Dopo aver suonato le campane a festa per l’intervenuto accordo, pronube Prodi, per il contratto del pubblico impiego, la trimurti sindacale ha nuovamente le armi al piede e propone l’ennesima minaccia di sciopero perché si sarebbe accorta che l’intesa è stata “tradotta” con una perdita secca di 9 euro sulla media di aumenti e con il “blocco” della contrattazione integrativa.
Ho qualche dubbio che tale “scoperta” non fosse già evidente nel momento del mediatico accordo, ma tant’è, questa volta la triplice ha ragione, almeno per quanto riguarda la contrattazione integrativa.
Dire pubblico impiego, infatti, è dire un universo mondo diverso tra categoria e categoria.
Imporre una soluzione uguale per tutti può essere solo una base, una sorta di “minimo” sotto il quale non è possibile andare, ma proprio per le peculiarità dei vari settori, l’integrativo è il contratto che meglio può rappresentare la realtà, premiando quei settori efficienti e produttivi.
Se l’accordo governativo impedisce questo sviluppo è un pessimo accordo e bene fa la trimurti a protestare.
Il pubblico impiego non può sottrarsi all’esame di efficienza cui sono costantemente sottoposti i lavoratori privati e se non è magari possibile quantificare immediatamente in “prodotto” tale efficienza, è però assumere a parametro altri fattori:
il numero di pratiche arretrate
i tempi di evasioni delle domande
i tempi di intervento
il numero di contenziosi aperti e la loro durata
le domande di iscrizione pervenute
le domande di trasferimento.
Ed ogni categoria del pubblico impiego ha sue specifiche attività per le quali è possibile individuare elementi da porre a base dei parametri dai quali desumere l’efficienza o meno del servizio.
Uno stato civile e moderno si vede anche da come funziona la pubblica amministrazione.
Se, come è capitato a me, il cittadino deve perdere tempo per produrre copie di ricevute e fotocopie di atti che un pubblico servizio si è perso e, nonostante tali copie vengano prontamente consegnate, il pubblico servizio continua a ponzare sull’esito della domanda, allora anche i 92 euro di aumento che risulterebbero dalla rilettura dell’intesa tra la trimurti e il governo sembrano troppi.
Il pubblico impiego non deve più essere un gigantesco collocamento dove sistemare i propri clientes o i dipendenti in esubero di finanzieri amici, ma deve concorrere alla pari con le altre professioni a far correre l’Italia.
Regalie di aumenti generalizzati, dove il lavativo viene premiato quanto un serio lavoratore, non possono più essere autorizzate.
E per individuare dove funziona e dove non funziona, l’unica scelta è quella di ridurre l’ambito di applicazione di una norma, perché restringendo il campo degli interessati è più facile individuare efficienza e produttività.
In questo senso il contratto integrativo assume importanza non solo per il lavoratore coinvolto, ma anche per tutti i cittadini che, per le loro attività, dipendono dalla celerità e precisione della risposta pubblica.
Ho qualche dubbio che tale “scoperta” non fosse già evidente nel momento del mediatico accordo, ma tant’è, questa volta la triplice ha ragione, almeno per quanto riguarda la contrattazione integrativa.
Dire pubblico impiego, infatti, è dire un universo mondo diverso tra categoria e categoria.
Imporre una soluzione uguale per tutti può essere solo una base, una sorta di “minimo” sotto il quale non è possibile andare, ma proprio per le peculiarità dei vari settori, l’integrativo è il contratto che meglio può rappresentare la realtà, premiando quei settori efficienti e produttivi.
Se l’accordo governativo impedisce questo sviluppo è un pessimo accordo e bene fa la trimurti a protestare.
Il pubblico impiego non può sottrarsi all’esame di efficienza cui sono costantemente sottoposti i lavoratori privati e se non è magari possibile quantificare immediatamente in “prodotto” tale efficienza, è però assumere a parametro altri fattori:
il numero di pratiche arretrate
i tempi di evasioni delle domande
i tempi di intervento
il numero di contenziosi aperti e la loro durata
le domande di iscrizione pervenute
le domande di trasferimento.
