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20 novembre 2006

I 50 anni di Peyton Place


Il 1956 è stato un anno importante, non solo perché sono nato io … ma anche per tragici eventi politici che avrebbero potuto, se solo chi doveva capire avesse tenuto gli occhi aperti, far guadagnare all’Umanità oltre 30 anni di progresso, abbattendo, da subito, il regime ideologico più sanguinario che mai abbia calpestato il suolo terreno e per più frivoli eventi letterari.
Della repressione comunista in Ungheria abbiamo già parlato, qui, oggi, ricordo i 50 anni di Peyton Place, il fortunato romanzo di Grace Metalious che vide le stampe proprio nel 1956.
E fu subito successo.
Tanto da realizzarci subito un film, godibilissimo anche oggi, con Lana Turner.
Naturalmente sia il libro che il film ebbero un sequel e fu prodotta anche una serie televisiva.
In casa mi sembra di aver sempre visto i due romanzi (Peyton Place e Ritorno a Peyton Place) che ho tuttora in edizione Pocket Longanesi del 1965 il primo e del 1967 il secondo.
Non mi ricordo a che età li lessi, ma fu subito “amore”.
Ambedue i romanzi li ho riletti più volte e anche adesso, prima di scrivere questo post, ho effettuato l’ennesimo “ripasso”.
Così pongo subito l’unica perplessità che non sono mai riuscito a risolvere (anche perché non ho mai indagato in merito fedele all’insegnamento della mia professoressa di lettere del ginnasio, che soleva ripetere di non cercare la logica nelle opere letterararie … anche se lei si riferiva all’Iliade e all’Odissea …): come mai, nei pocket Longanesi in mio possesso, nel primo romanzo il nuovo preside che poi sposerà Constance McKenzie si chiama “Tom Makris” ed è di origine greca, mentre nel “Ritorno” si chiama Michael Rossi ed è di origine italiana ?
Sarà mica che la Metalious – morta per cirrosi epatica a seguito delle ampie bevute cui era dedita – abbia scritto il seguito senza un ripassino del primo ?O è stata una svista del traduttore di uno dei due ?O una “censura” per un qualche motivo “nazionalista” in uno dei due ?
Mah, se qualcuno conosce la risposta, non potrò che ringraziarlo (magari qualcuno che avesse voglia di leggersi i due romanzi in lingua originale).
Ma a parte questo dubbio, i romanzi si leggono bene e con interesse.
Oggi, le “scabrose” e "torbide" vicende di una piccola cittadina del New England americano, non scandalizzerebbero nessuno, a ben altre notizie – e tutte vere ! – siamo abituati: a cose ben più sconce, a cominciare da Prrrodi a palazzo chigi !
Ma nel 1956 scrivere di aborto, di legami extraconiugali, di corruzione, di ragazze madri, di un “quasi incesto”, era una rottura con una linea che aveva sempre dipinto la provincia come “tranquilla” in opposizione alla corruzione indotta dalla megalopoli (New York per definizione).
Un po’ come fu nel 1969 il film “Il commissario Pepe” con la straordinaria interpretazione di Ugo Tognazzi nei panni di un commissario che indaga (e viene trasferito) sui vizi nascosti di una cittadina veneta, dove tutto è, all’apparenza, tranquillo.
Peyton Place è stato il primo di una serie di romanzi dove la vita reale, con anche vicende di sesso, ha fatto capolino.
L’anno successivo avremmo visto la stessa operazione con Angelica di Anne e Serge Golon (una lunghissima serie che ha trovato la sua sublimazione con i film interpretati da una splendida Michele Mercier che sarà sempre l’unica, originale Angelica) in un ambientazione seicentesca.
E non possiamo dimenticare il contemporaneo “The Philadelphian” (tradotto in italiano con “L’uomo di Filadelfia” in edizione Garzanti) da cui fu tratto nel 1959 lo splendido film con Paul Newman “I segreti di Filadelfia” ed è incentrato su un altro filone caro agli Americani: la scalata sociale di immigrati (irlandesi).
Oggi siamo andati ben oltre, tracimando anche il limite del buon gusto pur aggiornato ad oggi (ricordo solo “Porci con le ali” di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice che, tutto sommato, resta ancora il migliore di tutta la paccottiglia che ha costruito un romanzo intorno alle più sfrenate libido sessuali), ma nel 1956 la Metalious, per quanto controcorrente, seppe dosare una trama solida, con l’innesto di elementi di provocazione.
Ed è rileggendo quei romanzi degli anni cinquanta e sessanta, che si riscopre il gusto della trama, che deve essere al centro di una storia.
Potrebbe essere un’idea per un Editore che voglia ancora stampare dei bei libri: una collana con i classici degli anni cinquanta e sessanta, un’operazione nostalgia che potrebbe avere anche successo.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

l'ho letto.brutto forte.molto meglio desperate houswifes..il livello imfimo è il medesimo

Anonimo ha detto...

Carissimo! Ma che bravo a ricordare quei romanzi! Li ho letti tutti anche io a suo tempo e belli o brutti che siano, hanno segnato un'epoca di risveglio e trasgressione. Certo, la provincia americana era pesante, ma la spinta a cambiare é sempre stata forte in America.
Purtroppo oggi si va troppo oltre e la trasgressione é conformista.
Hai citato anche uno dei miei preferiti: L'Uomo Di Filadelfia. Il libro innanzitutto.

Massimo ha detto...

Lontana, quei romanzi, in assenza di internet e con una televisione a due canali, hanno formato il passatempo di intere generazioni.
Anche a me L'Uomo di Filadelfia continua a piacere, ma non ho avuto il tempo per verificare se è un romanzo del 1956, come credo, e quindi ho preferito citarlo nell'ambito di un romanzo che è sicuramente uscito nel 1956.

Monica: li conservo per i prossimi 41 giorni ;-)

marshall ha detto...

Angelica è stata il sogno di tanti ragazzi d'allora.
Non ho letto nessuno dei due romanzi, e nemmeno gli altri citati; pertanto questo post mi è particolarmente gradito perchè ho avuto modo di apprendere qualcosa di cui ero quasi all'oscuro.