro, lo sport e la politica.
Se è questo che si vuole, allora lo si dica chiaramente e vinca il più forte.





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06 maggio 2019

La presunzione di comando di chi non ha i voti


Con il senno di poi dobbiamo dire che è stato un errore accettare che al governo entrassero dei "tecnici" per rabbonire Mattarella.
La Trenta al ministero della difesa è imbarazzante, Moavero agli esteri inconsistente e Tria all'economia svolge il ruolo di Cerbero dei conti pubblici in ossequio alle disposizioni dell'unione sovietica europea.
Ma l'errore più grande di Salvini è stato quello di accettare Conte come premier, cioè un personaggio che già era nella lista dei ministri grillini.
A quel punto sarebbe stato molto meglio avere Di Maio come premier, acquisire i ministeri più importanti e imbarcare al governo anche la Meloni come era nella proposta dei cinque stelle in cambio di Palazzo Chigi.
Ma del senno di poi sono piene le fosse e così oggi Salvini non solo deve far fronte all'offensiva giustizialista dei grillini che cercano di recuperare voti (in ogni caso li recupererebbero agli auro cattocomunisti e non sarebbe male), non solo deve difendere il decreto Sicurezza dall'aggressione dei magistrati ideologizzati, ma deve anche confrontarsi con la presunzione di comando di chi, senza voti, si crede investito dei diritto divino di decidere le sorti di un sottosegretario e anche i tempi di realizzazione di quanto compreso nel contratto di governo.
Ho già scritto cosa fare se Siri dovesse essere revocato, aggiungo che se fossi Salvini davanti alla melina di Conte e dei grillini su flat tax e autonomia regionale, lascerei perdere le pur valide iniziative sulla castrazione chimica dei pedofili e il ripristino del grembiule a scuola, per presentare e far mettere ai voti la realizzazione di flat tax e autonomia hic et nunc.
E se il consiglio dei ministri dovesse anche solo rinviare, denunciare la violazione del contratto di governo e far cadere il governo.
Così è sistemata anche la vacua battuta di Di Maio secondo il quale non si fa cadere un governo per una poltrona.
Invece lo si fa, lo si deve fare, perchè la poltrona è un mezzo per realizzare un programma e se poi il programma non viene realizzato si fa cadere il governo augurando a Conte buon viaggio e così sia.

P.S.: quello che scrivo, ovviamente, ha valore se i resoconti e i retroscena che vengono pubblicati sui quotidiani sono veri e io continuo a nutrire forti dubbi sulla trasparenza dell'informazione dei quotidiani e dei radiotelegiornali.




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05 maggio 2019

Siri non deve dimettersi


Ho piena fiducia nelle scelte tattiche e strategiche di Salvini e non potrebbe essere altrimenti verso un leader che ha portato il suo partito dal 3% al 17% del 4 marzo 2018 ed ora veleggia nei sondaggi al 30%.
Ciononostante non rinuncio a dire la mia, del resto è questa la opportunità che offre la Rete, una valvola di sfogo in cui ognuno esprime le sue aspirazioni ideali, senza dover fare i duri conti con la realtà politica.
Così, sul caso Siri, io farei cadere il Governo.
A prescindere da ogni valutazione sul fatto attribuito al senatore leghista (nessuno di noi ha in mano le carte per giudicare) la mia è una valutazione di merito generale: non si deve permettere che un qualsiasi magistrato, indagando su qualcuno, lo obblighi a dimettersi o a non candidarsi, superando la scelta degli Elettori, cioè del Popolo.
Un fatto del genere è contrario ad ogni etica giuridica e al basilare principio della presunzione di innocenza.
Quindi Siri, che lavora bene e riesce anche a tener testa agli avversari (sempre in numero superiore) nelle trasmissioni televisive (e forse è un bersaglio proprio per questo) ed è soprattutto il primo teorico della flat tax, deve restare al suo posto.
Se i grillini vorranno a maggioranza rimuoverlo, Salvini e tutti i ministri e sottosegretari della Lega dovranno lasciare il Governo.
Anche se Mattarella non ci chiamerà mai anticipatamente alle urne.
Anche se dovesse poi uscirne un governo tra grillini ed euro cattocomunisti o di "tecnici", contro il quale caricare comunque a testa bassa, perchè sia il primo che il secondo agirebbe sui temi essenziali contrariamente ai voleri del Popolo, aprendo i porti e le porte ai clandestini, aumentando le tasse per pagare le clientele anche degli immigrati (vedi i rimborsi per caritas e coop che gestiscono i campi di raccolta), ripristinando la feroce legge Fornero sulle pensioni, abolendo le leggi che, almeno sulla carta visto che non sembra siano applicate dai magistrati ma bensì interpretate, dovrebbero garantire più sicurezza e la legittima difesa dei cittadini vittime di furti, scippi e rapine.
Siri, dunque, non deve dimettersi, neppure se in cambio i grillini offrissero l'immediata approvazione della flat tax e delle autonomie locali.
La presunzione di innocenza e la supremazia della volontà popolare su quella di un singolo magistrato, sono principi troppo rilevanti per essere merce di scambio.



