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26 luglio 2006

Il nome della Destra


Ne Il Giornale di ieri Angelo Mellone (non sono in grado di linkare il suo articolo che non ho trovato nel quotidiano on line) ha scritto l’ennesimo capitolo sulla Destra, sul nome che questa “aggregazione” di spiriti liberi (perché questa è una caratteristica consustanziale dell’essere “di Destra”) può avere.
E Mellone spezza una lancia contro il termine “moderato”, “partito dei moderati” che a volte è stato usato.
Contrariamente a quel che scrive Mellone non me la prendo se vengo definito “moderato”.
In realtà non mi interessa il nome che ci si vorrà dare per identificare la coalizione (“Casa delle Libertà” se la legge proporzionale ci indurrà a continuare con partiti identitari, “Partito delle Libertà” se si tornasse al maggioritario, andrebbero benissimo, ma il nostro Leader – Silvio Berlusconi troverà sicuramente, con l’ausilio di esperti di marketing, la definizione migliore) perché quel che conta è ciò che la Destra (consentitemi di chiamare genericamente così tale aggregazione) sosterrà nei suo programma da trasformare in leggi quando torneremo al governo dopo questa infausta parentesi nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Il “mio programma presidenziale” che ho già velocemente elencato credo contenga spunti sicuramente di Destra, che possono legittimamente entrare nel progetto politico che era iniziato il 13 maggio 2001.
Al centro di tutto deve esserci la persona, l’individuo, come parte di una nazione.
Quindi la sua libertà e la sua sicurezza.
Libertà per poter estrinsecare le sue capacità nei vari campi della vita sociale, delle arti e del pensiero, in modo da avere in base a quelli che sono i propri meriti e capacità.
Sicurezza, per poter vivere in una società dove gli elementi disgreganti siano messi all’indice e posti nelle condizioni di non nuocere e di non corrompere i più deboli.
Non importa quindi quale sarà il nome della Destra, purchè sia Destra e Destra vera:
liberale in economia
solidale con i cittadini in difficoltà
conservatrice nel Valori.

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5 commenti:

Ares ha detto...

Segnalo anche qui che ti autorizzo a utilizzare i miei post per il Castello. Ciao.

kalmha ha detto...

Mi piace ribadirlo anche qui: per o si è liberali per formazione mentale o non lo si è affatto!

Se lo sono, i miei atteggiamenti nella vita privata riflettono anche quella della società dove vivo.

I miei Valori e i miei valori non sono a disposizione dello stato a meno che non sia indispensabile che lo stato ne gesstisca una piccola parte in funzione della mia sicurezza personale o di quella nazionale.

Caro Massimo, forse mi sono capita solo io ma per me è talmente semplice questo concetto che penso sempre di non aver bisogno di usare grandi concetti per esprimermi.

Ciao :-)

Perla

Massimo ha detto...

Lo Stato (quello con la "S" maiuscola, non quello che ci dovrebbe rappresentare ora) è una necessità, purchè leggero, come dice Watergate.
Perla, la mia tripartizione è una semplificazione. Non credo si possa ridurre tutto a "liberale/non liberale", "rosso/nero",ma ci sono anche le tonalità sfumate. Ci può essere, a secondo del particolare periodo che si attraversa, la necessità di spingere maggiormente su una caratteristica che non su un'altra.
Per questo non sposo l'essere liberale "tutto d'un pezzo", ma guardo al singolo argomento. Da lì deduco che in economia la mia sensibilità e il mio interesse è fortemente liberale. In altri campi sono fortemente Conservatore.

Lo PseudoSauro ha detto...

Se ci lasciamo tirare dentro al giochino delle etichette e' finita... Edgardo Sogno era liberale o no? Eppure ha combattuto contro cio' che riteneva un regime illiberale... il liberale non e' mica come Tiziano Terzani o il Mahatma Gandhi... quello e' il pacifista non-violento, che e' un'altra cosa. "Moderati" a me non sta bene; "nazionalisti" invece mi starebbe benissimo, e poi non ce n'e': sono tutti internazionalisti: dai comunisti ai liberali, passando per i cattolici. Una destra sbilanciata sull'internazionalismo rinuncia ai propri valori identitari, ergo: non e' piu' "destra". Non foss'altro che per un fatto di pluralismo: un nazionalista chi dovrebbe votare, la Lega?

Massimo ha detto...

Condivido in pieno il rifiuto dell'etichetta.
A volte, però, serve per sintetizzare un concetto.
Io non sono liberale, ma condivido alcuni principi del liberalismo economico.
Non sono conservatore,ma condivido alcuni valori del conservatorismo.
Allora la formuletta "liberale in economia, conservatore nei Valori" può efficacemente sintetizzare.