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No alla deriva

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13 giugno 2024

Il G7 del Centro Destra

E' destino che il battesimo per i nuovi governi di Centro Destra sia dato dal G7.

Fu così per Berlusconi nel 1994 (le sinistre lo boicottarono, con grande spirito nazionale, con l'invio di un avviso di garanzia), nel 2001 con il famigerato G7 di Genova quando le sinistre, con lo stesso spirito rivolto a tutelare l'interesse nazionale, scatenarono la piazza violenta degli estremisti, quindi nel 2009 con Berlusconi che ne fece uno strumento per attirare aiuti per la ricostruzione del dopo terremoto.

Anche Giorgia Meloni ha quindi il battesimo del suo G7, al quale arriva sicuramente in una posizione molto più forte di quella che aveva Berlusconi nelle sue tre esperienze.

Il nostro attuale Presidente del Consiglio, infatti, è, forse assieme al Primo Ministro giapponese, l'unico tra i sette grandi ad essere pienamente in sella, con una maggioranza confermata solo quattro giorni fa dalle elezioni europee e ben solida nei numeri al parlamento italiano, tanto da poter superare la solita manfrina cattocomunista e grillina sempre alla ricerca di un modo per danneggiare gli interessi nazionali, come si è visto ieri dalla sceneggiata in parlamento e successive, pilotate, dichiarazioni.

A questo G7 arrivano infatti cinque primi ministri o presidenti su sette molto acciaccati e in bilico.

Macron e Scholz sono stati bastonati dagli elettori e rischiano fortemente l'irrilevanza perchè parlano a nome di una esigua minoranza della loro nazione.

Trudeau è a capo di un governo di minoranza, dopo aver dilapidato, soprattutto con una gestione ferocemente repressiva la questione covid, il grande margine che gli derivava dal ricordo di suo padre.

Sunak è in procinto di essere cacciato dagli Inglesi con il voto di luglio, mentre analoga sorte potrebbe capitare all'imbalsamato Biden che dimostra ben più dei suoi 81 anni.

E' ormai noto che la Meloni è una "secchiona" che si prepara puntigliosamente sugli aegomenti in discussione e che, grazie alla conoscenza di più lingue, è in grado di interloquire correntemente e direttamente con numerosi capi di stato e di governo.

Il successo di questi vertici non si misura nell'immediato, ma nel raccolto successivo.

La Meloni, in meno di due anni di governo, è riuscita ad accreditarsi sia sul piano personale che politico, senza rinunciare alla sua storia emblematicamente rappresentata dalla permanenza della Fiamma Tricolore nel simbolo dei partito.

A fronte di un vertice in cui il ruolo dell'Italia potrebbe avere (e avrà) un posto di primo piano, abbiamo una sinistra che, indefessamente, prosegue con i suoi tentativi di sgambettare ogni tentativo ed ogni azione finalizzata a far prendere il volo alla nostra nazione.

Abbiamo votato la Meloni e il Centro Destra proprio per rimandarli a cuccia ed è quel che ci aspettiamo accada.


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