Ancora una volta è Marcello Veneziani ad individuare con grande lucidità il percorso che la Destra dovrebbe seguire nella sua marcia per dare all’Italia un futuro di benessere, libertà e sicurezza.
E lo fa con il suo ennesimo articolo pubblicato su Libero di sabato 21 aprile (Natale di Roma) da conservare e rileggere nel quale, commentando il compromesso storico tra gli epigoni del PCI e quelli della sinistra DC, ci illustra cosa manca a quel versante che, invece, è presente nel nostro.
Marcello Veneziani si dimostra così la punta di diamante del pensiero di Destra, che ci può consentire di superare il mercantilismo dei liberali che risolvono tutto con l’economia, restituendoci Ideali più nobili e più universali, proponendo quindi alla Destra del presente e del futuro una visione di più ampio respiro.
Veneziani individua i tre elementi essenziali di un partito:
- leadership
- progetto politico condiviso
- base omogenea.
E rileva come nessuno di questi tre elementi sia presente nella realizzazione del compromesso storico tra epigoni del PCI e della sinistra DC.
Non c’è una leadership riconosciuta.
I comunisti ne hanno almeno tre: Fassino, Veltroni e D’alema, l’un contro l’altro armati e alle loro spalle ne scalpitano almeno due (Bersani e Finocchiaro) che sembrano prodotti più di marketing che di sostanza.
Sul versante della sinistra DC il personaggio più autorevole è un … ex radicale, ex verde, ex mangiapreti, Rutelli, contrastato ferocemente da Parisi, braccio destro di Prodi e supportato (ma fino a quando ?) dal “lupo marsicano” Marini, ex sindacalista ed ora assiso alla presidenza del senato (!!!).
E giustamente Veneziani definisce Prodi come “entreneuse, ovvero intrattiene nell’attesa di un vero e riconosciuto leader … E’ solo un lassativo per liberarsi di Berlusconi”.
Ma non ci sono neppure le basi per un progetto politico condiviso.
Non hanno idee comuni sulla politica estera, non sui rapporti tra stato e chiesa, non sulle questioni morali, non sulla famiglia europea cui aderire.
Come altri hanno già sottolineato prima di me il colmo del ridicolo lo si raggiunge, nella solita abbuffata di provincialismo che impone di importare modelli stranieri, quando i comunisti si esaltano per Segolene Royal e contemporaneamente i sinistri DC tessono l’apologia di Bayrou.
E come non hanno una leadership riconosciuta, non hanno un progetto condiviso, non hanno neppure una base omogenea propositiva in positivo, in quanto ognuna delle due rispecchia le proprie radici: comunista e cattolica (ancorché “adulta” … ma alla base sono ancora allo stato adolescenziale …).
Aggiungerei che non c’è neppure una situazione di “par condicio”, perché la sinistra DC raccolta nella Margherita rappresenta solo i due terzi dei comunisti di osservanza diessina, pur scontando la defezione di Mussi.
Senza contare l’organizzazione che nei comunisti è, per tradizione, ben più efficiente di quella democristiana.
E’ quindi probabile che questo compromesso storico (sono sempre mie considerazioni) si risolva nell’annullamento della sinistra DC all’interno dei comunisti, unicamente per salvaguardare qualche posizione clientelare.
Ma torniamo a Veneziani che, prendendo spunto dalla critica rivolga al partito democratico, alla mancanza degli elementi fondanti un partito, rivolge lo sguardo a casa nostra.
Come è messo il Centro Destra in base ai tre elementi elencati ?
1) Leadership. C’è, anche se Veneziani riconosce che c’è un punto interrogativo per il futuro, ma per intanto c’è.
2) Progetto politico condiviso. Anche questo c’è, Veneziani lo chiama “un filo conduttore”, ma riesce ad elencare una serie di rilevanti aspetti nei quali il Centro Destra è compatto:
E lo fa con il suo ennesimo articolo pubblicato su Libero di sabato 21 aprile (Natale di Roma) da conservare e rileggere nel quale, commentando il compromesso storico tra gli epigoni del PCI e quelli della sinistra DC, ci illustra cosa manca a quel versante che, invece, è presente nel nostro.
Marcello Veneziani si dimostra così la punta di diamante del pensiero di Destra, che ci può consentire di superare il mercantilismo dei liberali che risolvono tutto con l’economia, restituendoci Ideali più nobili e più universali, proponendo quindi alla Destra del presente e del futuro una visione di più ampio respiro.
Veneziani individua i tre elementi essenziali di un partito:
- leadership
- progetto politico condiviso
- base omogenea.
E rileva come nessuno di questi tre elementi sia presente nella realizzazione del compromesso storico tra epigoni del PCI e della sinistra DC.
Non c’è una leadership riconosciuta.
