E’ l’ora di Sarkozy.
In Francia ma, a quanto pare, anche in Italia.
Non solo gli ambienti del Centro Destra guardano ai transalpini e invidiano, ma persino a sinistra lo elevano ad esempio, dopo averlo demonizzato.
Veltroni è arrivato a compiacersi delle scelte del nuovo presidente francese (avrà messo anche la sua immagine accanto a quella di Kennedy e Clinton ?) auspicando che lo stesso atteggiamento sia osservato in Italia e facendo esplicitamente il nome di Gianni Letta (per cosa non si sa, visto che non lo hanno voluto come presidente della repubblica).
E’ un deja vù.
Ogni volta c’è un qualcuno all’estero che invidiamo.
E’ successo con il già citato Kennedy, ma anche con un Gorbachev che in patria non ha alcun seguito.
Furono la Thatcher e Reagan, piuttosto che Clinton o, più recentemente, Zapatero.
Per non parlare delle sopravvalutate icone della sinistra.
Spietati assassini e terroristi che rispondono al nome di Fidel Castro, Ernesto Guevara, Yasser Arafat e, prima ancora, Tito, Stalin, Lenin, Mao.
In questo Destra e sinistra si assomigliano.
In Francia ma, a quanto pare, anche in Italia.
Non solo gli ambienti del Centro Destra guardano ai transalpini e invidiano, ma persino a sinistra lo elevano ad esempio, dopo averlo demonizzato.
Veltroni è arrivato a compiacersi delle scelte del nuovo presidente francese (avrà messo anche la sua immagine accanto a quella di Kennedy e Clinton ?) auspicando che lo stesso atteggiamento sia osservato in Italia e facendo esplicitamente il nome di Gianni Letta (per cosa non si sa, visto che non lo hanno voluto come presidente della repubblica).
E’ un deja vù.
Ogni volta c’è un qualcuno all’estero che invidiamo.
E’ successo con il già citato Kennedy, ma anche con un Gorbachev che in patria non ha alcun seguito.
Furono la Thatcher e Reagan, piuttosto che Clinton o, più recentemente, Zapatero.
Per non parlare delle sopravvalutate icone della sinistra.
Spietati assassini e terroristi che rispondono al nome di Fidel Castro, Ernesto Guevara, Yasser Arafat e, prima ancora, Tito, Stalin, Lenin, Mao.
In questo Destra e sinistra si assomigliano.
Legittimo essere soddisfatti per il successo di un esponente di Destra in Francia o altrove, ma noi siamo in Italia.
Non si considerano le peculiarità del nostro sistema, della nostra storia, della nostra cultura e cercano all’estero di soddisfare una sorta di carenza di leadership.
Meno la Destra della sinistra, comunque, visto che da noi gli Almirante e i Berlusconi avevano e hanno un carisma ed una autorevolezza da rappresentare un modello per l’estero (Le Pen copiò da Almirante, lo stesso Sarkozy è stato imprudentemente accostato a Berlusconi dalla Royal), forse perché dalle nostre parti ci si ricorda quanto la nostra nazione è stata nel passato presa ad esempio e imitata.
C’è anche da dire che sfogliando gli aggregatori di Centro Destra, a perdersi in questo provincialismo esterofilo sono soprattutto i blogger che, forse, non sono proprio ... D-Destra e mi riferisco specificatamente a quelli di orientamento o anche militanza radicale che riempiono pagine di “come sarebbe bello se in Italia ci fosse Sarkozy”, esattamente come fanno sul loro versante i blogger di sinistra con le loro icone di ieri e di oggi.
E forse quel che caratterizza blogger di sinistra e non D-Destra è proprio la mancanza culturale di una coscienza, di uno spirito nazionalista, dimenticando che i loro modelli sono divenuti tali, almeno sul versante che ci interessa, proprio in virtù di un acceso nazionalismo.
Sarkozy che quando parla della Francia ha gli occhi umidi, impegnandosi per renderla più ricca e sicura.
La Thatcher che non ha esitato a rispolverare una politica imperiale pur di conservare la sovranità sulle Falklands.
Reagan che risollevò il morale di una nazione prostrata dal Watergate, ma, soprattutto, da 4 anni di Jimmy Carter.
E nonostante siano così esterofili, si dimenticano del detto “right or wrong is my Country”.
L’ala più propriamente D-Destra, conservatrice e reazionaria, è invece più orientata a parlare di Valori, di Ideali da inserire e da far crescere per far crescere la nazione, ma in un percorso autonomo che tenga conto della peculiarità della nostra storia, della nostra cultura.
E’ quindi solo partendo dal riconoscimento della realtà italiana che possiamo proporre un percorso, anche politico, che consenta alla nostra nazione di sedersi in permanenza tra quelle del tavolo principale.
Ma dobbiamo individuare quel percorso avendo come punto di riferimento non l’europa, non l’economia, non una idea astratta di sistema che funziona all’estero, non un leader non importabile e non clonabile, ma l’unico interesse che realmente conta: quello nazionale.
