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No alla deriva

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24 agosto 2005

Elogio del Colonialismo

La vulgata sinistra ha manipolato la Storia ai propri fini propagandisti e non sembra esserci alcuna differenza tra le “correzioni” che venivano apportate alle vicende storiche dal protagonista di 1984” e quanto viene propalato ad arte dalla sinistra.
Al punto che è ragionevole ritenere che molti a sinistra siano effettivamente convinti che le cose stessero realmente come le hanno raccontate loro.

E’ così per la Guerra di Secessione Americana (più propriamente Guerra Civile o, meglio, Guerra fra Stati) influenzata dallo zio Tom della Stowe che nella sua capanna ha ospitato una miriade di luoghi comuni.

E’ così per la “caccia alle streghe” e l’Inquisizione come per la guerra nel Vietnam, le stragi in Italia che sono, per default, “Fasciste” anche senza prove, è così per il Ventennio.

E’ così anche per il Colonialismo, che sembra essere la causa di tanti masochismi e sciocchi sensi di colpa instillati nelle menti più deboli.

Diciamolo subito: il Colonialismo fu una pagina della nostra Storia di cui non solo non abbiamo alcun motivo di vergognarci, ma anzi possiamo andarne legittimamente fieri.

Se infatti pensiamo a quanti secoli sono stati necessari ai nostri Avi, quante sofferenze, quanti errori, per costruire la Civiltà di cui tutti adesso possiamo godere, non è possibile negare l’impatto positivo e l’accelerazione impressa nelle Colonie dalle amministrazioni Occidentali.

Chi ha diffuso ad arte, sotto l’influsso delle tesi marxiste, la favoletta sui biechi colonizzatori che non pensavano ad altro che a derubare poveri e ingenui indigeni che vivevano, a sentir loro, in una specie di Eden, ha guardato, e in modo assolutamente parziale (la qual cosa appartiene al dna della sinistra) a quello che è stato il Colonialismo nel suo sviluppo secolare.

Se infatti abbiamo avuto diverse fasi del fenomeno coloniale (anche ben prima di quel che è tradizionalmente considerato), la costante è stata l’invio in egual misura di strumenti di guerra e strumenti di pace, di uomini di guerra e uomini di pace.
I primi per pacificare e rendere abitabile e produttivo il territorio e i secondi per costruire
.

In aggiunta alle opere materiali, abbiamo portato a chi viveva allo stesso livello dei nostri Avi, prima di Roma, anche opere dell’ingegno, conoscenze e una cultura medica.

Tutto un complesso di quelli che, con termine moderno, chiameremmo benefits e che hanno consentito, di norma, un aumento della vita media, la drastica riduzione della mortalità infantile e la possibilità di far progressivamente fronte alle esigenze fondamentali della fame e della sete, per poi rivolgersi verso il nutrimento della mente (con la conoscenza e la cultura) e aspirare a quel superfluo che rende la vita degna di essere vissuta.

Questi i reali risultati del Colonialismo di cui, peraltro, hanno beneficiato, nell’antichità, anche in quella che oggi è gran parte dell’europa, compresa l’attuale Inghilterra, con la colonizzazione Romana.

Senza dimenticare che anche nazioni oggi ricche e potenti, come Stati Uniti e Australia, sono il frutto di una colonizzazione, senza la quale gli abitanti autoctoni non avrebbero mai raggiunto i livelli che, oggi, appartengono a tali nazioni.

Senza dimenticare quanta influenza abbia avuto, anche senza una colonizzazione diretta, l’Occidente anche per nazioni come il Giappone.

Senza dimenticare, ex contrario, quanto siano regrediti i paesi, soprattutto africani, dopo la fine delle amministrazioni coloniali, con esempi che vanno dalle nostre Etiopia, Eritrea e Somalia (Libia caso a parte grazie esclusivamente al petrolio, di cui peraltro beneficia in termini concreti la sola famiglia Gheddafi) per arrivare alle recenti e meno recenti Sudafrica, Rhodesia e Angola.

E, certo, anche senza dimenticare singoli atti di ferocia e di interesse personale, sempre presenti nella storia dell’Umanità, ma che non devono e non possono assurgere a paradigma per l’intera Epopea Coloniale come fa la manipolazione storica di scuola marxista.