I comunisti ne hanno almeno tre: Fassino, Veltroni e D’alema, l’un contro l’altro armati e alle loro spalle ne scalpitano almeno due (Bersani e Finocchiaro) che sembrano prodotti più di marketing che di sostanza.
Sul versante della sinistra DC il personaggio più autorevole è un … ex radicale, ex verde, ex mangiapreti, Rutelli, contrastato ferocemente da Parisi, braccio destro di Prodi e supportato (ma fino a quando ?) dal “lupo marsicano” Marini, ex sindacalista ed ora assiso alla presidenza del senato (!!!).
E giustamente Veneziani definisce Prodi come “entreneuse, ovvero intrattiene nell’attesa di un vero e riconosciuto leader … E’ solo un lassativo per liberarsi di Berlusconi”.
Ma non ci sono neppure le basi per un progetto politico condiviso.
Non hanno idee comuni sulla politica estera, non sui rapporti tra stato e chiesa, non sulle questioni morali, non sulla famiglia europea cui aderire.
Come altri hanno già sottolineato prima di me il colmo del ridicolo lo si raggiunge, nella solita abbuffata di provincialismo che impone di importare modelli stranieri, quando i comunisti si esaltano per Segolene Royal e contemporaneamente i sinistri DC tessono l’apologia di Bayrou.
E come non hanno una leadership riconosciuta, non hanno un progetto condiviso, non hanno neppure una base omogenea propositiva in positivo, in quanto ognuna delle due rispecchia le proprie radici: comunista e cattolica (ancorché “adulta” … ma alla base sono ancora allo stato adolescenziale …).
Aggiungerei che non c’è neppure una situazione di “par condicio”, perché la sinistra DC raccolta nella Margherita rappresenta solo i due terzi dei comunisti di osservanza diessina, pur scontando la defezione di Mussi.
Senza contare l’organizzazione che nei comunisti è, per tradizione, ben più efficiente di quella democristiana.
E’ quindi probabile che questo compromesso storico (sono sempre mie considerazioni) si risolva nell’annullamento della sinistra DC all’interno dei comunisti, unicamente per salvaguardare qualche posizione clientelare.
Ma torniamo a Veneziani che, prendendo spunto dalla critica rivolga al partito democratico, alla mancanza degli elementi fondanti un partito, rivolge lo sguardo a casa nostra.
Come è messo il Centro Destra in base ai tre elementi elencati ?
1) Leadership. C’è, anche se Veneziani riconosce che c’è un punto interrogativo per il futuro, ma per intanto c’è.
2) Progetto politico condiviso. Anche questo c’è, Veneziani lo chiama “un filo conduttore”, ma riesce ad elencare una serie di rilevanti aspetti nei quali il Centro Destra è compatto:
famiglia,
politica estera,
valori,
decisionismo,
diffidenza verso la cultura permissiva,
richiesta di sicurezza e di libertà,
rifiuto della sinistra e della sua politica fiscale e culturale.
3) Base omogenea. E questo è l’elemento che Veneziani individua come maggiormente identitario: “quasi tutti gli elettori di Forza Italia e di AN, buona parte degli elettori dell’Udc e della stessa Lega, si sentono nella stessa barca”.
I problemi, che ci sono, li individua nella “leadership futura” nelle “erosioni laterali di Casini e della Lega” e nella “debolezza di un ceto dirigente”.
Veneziani conclude poi con il classico “simul stabunt, simul cadunt”, cioè il bipartitismo potrà nascere e rafforzarsi se nasceranno e si rafforzeranno i due contendenti.
Se solo uno è forte e l’altro gracile, allora anche quello forte sarà destinato ad implodere per dare voce alle spinte identitarie.
Credo che Veneziani abbia perfettamente fotografato la situazione e difficilmente gli si può dar torto.
Compito di tutti noi non può che essere quello, individuata la strada e le possibilità del come percorrerla, di impegnarci perché le debolezze del Centro Destra vengano superate.
La base per il Partito delle Libertà, c’è.
Il Leader anche.
Il progetto pure.
3) Base omogenea. E questo è l’elemento che Veneziani individua come maggiormente identitario: “quasi tutti gli elettori di Forza Italia e di AN, buona parte degli elettori dell’Udc e della stessa Lega, si sentono nella stessa barca”.
I problemi, che ci sono, li individua nella “leadership futura” nelle “erosioni laterali di Casini e della Lega” e nella “debolezza di un ceto dirigente”.
Veneziani conclude poi con il classico “simul stabunt, simul cadunt”, cioè il bipartitismo potrà nascere e rafforzarsi se nasceranno e si rafforzeranno i due contendenti.
Se solo uno è forte e l’altro gracile, allora anche quello forte sarà destinato ad implodere per dare voce alle spinte identitarie.
Credo che Veneziani abbia perfettamente fotografato la situazione e difficilmente gli si può dar torto.
