Caratteristica evidente e persistente nella sinistra è l’uso privato di soldi altrui.
Lo abbiamo visto sin dal primo centrosinistra negli anni sessanta, quando hanno cercato di arricchire le proprie clientele con le nazionalizzazioni, con l’uso improprio dell’Iri (geniale intuizione del Duce per lo sviluppo e l’industrializzazione di una nazione arretrata, rovinata nel dopo guerra e trasformata in carrozzone assistenzialista), lo abbiamo visto negli anni del compromesso storico strisciante con la spartizione di ogni poltrona secondo il manuale Cencelli, lo abbiamo rivisto nel quinquennio 1996-2001 quando mentre tutto il mondo progrediva, da noi la sinistra si limitava a galleggiare sui meriti altrui ed a occupare tutto l’occupabile, torniamo a rivedere lo stesso, stucchevole film oggi, con la sinistra che ha raggiunto il potere nel modo dubbio che sappiamo e che non finiremo di contestare nella sua legittimità di fondo.
E’ da nemmeno un anno che un governo stitico nella sua maggioranza e ormai sfiduciato e rifiutato dal Popolo, ha preso una serie di provvedimenti che vanno tutti nella direzione indicata.
- le presunte “liberalizzazioni” di Bersani che altro non sono che una collettivizzazione forzosa di guadagni privati, un impoverimento di categorie produttive, per fare spazio alle loro clientele che, nella libera concorrenza, non erano in grado di emergere (ogni riferimento all’evidente posizione di favore conseguita dalle coop è voluto). Il tutto senza la necessaria reciprocità (cioè la possibilità per i punti vendita (benzinai, piuttosto che farmacisti) di proporre, a loro volta, alla clientela tutti i prodotti che che troviamo nelle coop.
- Le interferenze in economia dove sono stati smaccatamente favoriti, in acquisizioni e fusioni, i loro sodali, non solo di partito, ma anche di uso privato di soldi altrui (i vari manager bancari, ad esempio, che mettono in atto operazioni come la fusione Intesa Sanpaolo, la ipotizzata fusione Unicredit Capitalia, o l’acquisto della Telecom o dell’Alitalia, non rischiano nulla in proprio, perché usano i soldi degli azionisti, visto che la loro - altissima – remunerazione se la stabiliscono a tavolino in gran parte a prescindere dai risultati effettivi e il tutto si risolve con maggiori oneri per fornitori, clienti e dipendenti).
- L’approvazione di disegni di legge che comportano comunque esborsi di denaro pubblico a fronte di ritorni meramente ideologici: di.co, piuttosto che le rapine fiscali o la controriforma delle comunicazioni o l’inventato conflitto di interessi.
Ed è proprio sulla televisione che emerge quanto la sinistra ami sperperare e “rischiare” con i soldi altrui, in questo caso con i nostri soldi.
Invece di metter mano – o far metter mano ai “suoi” miliardari – al proprio portafogli e aprire una televisione che si metta in competizione onesta e paritaria con Mediaset, occupano la Rai in un dejavù che ha lo stesso sapore della decima replica di un film giallo.
Da un lato si propongono di impedire lo sviluppo di Mediaset, imponendo ostacoli, lacci e laccioli ad una azienda che è tra le poche in Italia che crea ricchezza e posti di lavoro senza ricorrere agli aiuti di stato (cioè ai nostri soldi).
Dall’altro, non paghi di aver occupato tutte le cariche istituzionali, si apprestano a riportare la Rai all’interno del loro sistema spartitorio.
Ricordo velocemente come, nel precedente quinquennio cattocomunista fu lasciata al Centro Destra la sola direzione del TG2, affossando i conti della Rai, mentre nel quinquennio di Governo della Casa delle Libertà, alla sinistra fu lasciata una intera rete (Rai3) con annesso TG3, restituendo agli italiani una Rai che primeggiava negli ascolti e in avanzo di bilancio.
Non solo, ma la Riforma Gasparri ha consegnato la presidenza Rai alla sinistra (allora all’opposizione) mentre i cattocomunisti si guardarono bene dal fare altrettanto.
