Poiché l'un campo e l'altro in un sol luogo
convenne, e si scontrâr l'aste e gli scudi,
e il furor de' guerrieri, scintillanti
ne' risonanti usberghi, e delle colme
targhe già il cozzo si sentìa, levossi
un orrendo tumulto. Iva confuso
col gemer degli uccisi il vanto e il grido
degli uccisori, e il suol sangue correa.
Qual due torrenti che di largo sbocco
devolvonsi dai monti, e nella valle
per lo concavo sen d'una vorago
confondono le gonfie onde veloci:
n'ode il fragor da lungi in cima al balzo
l'atterrito pastor: tal dai commisti
eserciti sorgea fracasso e tema
(Iliade, libro IV, Omero nella traduzione di Vincenzo Monti)
Qual massíla fera
ch'allor d'insanguinar gli artigli e il ceffo
disponsi, allor s'adira, allor si scaglia
vèr chi la caccia, che da lui si sente
gravemente ferita; e già godendo
de la vendetta, sanguinosa e fiera
con le iube s'arruffa, e con le rampe
frange l'infisso tèlo e graffia e rugge:
cosí la vïolenza era di Turno
accesa, impetüosa e furibonda;
e cosí conturbato appresentossi
al re davanti, e disse: «Indugio, o scusa
piú non fa Turno: e piú non ponno i Teucri
da quel ch'è patteggiato, e stabilito,
se non se per viltà, ritrarsi omai.
(Eneide, libro XII, Virgilio nella traduzione di Annibal Caro).
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
(Orlando Furioso – Ludovico Ariosto)
S'ode a destra uno squillo di tromba;
a sinistra risponde uno squillo:
d'ambo i lati calpesto rimbomba
da cavalli e da fanti il terren
(Il Conte di Carmagnola – Alessandro Manzoni)
La guerra è da sempre musa ispiratrice di opere epiche.
Gli esempi – ne ho riportati solo quattro tra tanti – sono facilmente reperibili: è sufficiente andare con la memoria agli anni del liceo e chiunque ricorderà Autore e Opera ispirati da eventi bellici.
Le gesta degli Eroi mitologici, ma anche di personaggi realmente esistiti e che hanno informato con il coraggio un’epoca o un episodio, sono innumerevoli.
Ed ognuno è un esempio per i contemporanei e per i posteri di quel che deve essere fatto, con dignità ed onore.
Anche oggi possiamo vedere come la guerra metta a nudo l’intima essenza di ognuno, mostrando il coraggio delle proprie idee ed azioni davanti al nemico (un esempio fra tutti: Fabrizio Quattrocchi) o la pusillanimità nascosta dietro alla vuota retorica della resa pacifinta (gli esempi sono, purtroppo, innumerevoli).
La guerra non è certo il Bene e neppure un bene (solo uno sciocco auspicherebbe una guerra gratuita, per il gusto di farla e gli Eroi di tutti i tempi ci insegnano anche questo), ma può portare al Bene, perché neanche la pace, di per sé, è il/un bene se non è riempita di Sicurezza, Benessere e Libertà che si possono conseguire anche attraverso la guerra, quando l’unica alternativa è la resa.
Gli Antichi, i Romani nostri Avi, che se ne intendevano, dicevano “si vis pacem para bellum”: se vuoi la pace preparati alla guerra.
E spesso quella guerra dovevano farla per portare, sì, la Pax Romana e la Civiltà ai popoli che si erano loro opposti, ma anche e soprattutto per consolidare la loro Sicurezza, Libertà e Benessere contro le minacce nemiche.
Ed è sempre nello studio delle vicende storiche che hanno caratterizzato il progresso civile dell’Umanità che vediamo come gli stati nazionali si siano formati solo e soltanto attraverso guerre che hanno pacificato e unito e progredito.
La Francia (per unire il territorio dai Pirenei all’Alsazia Lorena eliminando nel contempo quello “stato nello stato” che erano gli Ugonotti), la Spagna (risorta con la Riconquista), il Regno Unito (che ha fatto di un’isola un Impero difeso anche di recente contro le aggressioni ai propri domini – Falklands - nel rispetto della volontà delle popolazioni locali).