Compito di tutti noi non può che essere quello, individuata la strada e le possibilità del come percorrerla, di impegnarci perché le debolezze del Centro Destra vengano superate.
La base per il Partito delle Libertà, c’è.
Il Leader anche.
Il progetto pure.
7 commenti:
Interessante l'analisi di Veneziani... però devo dire che comunque i modelli del bipartitismo sono ancora troppo lontani, se pensiamo al fatto che c'è gente, da Mastella a Casini, che intende minare anche il bipolarismo...
Che macello
Scusa il disturbo, Max, ma oggi sono su una nuvoletta...e non parlo di politica.
SOLO NOI, SOLO NOI,I CAMPIONI DELL' ITALIA SIAMO NOI !
SOLO NOI, SOLO NOI,I CAMPIONI DELL' ITALIA SIAMO NOI !
SOLO NOI, SOLO NOI,I CAMPIONI DELL' ITALIA SIAMO NOI !
GRAZIE MAGICA INTER !
L'analisi di Veneziani l'ho letta anche io e la giudico fondata.
Il commento interista mi sembra un po' off topic
VdB, Veneziani fa un'analisi perfetta. Per adattarla alla realtà contingente manca solo di conoscere il sistema elettorale. Se sarà l'attuale, meglio tanti partiti identitari coalizzati. Se sarà diversa ... bisognerà pensarci. Resta il fatto che i tre elementi fondanti di un partito esistono più a Destra che a sinistra, dove sono solo un comitato di affari.
Ares. Sì, il commento di Stars è molto off topic, ma uno ogni 18 anni glielo si può concedere ... :-)
Si Massimo, un bel Veneziani.
Anche io auspico un concreto bipartitismo, che potrà essere messo in pratica solo con un sano e moderno bipolarismo.
Nella testa della Destra c'è questa volontà, ma a sinistra ?
Non ne sono così sicura, anzi...
Il che complica tutto, anche la governabilità del Paese.
Dedicato a coloro che avevano decantato la nascita della seconda Repubblica, sinistra in primis.
Stai bene ?
Concordo per sommi capi con la lettura ma sopratutto concordo con l'obiettivo; sicuramente più lineare e fattibile che non dillà a sinistra, il processo e i player non trovo siano comunque così facilmente assimilabili nemmeno a destra.
Aldilà dei piagnistei dei libertarian, casta di scarso peso chiusa nell'ammirare il proprio saggio ombelico e vaticinare - non richiesta e tantomeno ascoltata - in nome e per conto altrui, non si può disconoscere quanto siano profonde le differenze sociali tra elettorati di destra; non tanto al nord, dove sono del tutto assimilabili, quanto tra sud - dove An ha il suo bacino - e nord.
Servirebbe, e Veneziani non ne dà cenno, un patto sociale tra ceti amministrativi e produttivi per disinnescare la "questione settentrionale" (che altro non è che la lotta che sta per esplodere fortissima tra ceti assistiti e produttivi di rischio), finalizzato ad eliminare almeno le crescenti e arroganti clientele parallele sinistre - coop, sindacati, poteri locali e loro clientes.
Altrimenti quello che dice Veneziani si può fare, ma solo al nord. Che non per caso rappresenta, assieme alla Sicilia, lo zoccolo duro del voto di CDx, mentre altrove oscilla costantemente in modo poco affidabile. Per i motivi prettamente sociali sopra accennati.
ciao, Abr
ps.: non sottovalutare l'organizzazione della ex sinistra dc, ora popolari margheriti; erede della capillarità delle Coldiretti d'antàn e di forti link con la gerarchia ecclesiastica medio bassa di provincia, in certe zone (tipo il mio Veneto) tiene il passo coi Diesse d'Emilia ... non si faranno comandare nè fagocitare tanto facilmente, anzi.
Il bipartitismo è un punto di arrivo dell'evoluzione politica ed ha bisogno di personalità autorevoli. A Destra c'è, a sinistra proprio non si vede chi potrebbe essere definito non dico tale, ma appena appena ... "personalità" :-D
Monica: questo inizio "estate" è traditore ... soprattutto al mattino :-)
Abr. Analisi condivisibile. Sì, l'elettorato meridionale ha sue peculiarità, anche per la volatilità del suo voto come abbiamo ripetutamente visto. Anche se si possono riscontrare dei passi avanti. Se fosse passato il federalismo ... :-)
Quanto alla vecchia spina dorsale democristiana non sono del tutto d'accordo che sia da mettere in conto alla sinistra. Magari i vertici sì, ma la base rimane fortemente anticomunista. Questo porta al risultato che quelle organizzazioni, come già la vecchia dc, sono rette da persone di sinistra e formate da cittadini che votano Centro Destra. Soprattutto in Veneto :-)
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