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04 maggio 2019

Fino a quando dovremo sopportarlo/i ?


La saggezza popolare invita alla calma che è la virtù dei forti e a sedersi in riva al fiume dove passeranno i cadaveri dei nostri nemici.
Ma intanto quelli ci distruggono l'Italia.
A Bologna un magistrato, invece di applicarla, ha interpretato la legge (di Salvini) sulla sicurezza (di tutti noi) e impone di concedere la residenza a due immigrati.
Intanto altri magistrati si danno da fare per indagare chi si difende.
A Modena arriva Salvini per un legittimo comizio e la canea rossa si scatena, pur di impedire non tanto a lui di parlare, quanto ai cittadini di andarlo ad ascoltare, distruggendo beni pubblici e privati.
Però a sinistra si agitano se in televisione viene proposto un servizio che dà conto di una civilissima, silenziosa, pacifica manifestazione a Predappio in onore del Duce.
Ma, si sa, quelli guardano il granello di polvere nell'occhio altrui e non vedono la trave nel loro.
Poi l'Istat dice che il nostro è un paese rancoroso e che odia ?
Vorrei vedere che così non fosse quando ci si rende conto che votare non basta, perchè anche quando si vince, cercano di ribaltare in modo surrettizio la volontà popolare.
Per forza cresce l'odio e crescono le divisioni e i rancori.
E allora si torna alla domanda del titolo: per quanto tempo ancora dovremo sopportare tutto ciò e chi lo provoca, rifiutandosi di riconoscere la legittimità della volontà popolare manifestata con il voto ?



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03 maggio 2019

La cgil guarda al passato


Il primo maggio è una ricorrenza che, nonostante il cappello messoci dai comunisti prima e dagli euro cattocomunisti adesso, è rappresentativa, tanto a destra quanto a sinistra, di una etica per altri aspetti dimenticata, celebrando il valore del lavoro.
Non esistono quindi, se non nella mentalità contorta ed annebbiata di qualche fazioso estremista, distinzioni di appartenenza partitica.
Il livello cui è precipitata la trimurti sindacale e la cgil in particolare è quindi offerto dal suo segretario di recente nomina.
Se pensavamo che con Cofferati e poi con la Camusso la cgil si fosse allontanata dalla dignitosa levatura di Di Vittorio e Lama, è perchè non avevamo ancora visto all'opera il signor Landini.
I suoi interventi nelle trasmissioni di informazione economica, oltre ad offrire momenti di autentica comicità, proiettano l'immagine di un sindacato che arretra ai vecchi slogan del secolo scorso e che si preoccupa più degli stranieri che degli Italiani che, anzi, vorrebbe far tacere.
Leggo infatti che nel comizio a Bologna, Landini avrebbe invitato Salvini a chiudere le sedi di Casapound e non i porti.
Così abbiamo capito che per Landini democrazia, significa sopprimere la Libertà di opinione di chi non la pensa come lui e lasciare che l'Italia sia invasa dai clandestini.