Ma anche gli Stati Uniti d’America che sono passati attraverso quattro guerre (due contro gli Inglesi, una Civile e una - plurima - Indiana) combattute sul loro territorio per arrivare ad essere la potenza mondiale di oggi.
E l’Italia ?
L’Italia è arrivata ultima nel consesso degli stati nazionali.
Tante guerre tra i signorotti locali, ma nessuno a prevalere.
Solo nel XIX secolo siamo riusciti a trovare il bandolo della matassa, grazie alla diplomazia di Cavour e alle ambizioni di Vittorio Emanuele II.
E solo alla fine del XIX secolo e soprattutto nel XX secolo, con il Fascismo ma alla fine ormai delle avventure coloniali, abbiamo nuovamente (dopo l’epopea Romana) messo il naso fuori dai confini metropolitani, per tornare a diffondere civiltà.
Carl von Clausewitz sosteneva che la guerra non fosse altro che il proseguimento della politica con altri mezzi.
Concetto facilmente ribaltabile (ad esempio: la diplomazia non è che il proseguimento della guerra con altri mezzi).
Ma è un concetto che chiarisce bene quanto la guerra sia arte antica e connaturata all’uomo.
E’ giusto ricercare un equilibrio pacifico tra i popoli.
Era anche la finalità della politica Romana.
Ma è sbagliato sacrificare ad una falsa concezione di “pace”, la nostra Libertà, la nostra Sicurezza, il nostro Benessere, la nostra Terra, la Civiltà.
convenne, e si scontrâr l'aste e gli scudi,
e il furor de' guerrieri, scintillanti
ne' risonanti usberghi, e delle colme
targhe già il cozzo si sentìa, levossi
un orrendo tumulto. Iva confuso
col gemer degli uccisi il vanto e il grido
degli uccisori, e il suol sangue correa.
Qual due torrenti che di largo sbocco
devolvonsi dai monti, e nella valle
per lo concavo sen d'una vorago
confondono le gonfie onde veloci:
n'ode il fragor da lungi in cima al balzo
l'atterrito pastor: tal dai commisti
eserciti sorgea fracasso e tema
(Iliade, libro IV, Omero nella traduzione di Vincenzo Monti)
Qual massíla fera
ch'allor d'insanguinar gli artigli e il ceffo
disponsi, allor s'adira, allor si scaglia
vèr chi la caccia, che da lui si sente
gravemente ferita; e già godendo
de la vendetta, sanguinosa e fiera
con le iube s'arruffa, e con le rampe
frange l'infisso tèlo e graffia e rugge:
cosí la vïolenza era di Turno
accesa, impetüosa e furibonda;
e cosí conturbato appresentossi
al re davanti, e disse: «Indugio, o scusa
piú non fa Turno: e piú non ponno i Teucri
da quel ch'è patteggiato, e stabilito,
se non se per viltà, ritrarsi omai.
(Eneide, libro XII, Virgilio nella traduzione di Annibal Caro).
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
(Orlando Furioso – Ludovico Ariosto)
S'ode a destra uno squillo di tromba;
a sinistra risponde uno squillo:
d'ambo i lati calpesto rimbomba
da cavalli e da fanti il terren
(Il Conte di Carmagnola – Alessandro Manzoni)
La guerra è da sempre musa ispiratrice di opere epiche.
Gli esempi – ne ho riportati solo quattro tra tanti – sono facilmente reperibili: è sufficiente andare con la memoria agli anni del liceo e chiunque ricorderà Autore e Opera ispirati da eventi bellici.
Le gesta degli Eroi mitologici, ma anche di personaggi realmente esistiti e che hanno informato con il coraggio un’epoca o un episodio, sono innumerevoli.
Ed ognuno è un esempio per i contemporanei e per i posteri di quel che deve essere fatto, con dignità ed onore.
Anche oggi possiamo vedere come la guerra metta a nudo l’intima essenza di ognuno, mostrando il coraggio delle proprie idee ed azioni davanti al nemico (un esempio fra tutti: Fabrizio Quattrocchi) o la pusillanimità nascosta dietro alla vuota retorica della resa pacifinta (gli esempi sono, purtroppo, innumerevoli).