Adesso, con la sfiducia dichiarata da Padoa Schioppa nei confronti del Consigliere Petroni, la sinistra si appresta ad una nuova rapina, travalicando persino una legge esistente, cambiando artificiosamente (e probabilmente illegittimamente) la maggioranza del CdA Rai, mantenendone però la presidenza.
Padoa Schioppa probabilmente è costretto ad agire in modo che fa torto a quella che tutti dicono essere la sua intelligenza (che però è emersa ben poco in questo anno) per dare uno zuccherino alla sinistra massimalista che ce l’ha con lui per via delle sue esternazioni sulle pensioni.
Resta il gravissimo fatto di una volontà pervicace di impedire al Centro Destra di far giungere il proprio messaggio agli Italiani, con l’’evidente intento di ammorbare l’etere con le manipolazioni e le menzogne di cui la sinistra è maestra.
Abbiamo la possibilità di reagire.
Nel programma della CdL ci sia, senza equivoci o ritardi, la privatizzazione, rapida e a prezzi di mercato, della Rai, così si elimina uno dei principali carrozzoni clientelari.
Ma, nel frattempo, ognuno di noi può contribuire al fallimento della Rai statalizzata e cattocomunistizzata, senza alcun rischio o costo, evitando di guardarne i programmi, dedicandosi a Mediaset o a reti alternative (satellitare e private).
In questo modo i pubblicitari non avrebbero alcun motivo per comprare spazi di pubblicità in Rai e il bilancio del carrozzone diventerebbe un colabrodo insopportabile.
Lo abbiamo visto sin dal primo centrosinistra negli anni sessanta, quando hanno cercato di arricchire le proprie clientele con le nazionalizzazioni, con l’uso improprio dell’Iri (geniale intuizione del Duce per lo sviluppo e l’industrializzazione di una nazione arretrata, rovinata nel dopo guerra e trasformata in carrozzone assistenzialista), lo abbiamo visto negli anni del compromesso storico strisciante con la spartizione di ogni poltrona secondo il manuale Cencelli, lo abbiamo rivisto nel quinquennio 1996-2001 quando mentre tutto il mondo progrediva, da noi la sinistra si limitava a galleggiare sui meriti altrui ed a occupare tutto l’occupabile, torniamo a rivedere lo stesso, stucchevole film oggi, con la sinistra che ha raggiunto il potere nel modo dubbio che sappiamo e che non finiremo di contestare nella sua legittimità di fondo.
E’ da nemmeno un anno che un governo stitico nella sua maggioranza e ormai sfiduciato e rifiutato dal Popolo, ha preso una serie di provvedimenti che vanno tutti nella direzione indicata.
- le presunte “liberalizzazioni” di Bersani che altro non sono che una collettivizzazione forzosa di guadagni privati, un impoverimento di categorie produttive, per fare spazio alle loro clientele che, nella libera concorrenza, non erano in grado di emergere (ogni riferimento all’evidente posizione di favore conseguita dalle coop è voluto). Il tutto senza la necessaria reciprocità (cioè la possibilità per i punti vendita (benzinai, piuttosto che farmacisti) di proporre, a loro volta, alla clientela tutti i prodotti che che troviamo nelle coop.
- Le interferenze in economia dove sono stati smaccatamente favoriti, in acquisizioni e fusioni, i loro sodali, non solo di partito, ma anche di uso privato di soldi altrui (i vari manager bancari, ad esempio, che mettono in atto operazioni come la fusione Intesa Sanpaolo, la ipotizzata fusione Unicredit Capitalia, o l’acquisto della Telecom o dell’Alitalia, non rischiano nulla in proprio, perché usano i soldi degli azionisti, visto che la loro - altissima – remunerazione se la stabiliscono a tavolino in gran parte a prescindere dai risultati effettivi e il tutto si risolve con maggiori oneri per fornitori, clienti e dipendenti).
- L’approvazione di disegni di legge che comportano comunque esborsi di denaro pubblico a fronte di ritorni meramente ideologici: di.co, piuttosto che le rapine fiscali o la controriforma delle comunicazioni o l’inventato conflitto di interessi.
Ed è proprio sulla televisione che emerge quanto la sinistra ami sperperare e “rischiare” con i soldi altrui, in questo caso con i nostri soldi.
