La campagna elettorale che ci porta al
voto del 24 e 25 febbraio prossimo, manifesta la solita marea di
slogan e di decibel, con i quali si pensa di conquistare il consenso
dimostrando solo aggressività.
La sinistra (comunista o caudataria dei
comunisti) è sempre stata in prima fila in questo sport cui è
maggiormente avvezza con scarichi di fango contro il nemico, ma non
abituata a sopportare la reciprocità, come vediamo con la vicenda
del Monte dei Paschi di Siena (indicativa la vignetta di Giannelli del Corsera del 25 gennaio che illustra questo post) in cui nega persino l’evidenza e
minaccia addirittura di “sbranare” PdL e Lega che l’hanno
inchiodata alle sue responsabilità.
In secondo piano ci sono i programmi.
Ma non quelli vergati in un italiano
aulico e raccolti in volumetti che nessuno legge, bensì quelli che
rappresentano la sostanza di ciò che le forze politiche che si
contrappongono propongono agli Italiani, certificata dai rispettivi
comportamenti del passato.
Negli ultimi 19 anni abbiamo visto al
governo Berlusconi per nove anni e la sinistra (con quattro diversi
presidenti compreso l’attuale dimissionario) per gli altri dieci.
Periodi sufficienti per sapere come si
comporterebbero in caso di vittoria gli uni e gli altri.
Il punto di maggiore divaricazione è
il fisco.
La sinistra vuole uno stato padrone,
che spii il cittadino e gli sottragga reddito, patrimonio, proprietà,
risparmi, che giudica “superflui” per poterli spendere a
piacimento, magari per resuscitare aziende o banche in “difficoltà”.
Da qui il costante intervento della
sinistra contro le finanze private e che si è trasformato negli anni
in:
- aumento degli estimi (5% nel 1996 con Prodi e di un altro 60% nel 2012 con Monti);
- tassa sulla casa, anche la prima;
- aumento delle aliquote fiscali (2006 con Prodi)
- tasse “di scopo”: eurotassa con Prodi e tobin tax con Monti;
- aumenti dei canoni, dei bolli, delle trattenute sugli interessi;
- limitazione dell’uso del contante e tracciabilità;
- controlli fiscali da stato di polizia e redditometro.
Ed solo un elenco indicativo.
E’ evidente che la sinistra non ha
alcuna intenzione di intervenire sui costi dello stato e, anzi, è
sempre alla ricerca di nuovi soldi per alimentarne la spesa che
spesso è spesa clientelare trattandosi di categorie appartenenti al
pubblico impiego in cui il voto a sinistra è ormai egemonico.
Il Centro Destra, invece, ha
caratterizzato la sua azione da un progetto di ritiro dello stato
dalle nostre vite e, così, ha attuato:
- eliminazione delle tasse sui morti (ripristinate da Prodi);
- abolizione dell’ici sulla prima casa (ripristinata da Monti e ammontante ad un importo pari alla copertura fornita al Monte dei Paschi di Siena);
- revisione delle aliquote con riduzione della tassazione su TUTTI (i famosi 40 euro al mese, un caffè al giorno, tanto derisi da Fassino: averla oggi quella riduzione !);
- nessuna tassa una tantum o di scopo nonostante le vicende dell’11 settembre 2001, Lehman e il terremoto in Abruzzo;
- inizio del federalismo fiscale con il contenimento dei trasferimenti e l’obbligo per gli enti locali di ridurre la spesa.
E’ anche qui evidente che il
traguardo del Centro Destra è lasciare ai cittadini una sempre
maggiore disponibilità di denaro proprio, perché ognuno possa
spenderlo nei servizi e nelle utilità che ritiene più consone alle
sue esigenze.
La sinistra, in sostanza, prefigura lo
stato come un padrone che elargisce ai servi obbedienti e toglie a
quelli che lui considera ostili.
Il modello della sinistra è lo stato
sovietico oggi mutuato dalla unione sovietica europea che impone
direttive, leggi e persino sanzioni contro gli stati che non
ottemperino ai suoi “programmi quinquennali”.
Il modello del Centro Destra è uno
stato formato da Uomini Liberi che concorrono alla reciproca attività
con regole che si sono liberamente dati e che vengono applicate, in
caso di controversie, da un organismo terzo, autonomo e che non ha
alcuna parte nei rapporti tra privati.
Ma la differenza non è solo sul Moloch
fisco.
La sinistra cavalca tutte le istanze,
costose !, di minoranze e di lobbies che pretendono benefici e
privilegi, con leggi finalizzate unicamente al loro interesse, quando
le leggi devono guardare al quadro generale, millantando presunte
“discriminazioni”.
Il Centro Destra vuole leggi che
riguardino la generalità dei cittadini che, individualmente, saranno
poi liberi di adeguarvisi e altrettanto liberi di scegliere strade
differenti, ma senza la pretesa di ottenere legislazioni specifiche
per i loro personali capricci esistendo già una legge generale di
cui potrebbero usufruire.
Il terzo grande filone che distingue
radicalmente la sinistra dal Centro Destra è la questione
immigratoria.
La sinistra non ha mai avuto coscienza
della Nazione, quindi confonde la cittadinanza con un mero atto
burocratico e la vorrebbe concedere con facilità a chiunque risieda
sul nostro territorio, regalandola anche agli ultimi arrivati.
In questo modo si violenta una Nazione,
si estirpano le radici e le tradizioni di un Popolo per renderlo
figlio di nessuno, senza passato e senza futuro.
Il Centro Destra giustamente non è
contrario alla concessione della cittadinanza, ma mantenendo ferme le
caratteristiche della nostra popolazione e, quindi, accettando “nuovi
Italiani”solo dopo anni di conoscenza e dopo che si siano
assimilati alla popolazione locale e abbiano assimilato la nostra
cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia.
Tre differenze che rendono la scelta
tra sinistra e Centro Destra, ancora oggi, una scelta di campo
fondamentale per il progetto di società in cui vogliamo vivere.
Per questo votiamo e ogni volta che
votiamo non possiamo ignorare che la nostra scelta può radicalmente
cambiare il nostro modo di vivere e le nostre prospettive di
benessere e di sicurezza.
Comprenderlo può evitare errori, magari in buona fede, magari umorali, ma sempre errori che pagheremmo tutti.
Entra ne
Nessun commento:
Posta un commento