Nel mio quotidiano zapping tra i blog, ho constatato quello che potrebbe diventare un pericoloso “must” per chi si considera “liberale”, un atteggiamento di profonda insofferenza verso il sindacato e, a cascata, verso il lavoro dipendente, contrapponendogli quello che viene chiamato “il popolo delle partite iva”, adottando, inconsapevolmente, una visione e divisione manichea, classista e sostanzialmente marxista della società.
Io, che liberale non sono e che preferisco definirmi puramente e semplicemente “di Destra”, non ritengo che si debba suddividere la società italiana in classi contrapposte.
So, anche per esserlo io stesso, che essere lavoratore dipendente non è sinonimo di impiegato pubblico, perché la maggior parte (oltre i tre quarti) dei lavoratori dipendenti lavorano presso aziende private.
E la stessa tendenza a identificare il sindacato con uno della trimurti confederale è fuorviante rispetto ad una realtà che ci dice come la triplice abbia un numero di iscritti, tra i lavoratori attivi, che grosso modo si attesta tra il 25 e il 30% del totale, con larghe fasce non sindacalizzate o aderenti a sindacati autonomi di categoria.
Contrapporre quindi ad un simile, variegato mondo del lavoro, facendone un unicum non esistente nella realtà, i lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori e commercianti, significa spingere i lavoratori dipendenti, anche quelli che non hanno idee di sinistra, tra le braccia della sinistra.
Spingendoveli gratuitamente, senza alcuna contropartita.
E se consideriamo che, ammesso e non concesso che non vi siano state irregolarità negli scrutini , la differenza tra la vittoria e la sconfitta è stata di 24.000 voti, si può ben capire come ignorare una platea vasta come è il lavoro dipendente, possa essere fatale per le sorti di un buon governo di Centro Destra.
Siamo abituati a dire “peste e corna” della vecchia DC e della sua gestione del potere.
In gran parte è tutto vero (basti pensare agli epigoni della balena bianca ed al loro atteggiamento ambiguo, ipocrita e ondivago, assolutamente inaffidabile per chiunque si allei con loro), ma non tutto quello che proviene dall’esperienza democristiana è da buttare.
Ad esempio a me è sempre piaciuta la teoria e la pratica “interclassista” che fece della DC un partito che trovava il suo elettorato in ogni fascia sociale, in ogni settore del mondo produttivo (e non ...), in ogni categoria.
Magari, come si diceva, nessuno diceva di votarla, ma molti nel segreto dell’urna lo facevano; potevano, si sentivano di farlo, perché non ne venivano aprioristicamente respinti.
Manca, sul versante del Centro Destra, la volontà di costruire un sindacato “di area”, come poteva essere per la DC fino agli sessanta la CISL, ma il fatto che manchi, non significa che non ci siano lavoratori dipendenti e sindacalisti già attivi che non vi aderirebbero.
La Lega, Bossi, con il Sindacato Padano, il SINPA, ha intuito queste potenzialità, anche se la spinta forte dovrebbe arrivare dal partito di maggioranza relativa, Forza Italia, i cui elettori non sono solo “il popolo delle partite iva”, ma rappresentano uno spaccato della nostra società, in ogni sua componente.
Ragioniamo sul "portare l'attacco nelle retrovie del nemico".
Io, che liberale non sono e che preferisco definirmi puramente e semplicemente “di Destra”, non ritengo che si debba suddividere la società italiana in classi contrapposte.
So, anche per esserlo io stesso, che essere lavoratore dipendente non è sinonimo di impiegato pubblico, perché la maggior parte (oltre i tre quarti) dei lavoratori dipendenti lavorano presso aziende private.
E la stessa tendenza a identificare il sindacato con uno della trimurti confederale è fuorviante rispetto ad una realtà che ci dice come la triplice abbia un numero di iscritti, tra i lavoratori attivi, che grosso modo si attesta tra il 25 e il 30% del totale, con larghe fasce non sindacalizzate o aderenti a sindacati autonomi di categoria.
