89 anni fa “ I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
Fu Vittoria per l’Italia, fu Vittoria per il Popolo Italiano che risorse dopo la tragedia di Caporetto, fu anche l’unica Vittoria delle Armi Italiane dopo quelle che potremmo rivendicare come loro eredi diretti, delle Legioni di Roma.
A memoria, di imprese belliche italiane, non ne ricordo.
Abbiamo avuto condottieri di valore come qualche Savoia o Cesare Borgia, ma di imprese d’Armi non ce ne sono, a meno di considerare tale la famosa “disfida di Barletta” dell’inizio del 1500 che però, fu solo una “Giostra” tra un numero limitato di guerrieri Italiani e francesi.
Le stesse Guerre di Indipendenza segnano non la vittoria delle Armi italiane, ma della capacità di tessere alleanze “giuste”.
Napoleone soffocò l’unica Repubblica (quella “Serenissima” di Venezia) che, sotto un certo aspetto, poteva essere considerata interamente “italiana” per poi venderla agli austriaci.
I moti del 1821 e del 1831 furono soffocati senza particolari sforzi dagli austriaci.
La prima guerra di Indipendenza nel 1848 fu una Waterloo per le Armi piemontese (“italiane”).
Nel 1859 e nel 1866 vincemmo grazie all’alleanza con i francesi prima e i prussiani poi.
L’avventura dei “mille” fu aiutata dagli Inglesi le cui cannoniere protessero la vulnerabilissima flotta di Garibaldi che, poi, trovò il burro in armi “italiane” dei Borboni.
Roma capitale arrivò quando i francesi ebbero da pensare ad altre grane.
Nelle Guerre Coloniali arrivammo buoni ultimi (e anche con sconfitte cocenti, poi vendicate durante la Conquista dell’Impero, unica altra Vittoria degna di nota delle nostre Armi ma più che per la forza del nemico, per l'aver affermato un principio sul diritto dell'Italia a partecipare alla pari con le altre nazioni alla storia coloniale).
La seconda guerra mondiale fu una sconfitta pesantissima ed a nulla vale la manipolazione comunista che ha messo il cappello su una vittoria che fu solo e soltanto Anglo Americana.
Non ci resta che la Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra.
Una guerra che vide il sacrificio di molti italiani.
Mi ricordo che, negli anni sessanta, venivano trasmessi, per la “TV dei ragazzi” ma non solo, sceneggiati, rievocazioni, della guerra di trincea, per arrivare al 4 novembre, alla Vittoria.
Le caserme erano aperte al pubblico e io, bambino, aspettavo con ansia che mio padre mi accompagnasse a vedere i carri armati (non sapendo che, poi, il servizio di leva mi avrebbe proprio affidato il ruolo di Capo Carro in un Leopard nell’Arma di Cavalleria: nella foto il giorno del Giuramento).
Era e per me rimane la Festa della Vittoria.
Ed è con disgusto che sento parlare di “Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” tralasciando la parte più gloriosa, cioè l’evento bellico, che ci ha visto, per l’unica volta vincitori.
E’ un classico della sinistra, sminuire i fatti che possono spingere a creare sentimento, vero sentimento, non la demagogia parolaia della retorica quirinalizia, nazionale e nazionalista.
Per questi motivi sono lieto che il sondaggio da me proposto nel mese di ottobre, abbia dato la Vittoria, nella scelta di una giornata che sia Festa Nazionale (non possiamo avere troppe feste nazionali, ne basta una, vera) al 4 novembre.
Certo, come rilevato da alcuni commentatori, nell’elenco, necessariamente ridotto a causa del sistema blogspot, mancavano alcune date (21 marzo, 21 aprile) ma ho inserito quelle ricorrenze che potevano caratterizzare la Festa Nazionale.
Naturalmente non può essere Festa Nazionale una ricorrenza che divida: 28 ottobre (giunta seconda), 25 aprile (quarta) e neppure il 2 giugno (quinta) che, ormai, sempre più storici reputano una grandissima truffa elettorale.
Il divario di “voti” tra le varie ricorrenze deriva, essenzialmente, dal “pubblico” del blog: ovvio che il 28 ottobre riscuota più consenso del 25 aprile o del 2 giugno.
Non era affatto ovvio (e non me lo sarei aspettato) il terzo posto e con molti voti (82 il 20%) della Festa del Tricolore.
Una festa recentissima che credevo poco sentita, forse perché, non appartenendo alla mia memoria storica, non la “sento” come Festa, del resto, a differenza delle altre, non è mai stata giornata festiva.
Credo che il 7 gennaio sia una scelta di molti lettori giovani, cresciuti e influenzati dalla pubblicità che è stata creata attorno a quella ricorrenza.
Ed in effetti può essere una festa di tutti.
Ma rimango sempre dell’idea che una Festa Nazionale debba celebrare anche un evento d’Arme, un evento glorioso, una Vittoria.
Cosa può offrire di meglio, la storia d’Italia, se non il 4 novembre 1918, Festa della Vittoria, Festa Nazionale che potrebbe con pieno diritto essere il parallelo italiano del 4 luglio americano ?
SEGNALAZIONE: Mi piace segnalare il post odierno di Ares , che quoto e straquoto.
Non parla del 4 novembre, ma dell’attualità e della sicurezza dei cittadini.
Entra ne
Fu Vittoria per l’Italia, fu Vittoria per il Popolo Italiano che risorse dopo la tragedia di Caporetto, fu anche l’unica Vittoria delle Armi Italiane dopo quelle che potremmo rivendicare come loro eredi diretti, delle Legioni di Roma.