Ed ogni categoria del pubblico impiego ha sue specifiche attività per le quali è possibile individuare elementi da porre a base dei parametri dai quali desumere l’efficienza o meno del servizio.
Uno stato civile e moderno si vede anche da come funziona la pubblica amministrazione.
Se, come è capitato a me, il cittadino deve perdere tempo per produrre copie di ricevute e fotocopie di atti che un pubblico servizio si è perso e, nonostante tali copie vengano prontamente consegnate, il pubblico servizio continua a ponzare sull’esito della domanda, allora anche i 92 euro di aumento che risulterebbero dalla rilettura dell’intesa tra la trimurti e il governo sembrano troppi.
Il pubblico impiego non deve più essere un gigantesco collocamento dove sistemare i propri clientes o i dipendenti in esubero di finanzieri amici, ma deve concorrere alla pari con le altre professioni a far correre l’Italia.
Regalie di aumenti generalizzati, dove il lavativo viene premiato quanto un serio lavoratore, non possono più essere autorizzate.
E per individuare dove funziona e dove non funziona, l’unica scelta è quella di ridurre l’ambito di applicazione di una norma, perché restringendo il campo degli interessati è più facile individuare efficienza e produttività.
In questo senso il contratto integrativo assume importanza non solo per il lavoratore coinvolto, ma anche per tutti i cittadini che, per le loro attività, dipendono dalla celerità e precisione della risposta pubblica.
5 commenti:
Vane preci di saggio.. Inascoltate in cielo. Il Signore ama i privati! :)
(Parodia di V. Gasmann in "La Tosca")
Il pubblico impiego è così per definizione di pubblico. Non è possibile renderlo efficiente. efficienza e pubblico sono termini ossimorici. Qualunque sistema di controllo e/o parametri di efficienza verrebbero, o non applicati perchè il controllore non ha interesse a scoprire queste magagne, oppure dichiarati non validi perchè non applicabili specificatamente al settore in questione.
There's no hope. There's no faith. Privatize all!
Parte delle tue giustissime osservazioni sono state fatte anche da uno degli obiettivi delle (nuove) BR, quel Pietro Ichino che ormai, con Ricolfi e altri, fa parte della lista nera stilata dalla sinistra.
Ti dirò, almeno la compagnia nella quale ci troviamo non è poi così male.
Poteva andar peggio...
Baci
Liberty: non è possibile fare senza un apubblica amministrazione, quindi il compito è quella di renderla efficiente.
Io vorrei pochi impiegati pubblici, che si occupino di pochissime questioni, che siano profumatamente pagati e che risolvano i problemi per i cittadini in modo che ognuno di noi possa svolgere le sue attività produttive senza perdere tempo con la burocrazia.
Sogno ?
Beh, bisogna pur avere un punto di arrivo cui tendere ... :-)
Monica. Ichino, Ricolfi, nomi che predicano bene ma ... dove votano ? Ichino mi sembra continui ad avere la tessera della cgil (per motivi affettivi, dice lui). In compenso si presta a fare il legale delle principali aziende di "area" sinistra.
Inutile che critichino e poi portino acqua al mulino di chi criticano ... o no ? :-)
Post interessante.
Sembra quasi che corriamo la staffetta be ci scambiamo il testimone. Io parlo di inflazione e tu parli di una delle cause che in passato ha generato tanta inflazione "reale" e che ora, con questi provvedimenti "a pioggia", potrebbe risollevare la testa.
...Sempre che... alchimie finanziarie non riescano a...tenercela nascosta.
Non sogni. Ma i minori sprechi ci sarebbero perchè sarebbero meno impiegati. Non in virtù di una maggiore efficienza, che può ottenersi solo grazie al libero mercato. Che per definizione è alieno dalle PA.
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