Due calciatori, francesi solo per cittadinanza ed i cui tratti somatici, per dirla con il Generale Vannacci, non rappresentano il francese classico, invitano a votare contro il partito della Le Pen.
Non manca molto (o forse c'è già e sta preparando la resa) a vedere anche in Europa, spuntare un novello De Klerk che consegni, senza combattere, tutto il potere nelle mani di chi non appartiene alla nazione.
Ci sono, è vero, dei timidi segnali di risveglio, certo non il "wake up" cui aspirava Oriana Fallaci, ma almeno qualche segnale di reazione nell'espressione elettorale un po' in tutte le nazioni europee, ma non basta e non è stato sufficiente a ribaltare la maggioranza di sinistra dell'unione europea che sembra si riproporrà, anche peggiorata.
Non illudiamoci, infatti, i numeri del parlamento europeo parlano chiaro e i popolari, i socialisti e i liberali hanno ancora una maggioranza che potrebbe rafforzarsi con il contributo dei verdi e dei comunisti, accelerando e non frenando la deriva ambientalista e in politica estera.
E' visibile il tentativo di accelerare i tempi per ottenere la consacrazione della rinnovata maggioranza prima delle elezioni francesi che potrebbero infilare un nuovo motivo di turbativa nel quadro già caotico della politica europea.
Non tanto se dovesse vincere il Rassemblement National della Le Pen (come non credo che accadrà) ma se dovesse emergere una maggioranza di estrema sinistra il cui programma, ideologico senza freni, con il blocco delle nuove centrali nucleari, l'accelerazione per le emissioni zero, la pensione riportata a sessanta anni, non solo manderebbe in fallimento la Francia (cosa di cui godrei come un riccio) ma costringerebbe l'unione europea ad inseguire correndo verso il baratro per poter mantenere la maggioranza alla commissione che uscirà dalla trattative in corso.
E le ricadute su di noi sarebbero disastrose, con l'imposizione di provvedimenti che ci obbligheranno a sperperare i nostri risparmi per accontentare le paturnie degli ambientalisti.
In un tale contesto l'Italia ha una certezza, il Governo di Centro Destra, solido nei numeri parlamentari e confermato nelle urne europee, che, se anche sarà costretto a scendere a numerosi compromessi, potrà rappresentare, con l'apporto di alcune nazioni più piccole, una sorta di ridotta all'interno della quale salvare il salvabile.
A cominciare da una maggiore autonomia nelle scelte della politica finanziaria ed estera, sfruttando bene il diritto di veto che deve restare in vigore.
Il successo del G7 a guida italiana è dovuto anche alla presenza di una Biancaneve in salute a fronte di sette nani malconci, ma a breve potremo avere qualche cambiamento che rilancerà alcuni storici interpreti della politica internazionale, gli Stati Uniti e il Regno Unito che, non essendo imbrigliati in una improbabile unione, sono liberi di agire velocemente e con determinazione.
La Meloni ha compreso che i sette grandi, piegati dalla politica delle scuse figlia della immonda cultura della cancellazione, non sono più in grado, per le loro debolezze interne, che hanno coltivato e ricercato da masochisti quali sono, di guidare il mondo e la conferma è arrivata a stretto giro di posta dal fallimento della cosiddetta conferenza di pace sull'Ucraina, convocata in Svizzera, senza invitare uno dei belligeranti, la Russia e che ha visto i governi che rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale, dissociarsi o non firmare la risoluzione finale.
Non solo, infatti, erano assenti Russia e Cina, ma non hanno firmato Messico, Brasile, Sud Africa, India, Arabia Saudita.
Teniamoci stretta la Meloni, dunque, con le sue lentezze, i suoi compromessi, i suoi tempi, alcune sue scelte (come l'appoggio a Zelensky) che non piacciono alla maggioranza di noi, almeno finchè non dovesse emergere un condottiero che possa riscattare la nostra Civiltà, la nostra Storia, la nostra Cultura, oggi calpestate accantonate, per pavidità e ignoranza, da coloro che dovrebbero esserne gli orgogliosi eredi.
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