Contrapporre quindi ad un simile, variegato mondo del lavoro, facendone un unicum non esistente nella realtà, i lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori e commercianti, significa spingere i lavoratori dipendenti, anche quelli che non hanno idee di sinistra, tra le braccia della sinistra.
Spingendoveli gratuitamente, senza alcuna contropartita.
E se consideriamo che, ammesso e non concesso che non vi siano state irregolarità negli scrutini , la differenza tra la vittoria e la sconfitta è stata di 24.000 voti, si può ben capire come ignorare una platea vasta come è il lavoro dipendente, possa essere fatale per le sorti di un buon governo di Centro Destra.
Siamo abituati a dire “peste e corna” della vecchia DC e della sua gestione del potere.
In gran parte è tutto vero (basti pensare agli epigoni della balena bianca ed al loro atteggiamento ambiguo, ipocrita e ondivago, assolutamente inaffidabile per chiunque si allei con loro), ma non tutto quello che proviene dall’esperienza democristiana è da buttare.
Ad esempio a me è sempre piaciuta la teoria e la pratica “interclassista” che fece della DC un partito che trovava il suo elettorato in ogni fascia sociale, in ogni settore del mondo produttivo (e non ...), in ogni categoria.
Magari, come si diceva, nessuno diceva di votarla, ma molti nel segreto dell’urna lo facevano; potevano, si sentivano di farlo, perché non ne venivano aprioristicamente respinti.
Manca, sul versante del Centro Destra, la volontà di costruire un sindacato “di area”, come poteva essere per la DC fino agli sessanta la CISL, ma il fatto che manchi, non significa che non ci siano lavoratori dipendenti e sindacalisti già attivi che non vi aderirebbero.
La Lega, Bossi, con il Sindacato Padano, il SINPA, ha intuito queste potenzialità, anche se la spinta forte dovrebbe arrivare dal partito di maggioranza relativa, Forza Italia, i cui elettori non sono solo “il popolo delle partite iva”, ma rappresentano uno spaccato della nostra società, in ogni sua componente.
Ragioniamo sul "portare l'attacco nelle retrovie del nemico".
11 commenti:
L'unico "classismo" liberale è quello che giustappone i "pagatori di tasse" (tutti i lavoratori dipendenti, indipendenti o autonomi) ai "consumatori di tasse" (la classe politica).
Ciao Mons!
Paolo
ps: i liberali non sono contro i sindacati (esiste anzi una tradizione sindacalista liberale, soprattutto in UK), ma contro i sindacati "ammanicati con lo stato" che partecipano alla gestione del potere, ottenendo privilegi per sé.
Concordo fortemente con Paolo.
Non è un problema di sindacato o di difesa dei lavoratori (ma che scherziamo?), ma di decidere cosa va difeso e cosa no.
I sindacati che difendono anche chi non fa un caxxo sono da aborrire.
Non di meno la sinistra ha avuto buon gioco a far passare la lieta novella del dolce far neinte ovuqnue.
A destra questo è più difficile perché si pensa sempre "ma perché un padrone dovrebbe difendere un ricco"?
Invece la destra ha l'ESTREMA NECESSITA' di entrare nella fabbriche e di proporsi ai lavoratori dipendenti, ma con proposte NUOVE e NON DEMAGOGICHE.
E ti assicuro che i più scontenti delle corbellerie del sindacato sono proprio i rossi.
Ed è verissimo il fenomeno che PURTROPPO molti di destra sono costretti ad iscriversi alla CGIL in mancanza d'altro.
Nessuna preclusione né divisioni in fasce.
D'altra parte il LIBERALISMO si basa sulla MERITOCRAZIA e la MERITOCRAZIA va SALVAGUARDATA e PROTETTA dagli sfruttatori siano essi ricchi siano essi poveri.
