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21 agosto 2012

Il progetto di Berlusconi resta il migliore


Non è vero (purtroppo ...) che Berlusconi abbia governato per venti anni.
E neppure per dieci.
Berlusconi ha governato sette mesi nel 1994, cinque anni tra il 2001 e il 2006 e tre anni e cinque mesi tra il 2008 e il 2011, per un totale di appena nove anni non continuativi in 18 anni e cinque mesi.
A Lui si sono alternati Dini, Prodi, D’alema, Amato, di nuovo Prodi e Monti che hanno solo saputo disfare quel che, faticosamente, era stato costruito.
Dini ha smontato la riforma delle pensioni (che pure aveva condiviso) ponendo le premesse per l’attuate dilettantesca soluzione della Fornero.
Prodi, D’alema e Amato hanno aumentato i capitoli di spesa, aumentando le tasse (per l’euro, il 5% sulle rendite catastali, l’irap, le aliquote irpef) ponendo le premesse per un aumento delle clientele beneficiate e quindi delle resistenze a ridurre la spesa pubblica.
Ancora Prodi ha nuovamente aumentato le aliquote irpef abbassate da Berlusconi nel 2005 e affossato la riforma costituzionale del 2004-2005 impedendo la riduzione dei parlamentari e una maggiore governabilità.
Non pago, attraverso il suo ministro Damiano, ha eliminato lo “scalone Maroni” nelle pensioni che era l’ultima possibilità di evitare il massacro operato dalla Fornero.
Monti ha ripristinato, aumentandola, l’ici, abolita da Berlusconi, ora imu, senza abolire le altre tasse sulla casa (tipo la tarsu), ha aumentato imposte e tasse, senza riuscire a ridurre il debito pubblico e lo spread.
Monti aspira alla santificazione, quindi ad essere riconfermato e viene in ciò supportato dalle consorterie finanziarie internazionali, le stesse che gli hanno fornito l’assist, raccolto da Napolitano, per occupare Palazzo Chigi senza preventivo voto popolare.
Ma non è il solo ad aspirare alla successione di Berlusconi.
Montezemolo, Casini, Passera, credo che persino la stessa Fornero ci faccia un pensierino e ancora Bersani, Di Pietro, Grillo, Vendola.
La platea degli aspiranti è vasta, ma nessuno propone una ricetta convincente e per lo più nessuno propone una ricetta purchessia.
Il progetto di Berlusconi del 1994, meno stato, meno tasse, più libertà, resta ancora quello più valido.
Bene le scuse (anche se non occorrevano).
Bene il nuovo partito (anche se non mi interessa il suo nome).
L’importante, però, è che, finito questo periodo di decantazione, si torni allo scontro con la sinistra, per impedire la diffusione della metastasi rappresentata da Bersani-Casini-Vendola.
Tutto quel che arriverà in più, sarà grasso che cola.


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