A memoria, di imprese belliche italiane, non ne ricordo.
Abbiamo avuto condottieri di valore come qualche Savoia o Cesare Borgia, ma di imprese d’Armi non ce ne sono, a meno di considerare tale la famosa “disfida di Barletta” dell’inizio del 1500 che però, fu solo una “Giostra” tra un numero limitato di guerrieri Italiani e francesi.
Le stesse Guerre di Indipendenza segnano non la vittoria delle Armi italiane, ma della capacità di tessere alleanze “giuste”.
Napoleone soffocò l’unica Repubblica (quella “Serenissima” di Venezia) che, sotto un certo aspetto, poteva essere considerata interamente “italiana” per poi venderla agli austriaci.
I moti del 1821 e del 1831 furono soffocati senza particolari sforzi dagli austriaci.
La prima guerra di Indipendenza nel 1848 fu una Waterloo per le Armi piemontese (“italiane”).
Nel 1859 e nel 1866 vincemmo grazie all’alleanza con i francesi prima e i prussiani poi.
L’avventura dei “mille” fu aiutata dagli Inglesi le cui cannoniere protessero la vulnerabilissima flotta di Garibaldi che, poi, trovò il burro in armi “italiane” dei Borboni.
Roma capitale arrivò quando i francesi ebbero da pensare ad altre grane.
Nelle Guerre Coloniali arrivammo buoni ultimi (e anche con sconfitte cocenti, poi vendicate durante la Conquista dell’Impero, unica altra Vittoria degna di nota delle nostre Armi ma più che per la forza del nemico, per l'aver affermato un principio sul diritto dell'Italia a partecipare alla pari con le altre nazioni alla storia coloniale).
La seconda guerra mondiale fu una sconfitta pesantissima ed a nulla vale la manipolazione comunista che ha messo il cappello su una vittoria che fu solo e soltanto Anglo Americana.
Non ci resta che la Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra.
Una guerra che vide il sacrificio di molti italiani.
Mi ricordo che, negli anni sessanta, venivano trasmessi, per la “TV dei ragazzi” ma non solo, sceneggiati, rievocazioni, della guerra di trincea, per arrivare al 4 novembre, alla Vittoria.
Le caserme erano aperte al pubblico e io, bambino, aspettavo con ansia che mio padre mi accompagnasse a vedere i carri armati (non sapendo che, poi, il servizio di leva mi avrebbe proprio affidato il ruolo di Capo Carro in un Leopard nell’Arma di Cavalleria: nella foto il giorno del Giuramento).
Era e per me rimane la Festa della Vittoria.
Ed è con disgusto che sento parlare di “Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” tralasciando la parte più gloriosa, cioè l’evento bellico, che ci ha visto, per l’unica volta vincitori.
E’ un classico della sinistra, sminuire i fatti che possono spingere a creare sentimento, vero sentimento, non la demagogia parolaia della retorica quirinalizia, nazionale e nazionalista.
Per questi motivi sono lieto che il sondaggio da me proposto nel mese di ottobre, abbia dato la Vittoria, nella scelta di una giornata che sia Festa Nazionale (non possiamo avere troppe feste nazionali, ne basta una, vera) al 4 novembre.
Certo, come rilevato da alcuni commentatori, nell’elenco, necessariamente ridotto a causa del sistema blogspot, mancavano alcune date (21 marzo, 21 aprile) ma ho inserito quelle ricorrenze che potevano caratterizzare la Festa Nazionale.
Naturalmente non può essere Festa Nazionale una ricorrenza che divida: 28 ottobre (giunta seconda), 25 aprile (quarta) e neppure il 2 giugno (quinta) che, ormai, sempre più storici reputano una grandissima truffa elettorale.
Il divario di “voti” tra le varie ricorrenze deriva, essenzialmente, dal “pubblico” del blog: ovvio che il 28 ottobre riscuota più consenso del 25 aprile o del 2 giugno.
Non era affatto ovvio (e non me lo sarei aspettato) il terzo posto e con molti voti (82 il 20%) della Festa del Tricolore.
Una festa recentissima che credevo poco sentita, forse perché, non appartenendo alla mia memoria storica, non la “sento” come Festa, del resto, a differenza delle altre, non è mai stata giornata festiva.
Credo che il 7 gennaio sia una scelta di molti lettori giovani, cresciuti e influenzati dalla pubblicità che è stata creata attorno a quella ricorrenza.
Ed in effetti può essere una festa di tutti.
Ma rimango sempre dell’idea che una Festa Nazionale debba celebrare anche un evento d’Arme, un evento glorioso, una Vittoria.
Cosa può offrire di meglio, la storia d’Italia, se non il 4 novembre 1918, Festa della Vittoria, Festa Nazionale che potrebbe con pieno diritto essere il parallelo italiano del 4 luglio americano ?
SEGNALAZIONE: Mi piace segnalare il post odierno di Ares , che quoto e straquoto.
Non parla del 4 novembre, ma dell’attualità e della sicurezza dei cittadini.
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1 commento:
Anch'io vorrei che questa fosse la festa della Vittoria. Ho 28 anni ma la 1a Guerra Mondiale è sempre stato uno dei miei interessi principali. Penso che l'entrata in guerra sia stata un errore madornale, complice anche alcuni dei politici più inetti che abbiamo mai avuto, ma gli italiani hanno fatto un egregia figura in quel conflitto. Una prova bellica immensa, anche superiore a quella del secondo conflitto, e in cui non abbiamo per niente sfigurato di fianco agli alleati ma che proprio essi hanno ingiustamente sminuito.
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