Ecco perché bisogna essere LIBERALI: proprio per non essere CLASSISTI!
Ciaoooooo
concordo sul fatto che un movimento sindacale di destra sia necessario... per difendere la meritocrazia. Anche perchè sono convinto che anche i dipendenti debbano essere "imprenditori" di se stessi" (intendo dire portandosi avanti col lavoro anzichè cullarsi sul contratto in mano e non fare nulla aspettando la fine della giornata)
...credo che il centrodestra dovrebbe innanzitutto combattere per ridurre drasticamente il numero dei dipendenti pubblici.
So che hai pensato anche a me, quando hai scritto questo post. GM
Gianmario, anche, ma non solo, anzi ultimamente il mio pensiero andava ad alomeno altri tre bloggers che hanno affrontato l'argomento nel modo, a mio vedere, sbagliato.
Van der Blog ha colto il punto del mio intervento - che proseguirà ancora in futuro - e che avevo già toccato con http://blacknights1.blogspot.com/2006/09/la-destra-del-futuro-gi-nel-presente.html#links: la presenza necessaria, sindacale anche del Centro Destra, proprio per non regalare i lavoratori dipendenti alla sinistra.
Paolo e K. La meritocrazia non è liberalismo, è buon senso. Quel che propongono i "liberali" all'eccesso è l'anarchia del mondo del lavoro e se andate a storicizzare il movimento dei lavoratori, vedrete che è sorto come una reazione ad atteggiamenti assolutisti ... poi è andato ben oltre.
Concordo con quanti contestano al sindacato una presenza debordante e clientelare (Caf, patronati, sindacati inquilini e anche proprietari) che vive dei contributi statali, con un bilancio che non deve rispettare i canoni di bilanci societari pur essendo ormai il sindacato una impresa a tutti gli effetti.
Ma questa è la legge esistente e non vedo perchè ci si debba porre nella posizione di non voler utilizzare le leggi esistenti per, ad esempio, utilizzare le agibilità che queste leggi consentono all'interno delel aziende e che vengono utilizzate anche per fare propaganda politica.
Ripeto. Ci sono decine di sindacati autonomi che aspettano solo di poter avere una sponda politica.
Perchè non farci un pensierino ?
Mah. Non credo che noi di destra ce l'abbiamo coi lavoratori dipendenti. Ce l'abbiamo con gli statali fannulloni, e credo che abbiamo ragione. E ce l'abbiamo coi sindacati che sono la testa d'ariete di quella fannullonaggine.
PS: A proposito Mons: ho approvato ad aggregare i miei post sul Castello ma non ci riesco proprio. Le mie lacune informatiche sono troppo ingenti? :-)
Vai a lavorare invece di scivere sui blog, parastatale!
Scusami Mons, ma il sindacato di destra esiste già (exCisnal/UGL), a cosa ti riferisci?
Il movimento dei lavoratori nasce in UK con una forte connotazione antistatalista. Principalmente con finalità di "mutuo soccorso", cioè di sostegno alle famiglie dei lavoratori in difficoltà.
Tempo fa scrissi anche un post, che citava un libro di Bianco/Piombini/Stagnaro secondo me utile sull'argomento:
http://passaggioalbosco.blogspot.com/2006/03/cera-una-volta-c-oggi-c-sempre-john.html .
ciao, Paolo
Una sana amministrazione statale si fonda anche su personale motivato, ben remunerato e qualificato. Si può dire che in Italia non c'è (ma è vero solo per una parte) ma non è responsabilità di chi lavora, ma chi ha fondato (e fonda tuttora) il suo potere con le clientele, assumendo per quantità, anzichè per qualità.
I sindacati hanno sfruttato la loro capacità organizzativa per rendersi parte di un sistema, nel quale hanno avuto la loro fetta di torta in cambio di chiudere un occhio e anche due sulle manovre di vertice.