La guerra non è certo il Bene e neppure un bene (solo uno sciocco auspicherebbe una guerra gratuita, per il gusto di farla e gli Eroi di tutti i tempi ci insegnano anche questo), ma può portare al Bene, perché neanche la pace, di per sé, è il/un bene se non è riempita di Sicurezza, Benessere e Libertà che si possono conseguire anche attraverso la guerra, quando l’unica alternativa è la resa.
Gli Antichi, i Romani nostri Avi, che se ne intendevano, dicevano “si vis pacem para bellum”: se vuoi la pace preparati alla guerra.
E spesso quella guerra dovevano farla per portare, sì, la Pax Romana e la Civiltà ai popoli che si erano loro opposti, ma anche e soprattutto per consolidare la loro Sicurezza, Libertà e Benessere contro le minacce nemiche.
Ed è sempre nello studio delle vicende storiche che hanno caratterizzato il progresso civile dell’Umanità che vediamo come gli stati nazionali si siano formati solo e soltanto attraverso guerre che hanno pacificato e unito e progredito.
La Francia (per unire il territorio dai Pirenei all’Alsazia Lorena eliminando nel contempo quello “stato nello stato” che erano gli Ugonotti), la Spagna (risorta con la Riconquista), il Regno Unito (che ha fatto di un’isola un Impero difeso anche di recente contro le aggressioni ai propri domini – Falklands - nel rispetto della volontà delle popolazioni locali).
Ma anche gli Stati Uniti d’America che sono passati attraverso quattro guerre (due contro gli Inglesi, una Civile e una - plurima - Indiana) combattute sul loro territorio per arrivare ad essere la potenza mondiale di oggi.
E l’Italia ?
L’Italia è arrivata ultima nel consesso degli stati nazionali.
Tante guerre tra i signorotti locali, ma nessuno a prevalere.
Solo nel XIX secolo siamo riusciti a trovare il bandolo della matassa, grazie alla diplomazia di Cavour e alle ambizioni di Vittorio Emanuele II.
E solo alla fine del XIX secolo e soprattutto nel XX secolo, con il Fascismo ma alla fine ormai delle avventure coloniali, abbiamo nuovamente (dopo l’epopea Romana) messo il naso fuori dai confini metropolitani, per tornare a diffondere civiltà.
Carl von Clausewitz sosteneva che la guerra non fosse altro che il proseguimento della politica con altri mezzi.
Concetto facilmente ribaltabile (ad esempio: la diplomazia non è che il proseguimento della guerra con altri mezzi).
Ma è un concetto che chiarisce bene quanto la guerra sia arte antica e connaturata all’uomo.
E’ giusto ricercare un equilibrio pacifico tra i popoli.
Era anche la finalità della politica Romana.
Ma è sbagliato sacrificare ad una falsa concezione di “pace”, la nostra Libertà, la nostra Sicurezza, il nostro Benessere, la nostra Terra, la Civiltà.
Non è solo sbagliato, ma non ne abbiamo neppure il diritto nei confronti di chi ci ha preceduto e di chi, da noi, riceverà il testimone.
4 commenti:
Ottimo, ma temo che anche la Destra abbia ormai abdicato in favora della concezione economicistica dell'Uomo. In tal caso i parametri classici non hanno piu' alcun senso, infatti non li capisce piu' nessuno.
Grande post.
Permettimi, nel giorno della sua morte, di rendere onore a Fabrizio Quattrocchi che tu meritoriamente ricordi.
Un abbraccio
Fabrizio Quattrocchi è un Eroe di oggi.
E' bene ricordarlo e ammirare il suo gesto sicuramente educativo nei confronti dei nostri giovani.
Sauro, la Destra siamo anche noi e finchè avremo voce non ci sarà appiattimento, ma cercheremo la sintesi tra i Valori Ideali di una Destra Identitaria e la realtà di un mondo economicamente globalizzato.
Bellissimo il pezzo dell'Ariosto.
M'hai messo voglia d'andarmi a leggere tutta l'opera.
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