Inutile, anzi controproducente, illudersi che un referendum – se mai si farà – possa raggiungere il quorum di validità e, quindi, possa cambiare il nostro sistema.
Inutile, anzi controproducente, perdersi in battaglie di nicchia su temi che non interessano il Popolo ma solo una esigua, chiassosa, pacchiana e capricciosa minoranza, disperdendo le forze dal perseguire un progetto di più ampio respiro ed elevando barriere nei confronti di altri filoni della Destra.
Utile e produttivo, invece, un sistema che, prendendo atto delle nostre caratteristiche nazionali, le trasformi in un arricchimento del nostro dibattito politico e di una via italiana all’amministrazione della cosa pubblica.
Del resto il nostro Sarkozy, il nostro Reagan c’è già: Silvio Berlusconi.
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Non si considerano le peculiarità del nostro sistema, della nostra storia, della nostra cultura e cercano all’estero di soddisfare una sorta di carenza di leadership.
Meno la Destra della sinistra, comunque, visto che da noi gli Almirante e i Berlusconi avevano e hanno un carisma ed una autorevolezza da rappresentare un modello per l’estero (Le Pen copiò da Almirante, lo stesso Sarkozy è stato imprudentemente accostato a Berlusconi dalla Royal), forse perché dalle nostre parti ci si ricorda quanto la nostra nazione è stata nel passato presa ad esempio e imitata.
C’è anche da dire che sfogliando gli aggregatori di Centro Destra, a perdersi in questo provincialismo esterofilo sono soprattutto i blogger che, forse, non sono proprio ... D-Destra e mi riferisco specificatamente a quelli di orientamento o anche militanza radicale che riempiono pagine di “come sarebbe bello se in Italia ci fosse Sarkozy”, esattamente come fanno sul loro versante i blogger di sinistra con le loro icone di ieri e di oggi.
E forse quel che caratterizza blogger di sinistra e non D-Destra è proprio la mancanza culturale di una coscienza, di uno spirito nazionalista, dimenticando che i loro modelli sono divenuti tali, almeno sul versante che ci interessa, proprio in virtù di un acceso nazionalismo.
Sarkozy che quando parla della Francia ha gli occhi umidi, impegnandosi per renderla più ricca e sicura.
La Thatcher che non ha esitato a rispolverare una politica imperiale pur di conservare la sovranità sulle Falklands.
Reagan che risollevò il morale di una nazione prostrata dal Watergate, ma, soprattutto, da 4 anni di Jimmy Carter.
E nonostante siano così esterofili, si dimenticano del detto “right or wrong is my Country”.
L’ala più propriamente D-Destra, conservatrice e reazionaria, è invece più orientata a parlare di Valori, di Ideali da inserire e da far crescere per far crescere la nazione, ma in un percorso autonomo che tenga conto della peculiarità della nostra storia, della nostra cultura.
E’ quindi solo partendo dal riconoscimento della realtà italiana che possiamo proporre un percorso, anche politico, che consenta alla nostra nazione di sedersi in permanenza tra quelle del tavolo principale.
Ma dobbiamo individuare quel percorso avendo come punto di riferimento non l’europa, non l’economia, non una idea astratta di sistema che funziona all’estero, non un leader non importabile e non clonabile, ma l’unico interesse che realmente conta: quello nazionale.
Inutile, anzi controproducente, illudersi che un referendum – se mai si farà – possa raggiungere il quorum di validità e, quindi, possa cambiare il nostro sistema.
Inutile, anzi controproducente, perdersi in battaglie di nicchia su temi che non interessano il Popolo ma solo una esigua, chiassosa, pacchiana e capricciosa minoranza, disperdendo le forze dal perseguire un progetto di più ampio respiro ed elevando barriere nei confronti di altri filoni della Destra.
Utile e produttivo, invece, un sistema che, prendendo atto delle nostre caratteristiche nazionali, le trasformi in un arricchimento del nostro dibattito politico e di una via italiana all’amministrazione della cosa pubblica.
Del resto il nostro Sarkozy, il nostro Reagan c’è già: Silvio Berlusconi.
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3 commenti:
Purtoppo siamo fermi... anche la nostra cara Destra al Parlamento sembra sonnecchiare... comunque bel post :-D
Non ti immagini quante volte ho scritto che sarebbe ora che cominciassimo ad essere noi l'esempio invece che doverci sempre ispirare agli altri.
Il nostro Sarkosi ce l'abbiamo, è vero! Ed è il grande Sivio.. Ma lasciami gioire di una vittoria della Destra, anche se questà è avvenuta solo in Francia. Ma è già una gran bella cosa.. anche se devo ancora vedere come stanno le cose..
La nostra Destra è rimasta all'angolo a farsi contare, non certo per colpa o per stanchezza di Berlusconi, o non solo.
Ciao ;)
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