Possiamo quindi ben essere orgogliosi di essere Occidentali e della nostra Storia, senza immotivati complessi di colpa.

11 commenti:

Federico ha detto...

Trovo interessante il tuo post. Sono d’accordo. Sarebbe ora che si aprisse un sereno dibattito storico sulle ragioni del colonialismo e sui suoi effetti nel bene e nel male. A mio avviso andrebbe operata una distinzione non solo tra le varie stagioni del colonialismo ma anche tra le diverse politiche che i diversi paesi europei attuarono. Resta tuttavia difficile convincersi dei benefici che trassero dal dominio delle potenze industrializzate occidentali popolazioni tuttaltro che culturalmente arretrate come l’India e le nazioni figlie dell’Impero Ottomano.

Massimo ha detto...

Grazie, Federico.
India. Non era una nazione unita, adesso lo è.
Nehru, dopo l'indipendenza, fu costretto a chiedere a Lord Mountbatten, ultimo Vicerè, di restare per aiutarlo nella amministrazione ...
L'India aveva una sua civiltà, assolutamente incompatibile con quella che sarebbe diventata la società globale.
Le nazioni figlie dell'Impero Ottomano ... grande civiltà del passato ma, legata com'erano ad un religione che segna il passo da 4 secoli .... analfabetismo di ritorno ? :-)

Anonimo ha detto...

Ti consiglio di commentare il post dei "twins. Non lo condivido, ma è stimolante la discussione innescatasi. GM

Anonimo ha detto...

Ti ho ispirato eh? a presto...adesso avrei un pò da fare...

Anonimo ha detto...

una curiosità...il post dei twins, come si accede? grazie

Anonimo ha detto...

Carissimo, ovviamente io contesto quanto è espresso in questo post, fin dal titolo. Apologia del colonialismo e non Elogio "al" colonialismo. Contesto in base ad un principio molto semplice. Il rifiuto di aderire alla lezione hegeliana del Deus sive natura il rifiuto di accettare la FORZA come principio dominante del mondo reale. Il tuo discorso avrebbe rigore nel solo caso in cui fosse ammesso il principio della forza. Se escludiamo la sudditanza a tale principio non potremmo ritenere il colonialismo "positivo" (nell'accezione comune)perché, accettando i limiti propri dell'essere umano non potremmo essere i giudici di ciò che ha il diritto di essere e di ciò che non lo ha, di ciò che ha il diritto di esistere e di ciò che non lo ha. Non potremmo decidere quale cultura merita di sopravvivere e quale no. Con il tuo discorso ti ergi al di sopra di dio e decidi cosa è giusto e cosa non lo è, e la cosa tragica è che così facendo giustifichi pulizie etniche e genocidi nel nome del progresso. Non c'è qualcosa di terribilmente demoniaco e divino in quello che tu decidi? Io ti invito a riflettere, non in base alla verità storica (che non conosce se) ma in base all'etica che non può essere ridotta ad un principio di forza. Domanda pure ciò che vuoi e ti risponderò, ma la mia preparazione è filosofica, teologica e sono stata addestrata ad argomentare. Il pensiero è il mio regno.

Anonimo ha detto...

http://2twins.splinder.com/

Massimo ha detto...

Vedi, Tisbe, il mondo va affrontato com'è, non come si pensa dovrebbe essere.
La guerra è uno strumento della politica, da sempre.
E la guerra scoppia, come ho già rilevato nel post Diritto di rappresaglia, quando la politica non porta a soluzione il conflitto, perchè troppo distanti sono le mentalità che si scontrano.
Infatti non ci sono state guerre tra stati democratici negli ultimi 100 anni, ma ci sono state tra democrazie e dittature.
Lo spirito umano è quello di Ulisse: viaggiare e scoprire.
Viaggiando e scoprendo nuove terre era inevitabile venire a contatto con gruppi umani che hanno avuto un diverso sviluppo.
Senza di noi, visti i scarsi risultati ottenuti nei millenni precedenti, sarebbero ancora allo stato primitivo, con una media vita inferiore ai 40 anni ed un'altissima mortalità infantile. Con gravissimi problemi di sopravvivenza per fame e sete.
Concretamente questo è il mondo migliore possibile.
Migliore non vuol dire perfetto, ma tutti gli altri sistemi hanno mostrato di essere peggiori.