Invece di metter mano – o far metter mano ai “suoi” miliardari – al proprio portafogli e aprire una televisione che si metta in competizione onesta e paritaria con Mediaset, occupano la Rai in un dejavù che ha lo stesso sapore della decima replica di un film giallo.
Da un lato si propongono di impedire lo sviluppo di Mediaset, imponendo ostacoli, lacci e laccioli ad una azienda che è tra le poche in Italia che crea ricchezza e posti di lavoro senza ricorrere agli aiuti di stato (cioè ai nostri soldi).
Dall’altro, non paghi di aver occupato tutte le cariche istituzionali, si apprestano a riportare la Rai all’interno del loro sistema spartitorio.
Ricordo velocemente come, nel precedente quinquennio cattocomunista fu lasciata al Centro Destra la sola direzione del TG2, affossando i conti della Rai, mentre nel quinquennio di Governo della Casa delle Libertà, alla sinistra fu lasciata una intera rete (Rai3) con annesso TG3, restituendo agli italiani una Rai che primeggiava negli ascolti e in avanzo di bilancio.
Non solo, ma la Riforma Gasparri ha consegnato la presidenza Rai alla sinistra (allora all’opposizione) mentre i cattocomunisti si guardarono bene dal fare altrettanto.
Adesso, con la sfiducia dichiarata da Padoa Schioppa nei confronti del Consigliere Petroni, la sinistra si appresta ad una nuova rapina, travalicando persino una legge esistente, cambiando artificiosamente (e probabilmente illegittimamente) la maggioranza del CdA Rai, mantenendone però la presidenza.
Padoa Schioppa probabilmente è costretto ad agire in modo che fa torto a quella che tutti dicono essere la sua intelligenza (che però è emersa ben poco in questo anno) per dare uno zuccherino alla sinistra massimalista che ce l’ha con lui per via delle sue esternazioni sulle pensioni.
Resta il gravissimo fatto di una volontà pervicace di impedire al Centro Destra di far giungere il proprio messaggio agli Italiani, con l’’evidente intento di ammorbare l’etere con le manipolazioni e le menzogne di cui la sinistra è maestra.
Abbiamo la possibilità di reagire.
Nel programma della CdL ci sia, senza equivoci o ritardi, la privatizzazione, rapida e a prezzi di mercato, della Rai, così si elimina uno dei principali carrozzoni clientelari.
Ma, nel frattempo, ognuno di noi può contribuire al fallimento della Rai statalizzata e cattocomunistizzata, senza alcun rischio o costo, evitando di guardarne i programmi, dedicandosi a Mediaset o a reti alternative (satellitare e private).
In questo modo i pubblicitari non avrebbero alcun motivo per comprare spazi di pubblicità in Rai e il bilancio del carrozzone diventerebbe un colabrodo insopportabile.
2 commenti:
Non sono molto d'accordo sulla soluzione. Privatizzare la RAI vigente il conflitto d'interessi (quello vero) significa regalarla sine die ai soliti gruppi tipo RCS... che ovviamente giocano tra sinistra e centro per continuare a sfruttare il carrozzone statale. Il libero mercato in Italia non puo' funzionare se non esiste un sistema di controllo delle lobbies sul modello americano. Anche sulla protesta del consumatore sono poco d'accordo. Guarda il Corriere della Sera: e' sempre stato un grande giornale sia che pubblicasse gli annunci delle Schuetz Staffeln che gli endorsement pro Prodi... avra' perso parecchie quote di mercato ma l'e' semper le'. Credo che l'unica soluzione sarebbe quella radicale e impossibile: rinazionalizzare tutto e poi rimettere sul mercato. Manco Napoleone ci riuscirebbe e rischieremmo di fare la fine della Serbia. :-)
Ci vuole uno scossone, ma di quelli forti.
Mentre lo aspettiamo, però, prendiamo quello che si può.
Ho dei dubbi che una Rai privatizzata finirebbe alle coop: fallirebbe in poco tempo , senza aiuti di stato ... in fondo, proprio sotto il governo delle sinistre a fine anni novanta, sono fallite tantissime coo, qui in Emilia ;-)
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