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02 maggio 2019

Informazione inaffidabile, esperti smentiti, cattocomunisti biliosi


Anche se mi ero ripromesso di non guardare più le trasmissioni di informazione politica ed economica, la forza dell'abitudine non mi consente di non accendere la televisione alle 18,30 e, quanto meno, ascoltare il tg24 economia.
Una trasmissione una volta abbastanza obiettiva e divulgativa, oggi trasformata nel megafono dell'euro cattocomunismo del pci/pds/ds/pd e nella gogna mediatica per i malcapitati esponenti governativi gialloverdi (che dovrebbero rifiutarsi di prestarsi ad un gioco impari).
Martedì sera, ad esempio, ho ascoltato le teorie di un politico del pci/pds/ds/pd che, verde e giallo perchè era stato chiamato a commentare l'inaspettato incremento del Pil e dell'occupazione, ha rilanciato (?) su maggiori poteri per l'unione sovietica europea da trasformare in stato federale da confederale (?) quale sarebbe adesso.
Non pago si è lanciato contro la flat tax sparando cifre e, ad un certo punto, ha affermato che chi ha un reddito basso (mi sembra di aver capito sui ventimila euro) dalla flat tax guadagnerebbe "solo" milleduecento euro, mentre chi ha più di un milione (si sa, sono legioni  ... ) ne guadagnerebbe quattrocentomila.
A parte la inconsapevole spocchia di chi definisce "solo" milleduecento euro, chissenefrega se c'è chi guadagna più di me ?
La flat tax serve a restituire ai cittadini i loro soldi, ovviamente in proporzione al loro reddito, perchè ognuno di noi possa spenderli come meglio desidera e non li veda utilizzati in base alle priorità altrui.
Sono soldi che, restando nelle tasche di chi li produce e guadagna, consentono un aumento della capacità di spesa e, quindi, rimuoverebbero l'onere di non aumentare l'iva: ognuno paghi i beni e servizi di cui lui fruisce, senza scaricarne il costo su chi non ne usufruisce.
Ottimo Borghi (uno che non si fa mettere i piedi in testa dagli sproloqui di chi sfrutta anche la sponda dei conduttori) che ha puntualmente risposto, anche se mi meraviglio che, ancora, il Governo non si decida ad abolire i famigerati "ottanta euro" che costano a tutti noi dieci miliardi all'anno, ma di cui beneficia solo una minoranza di cittadini, tra l'altro già con un loro reddito.



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01 maggio 2019

I giullari dell'antifascismo


E' noto che quando la sinistra è a corto di idee (e succede spesso) si butta sull' "usato sicuro", l'antifascismo che mostra però l'usura del tempo.
Il Tgr dell'Emilia Romagna ha realizzato un servizio di neppure 90 secondi sull'omaggio reso a Predappio a Benito Mussolini in occasione del 74° anniversario della sua morte.
Una manifestazione che, per volere della famiglia, si è svolta in modo composto, ordinato, rispettoso anche degli oggetti di arredo urbano, pubblici e privati.
Di tanto ha dato conto il Tgr, mostrando anche quei pochi attimi con il richiamo al Duce ed il saluto romano.
Sono subito insorti gli antifascisti in servizio permanente effettivo, chiedendo "spiegazioni" e blaterando in modo contorto sul come si deve informare su simili manifestazioni, dandomi la netta sensazione che, a prescindere da come realmente si svolgono, debbano essere descritte in modo non solo critico, ma anche proiettando quanto più disgusto nel prossimo.
A prescindere dalla realtà, quindi confermandoci l'inaffidabilità degli organi di informazione "ufficiali".
Il giorno dopo a Milano si celebrava l'anniversario della morte di Sergio Ramelli.
Il prefetto (sbagliando) aveva vietato cortei (salvo poi una parziale marcia indietro) e la Polizia era stata comandata per impedirli.
Così, un gruppo di pacifici manifestanti, che avrebbe onorato la memoria di un Caduto nelle guerra civile degli anni settanta dello scorso secolo, è stato "contenuto" nonostante fosse presento solo per affermare il legittimo diritto a manifestare una Idea.
Nella stessa giornata la stampa dava ampio risalto all'arresto di due esponenti di Casapound, accusati di "stupro di gruppo".
La vicenda è stata presentata probabilmente come i dirigenti Rai avrebbero voluto fosse presentata anche la giornata del 28 aprile a Predappio, mettendo in risalto ogni aspetto più deteriore e ponendo l'accento sul fatto che si tratta di militanti di Casapound.
Una scelta ben precisa che non si ritrova quando ad essere protagonisti di simili episodi sono immigrati, richiedenti asilo, profughi, rifugiati, clandestini.
Come nel caso di Bologna, dove un immigrato tunisino ha cercato di stuprare una donna e poi ci ha riprovato con un'altra o nel caso di Fano che ha visto come protagonista un richiedente asilo afghano.
Piccoli trafiletti, sempre in cronaca, mai in pagina nazionale e comunque relegati in fondo ad altre notizie.
Giullari dell'antifascismo, li chiamo, tutti quelli che hanno la reazione compulsiva appena odono le parole d'ordine di una propaganda che continua a creare barriere tra Italiani.
Gente che vuole costruire ponti e non muri, ma solo verso gli immigrati, contro gli altri Italiani che, in numero sempre maggiore, aprono gli occhi e, senza tanto rumore, ignorano gli editoriali dei Soloni della stampa e votano secondo coscienza.




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