Anonimo ha detto...

Per quanto io sappia la vita media è ancora inferiore a 40anni, per quanto io ne sappia ancora nel mondo si muore di sete e di fame (posso fornirti le statistiche)...da loro, nelle colonie, depauperate dei propri beni per consentire a NOI ( e dico noi) di vivere nel superfluo. Gli Usa portano solo schifo: il cunsumismo; e non portano né cultura, né principi (vedi arabia saudita...alleata degli states dove i diritti umani sono solo per burla). Io aderisco ad un grande principio della cultura occidentale (che gli usa non hanno fattp proprio), il principio kantiano secondo il quale un UOMO è sempre FINE e mai mezzo. La guerra degrada gli essere umani a mezzi, e questo è immorale, non per la legge degli uomini, non per la legge di dio, ma per la legge della VITA.

Massimo ha detto...

Tisbe tutte le statistiche che puoi portare non potranno mai occultare il fatto che noi abbiamo portato cure, strumenti per coltivare e rendere produttiva terra che era abbandonata e per raccoglier l'acqua che veniva dispersa.
Grazie a noi la loro vita è migliorata, quindi aumentata nella quantità e qualità.
Pensa solo allo tsunami di dicembre: senza di noi quella sarebbe rimasta una delel tante disgrazie che avrebbe decimato anche i sopravvissuti.
Gli Stati Uniti sono il più grande paese democratico del mondo.
Sono loro stessi una ex colonia.
Gli Statunitensi sono i pronipoti di nostri avi che hanno scelto di rischiare andando a rendere produttivo il Nuovo Mondo.
Ogniqualvolta c'è un evento disastroso, gli Stati Uniti sono in prima fila per portare aiuti.
Senza di loro l'onu e le altre organizzazioni mondiali sarebbero incapaci di assumere (e far rispettare) una qualsiasi decisione.
E noi non abbiamo depauperato un bel nulla, abbiamo solo reso produttive terre altrimenti abbandonate e che sono tornate ad essere tali dopo il nostro intempestivo ritiro (a proposito: quello sì un errore degli Stati Uniti ! :-)
Sì, l'Uomo è un fine ed per il bene dell'Uomo che, quando le parole della politica sono insufficienti, è necessario passare all'aspetto sanzionatorio conuna guerra, com'è stato con la liberazione dell'Afghanistan e dell'Iraq.

Lo PseudoSauro ha detto...

Tisbe ha molte ragioni dalla sua, ma, destra o sinistra, l'analisi e' quella "corrente" manipolata da quasi 100 anni di EC cripto marxista. Non e' somigliando a P. Flores D'Arcais che ci si guadagna la patente di "colti"; quella e' una cultura, ma ce ne sono molte altre, anche se a prima vista non sembrerebbe. E' curioso il vedere persone istruite succubi senza rendersene conto della cultura marxista. E poi, parliamoci chiaro, tra la definizione di Mussolini degli USA e quella dei comunisti non c'e' proprio nessuna differenza: la condanna delle democrazie plutocratiche. Chi scrive non fa certo un feticcio della democrazia e sa che e' solo una delle fasi che seguono e precedono altre fasi ineluttabilmente, ma sa anche che il capitalismo e' plasmabile dal basso, mentre lo statalismo no. L'imperialismo e' inevitabile, dunque il colonialismo va visto in quest'ottica; ma di imperialismo non c'era mica solo quello americano... c'era quello turco, quello cinese, quello giapponese, quello sovietico, quello francese, quello olandese, quello britannico... A distanza di 3 secoli possiamo ragionevolmente dire che l'autodeterminazione dei popoli ha prodotto societa' migliori, chesso'... in Africa? Perche' li' non c'erano culture antiche come quelle orientali... La risposta e' NO. E qual'e' il risultato? che siccome noi non andiamo la', loro vengono qui, che loro fanno figli a raffica e fanno esplodere il pianeta, che dobbiamo continuare ad occuparci di loro a distanza e che la maggior parte degli aiuti se li sputtanano i rispettivi governanti a loro piacimento, salvo poi richiederci la cancellazione del debito. Allora: ma chi siamo noi? Babbo Natale? E soprattutto di fronte all'ondata immigratoria che rischia di sommergerci tutti, a che vale insistere sulla tesi del "colonialismo cattivo"?