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No alla deriva

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03 maggio 2007

Perchè sono contrario al referendum elettorale

Il 24 aprile è iniziata la raccolta delle firme per l’ennesimo referendum abrogativo, con una proposta di bassa sartoria legislativa, un taglia senza il cuci che dovrebbe ribaltare, nelle intenzioni dei promotori, lo spirito della legge elettorale vigente.
Non firmerò la proposta di referendum e, rebus sic stantibus, non andrò a votare se saremo chiamati alle urne.
La mia posizione deriva da due considerazioni di carattere eminentemente politico.
Innanzitutto una valutazione sulla legge elettorale, peraltro già esposta in Bipartitismo e legge elettorale .
Il maggioritario spurio è fallito.
Il maggioritario puro sarebbe una imposizione d’elite.
E’ necessario attendere che maturino i tempi per una coscienza condivisa sul bipartitismo che deve avere come presupposti l’abbandono del becero antifascismo che annualmente emerge il 25 aprile e anche la fine del percorso politico di tutti coloro che sono gli epigoni del comunismo e che del vecchio partito comunista hanno fatto parte e col vecchio partito comunista sono cresciuti.
Mentre attendiamo una tale primavera italiana è necessario attestarsi sul fronte del bipolarismo e per questo la legge attuale va benissimo,magari con quel correttivo dato dall’estensione al senato del premio di maggioranza calcolato a livello nazionale.
Con questa legge, ognuno può votare, convinto, il partito più vicino ai propri ideali senza il timore di disperdere il voto, perché, comunque, rientra all’interno di una coalizione nella quale è ben individuato il leader.
La seconda considerazione è relativa all’essenza propria del referendum.
Istituto che ha impiegato quasi 30 anni per essere attuato ma di cui, dopo, si è ampiamente abusato, dando luogo ai fenomeni astensionistici.
Tutto ciò per responsabilità principale di Pannella e dei radicali che, trovata la strada di una facile raccolta di firme, l’hanno percorsa senza riflettere sul suo abuso.
Il referendum, a mio parere, deve essere utilizzato per questioni di alto profilo sociale e che coinvolgono i cittadini, non per astruserie tecnico-legislative estranee agli interessi dei più come può essere il taglia senza cuci di un referendum elettorale.
Bene il referendum su temi come aborto, divorzio, ergastolo, centrali nucleari, immigrazione, magari sulla pena di morte ed è un peccato che attualmente non lo si possa indire sulle tasse …
Malissimo per legge elettorale, fecondazione, abolizione o meno di ministeri, caccia.
Mi meraviglio, tra l’altro, che Gianfranco Fini ripercorra la strada del 1999, quando affiancandosi a Mario Segni, ottenne due sconfitte una dietro l’altra.
Evidentemente non c’è due senza tre (e il comportamento di Fini dovrebbe indurre ad un’ulteriore riflessione chi lo vorrebbe a capo della CdL).
La legge elettorale si faccia in parlamento o si lasci quella esistente: è la più rappresentativa della realtà sociale e politica della nostra nazione.

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7 commenti:

CampaniArrabbiata ha detto...

Stavolta non condivido, benché abbia votato un partitino dello 0,6% per questioni di "identità".
C'è uno strumento per porre fine ai continui ricatti di Udc e Lega: usiamolo!

Simo ha detto...

Non condivido. Sono e resto a favore del maggioritario (anche formato ridotto).
Ciao

Massimo ha detto...

Non si può (ed è un bene che sia così) essere sempre d'accordo su tutto :-)
Ma il maggioritario non è (ancora ?) nelle corde di noi italiani e il sistema elettorale deve essere rapportato alla nostra società, non un voler importare qualcosa che altrove funziona ma qui potrebbe provocare più danni che benefici.

Anonimo ha detto...

Caro Massimo,
credo come te che la legge attuale possa garantire una buona governabilità se perfezionata.

Ma l'istituto del referendum (che comunque in Italia ha una logica tutta sua!) non merita l'indifferenza.
Resta sempre una consultazione alla quale è bene partecipare, con voto favorevole o contrario ma non con l'astensione che, come nel voto politico, non fa il bene di nessuno.
Anzi.

Finchè c'è io lo utilizzerò.
In attesa che il Bertinotti di turno non decida anche l'abrogazione dell'istituto referendario...

Massimo ha detto...

Monica, io non sono contrario al referendum, ma al suo abuso. La continua chiamata alle urne per questioni che non toccano le corde profonde vuol dire svilire l'istituto del referendum e dare spazio ai Bertinotti e alle loro paturnie veterocomuniste.
Scommettiamo che se ci fosse un bel referendum "sì o no alla pena di morte", ma anche la riproposizione "monarchia o repubblica", gli Italiani parteciperebbero senza particolari necessità di spingerli al voto ? :-)

Simo ha detto...

Vero è che l'abuso di referendum squalifica l'istituto stesso.
Però finché esiste un minimo di potere per noi poveri sudditi sarebbe bene andare a votare.

AlexTurkish ha detto...

La forma del referendum che consente di chiedere un voto sull'abrogazione o la permanenza di pezzettini di testo piuttosto che sulla legge nella sua interezza
porta inevitabilmente ad abusi e risultati finali che non stanno in piedi; io sono contrario a questi referendum.