Non è quindi l'idea del sindacato ad essere sbagliata, ma la sua realizzazione. Per questo è necessario realizzare un sindacato di area che torni a fare il sindacato e non una holding imprenditoriale che opera con regole di favore.
La Cisnal ora Ugl, mi aspettavo questa obiezione.
Lascio a te, Paolo, giudicare se un sindacato che dal primo sciopero generale contro il Governo Berlusconi (sciopero politico, come tutti gli altri, senza alcuna attinenza con le condizioni di lavoro delle categorie rappresentate) del 16 aprile 2002, li ha fatto tutti, facendo acquiescenza ai voleri della triplice, per ottenere, come ha ottenuto, un posto a tavola nei vari enti di derivazione e nomina sindacale, sia ancora possibile qualificare come "sindacato di destra".
Per questo insisto nel parlare di "sindacato autonomo", perchè è nell'autonomia, cioè nell'accento posto suelle rivendicazioni di categoria e aziendali che emerge la natura originaria e "pura" del sindacato.
Siro: sentiamoci in privato per l'aggregazione ;-)
Eccolo! (Ero io uno dei tre blogger? )
Sono pienamente daccordo sul fatto che non bisogna confondere il lavoro dipendente con il lavoro pubblico. Io sono fondamentalmente contrario al lavoro pubblico, perché fuori da una logica di mercato. Non ho nulla contro il lavoro dipendente (anzi lo sono anche io) . Non tutti possono avere la partita iva, altrimenti esisterebbero solo aziende individuali.
Per quanto riguarda i sindacati invece... Credo che non servano, siano dannosi e creino per forza un connubio politica-economia dannoso. Intanto non capisco la necessità di contratti NAZIONALI di categoria. Per me i contratti dovrebbero essere individuali.
Se così fosse, chi più produce viene retribuito meglio, chi non lavora peggio, e non servirebbe la contrattazione sindacale per decidere tout court quanto debbono essere pagati tutti i metalmeccanici d'Italia. Tra l'altro il costo è differente in diverse zone d'Italia e dunque il contratto NAZIONALE è inadeguato. Inoltre, parliamo del potere di sciopero? Anche qui mi lancio di prepotenza contro un tabù. Se una azienda assume "Luigi" per compiere un servizio, allora Luigi si impegna a compiere quel servizio per tutta la durata del contratto. Lo fa volontariamente e consciamente. Se ad un certo punto il contratto non lo soddisfa più, Luigi ha la possibilità di licenziarsi e cercarsi un altro lavoro, di giungere ad un accordo con l'azienda per un ritocco, di restare alle stesse condizioni. Secondo me non ha il diritto di interrompere arbitrariamente il servizio per il quale viene pagato. Ma se anche volessimo concedere questo diritto, l'azienda deve avere il diritto di assumere temporaneamente personale per supplire alle assenze da sciopero. Altrimenti le vittime dello sciopero non sono le parti in causa, ma le categorie che dipendono dal servizio per il quale si fa sciopero. Ad esempio, se si vuole mantenere il potere di sciopero, si potrebbe permettere l'assunzione temporanea con una paga superiore al normale. In questo modo, lo scioperante non riceve la giornata, che va in mano
al temporaneo. L'azienda, non è costretta a fare disservizi, ma spende di più per mantenere il servizio. E quello che ci guadagna è il precario e la cittadinanza che non subiscono i nefasti effetti dello sciopero.
PS Comunque resto dell'idea che il sindacalismo fa solo danni al mercato del lavoro. Crea disoccupazione aumentando i salari minimi al di sopra del valore di mercato, ed è troppo spesso soltanto una gavetta per la carriera politica. (Anche questa infatti fa solo danni).
Le tue affermazioni, Liberty, valgono un post ... prossimo venturo :-)
Per il momento milimito ad obiettare sulla fiducia che si ha nella meritocrazia, almeno finchè i meriti saranno lasciati al fallace giudizio umano ... :-)
Posta un commento