Nel 1994 la chiave di volta che costruì il risultato (a sorpresa) elettorale con la vittoria di Berlusconi e la rotta della "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto, fu il confronto diretto, a due, in televisione.
Il paludato, grigio, cupo, incavolato Occhetto fu travolto dalla simpatia solare, dalla verve, dall'ottimismo e dal sorriso del Cavaliere.
Bersani, grigio topo come il suo predecessore, del resto ambedue cresciuti all'ombra di falce e martello nelle Botteghe Oscure (nomen omen) lo sa e le sue paure sono aumentate dopo la prestazione di Berlusconi in campo nemico, da Santoro e Travaglio.
Non che Bersani non saprebbe esporre le sue posizioni: noi Italiani siamo in grado di argomentare tutto e il suo contrario come ci hanno dimostrato i comunisti, che dopo anni di internazionalismo antinazionale hanno di recente riscoperto il Tricolore; come ha provato il signor Fini passato dal "Duce più grande statista del secolo" al "Fascismo male assoluto" o, in questi giorni, Mario Monti che in poche ore ha trasformato la sua invettiva contro chi voleva abolire l'imu (dopo un anno la si sarebbe dovuta reintrodurre raddoppiata) alla strage delle tasse con tagli all'imu, all'irpef, all'irap.
No, Bersani ha paura del CONFRONTO di personalità e per questo ha posto una condizione inaccettabile: la presenza di leaders delle altre coalizioni creando il presupposto per il "no" di Berlusconi.
Non sarebbe infatti serio un confronto a cinque (o sei se veramente considerano persino Giannino e, allora, perchè non Roberto Fiore ?) dove il tempo per ciascuno sarebbe limitatissimo e quel che uno dice si perderebbe nei successivi sproloqui altrui.
Bersani sembra aver imparato la lezione di Occhetto: ma ... gli basterà ?
Entra ne
Nessun commento:
Posta un commento