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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

21 marzo 2006

Parliamo di tasse

Nel 1996 Romano Prodi giurava e spergiuva che non avrebbe aumentato le tasse.
Andato al governo, ci appioppò irap, eurotassa ed euro.
Nel 2001 Silvio Berlusconi aveva sottoscritto un contratto con gli Italiani nel quale prometteva di ridurre le tasse.
Andato al governo, tre moduli di riduzione, hanno ridotto le tasse ad oltre l’80% degli Italiani, mentre con la clausola di salvaguardia ogni contribuente era sicuro, con la rimodulazione delle aliquote, di non pagare più che con le precedenti aliquote.
Non solo, ma sono aumentati a 10 milioni i contribuenti (prima 1500000) che non pagano le tasse grazie alle detrazioni e alle nuove aliquote: e sono tutti contribuenti della fascia più bassa.
Questi dati, certi, concreti, solidi, dovrebbero da soli essere sufficienti a indicare verso chi indirizzare la propria fiducia.
Prodi oggi ci riprova, supportato da tutta la sua corte dei miracoli che non aspetta altro che mettere le sue fameliche mandibole sul tesoro pubblico, vuoi per qualche elargizione clientelare, vuoi per qualche rottamazione provvidenziale, vuoi per qualche leggina di privilegio.
Per fare ciò occorrono molti soldi.
Ma Prodi nega di voler aumentare le tasse.
Già, ma propone quella che chiama “tassazione delle rendite finanziarie”, citando in proposito Stefano Ricucci, il nuovo babau del politicamente corretto.
Peccato che la “tassazione delle rendite finanziarie”, non potendo contenere l’elenco nominativo dei penalizzati, sia una tassa generale sulle rendite, cioè sui risparmi.
Infatti Prodi dice che vuole aumentare al 20% la tassazione su obbligazioni, certificati, bot, titoli di stato (oggi al 12,5%) e ridurre al 20% (lui parla di uniformare in un’unica aliquota) la tassazione sui conti correnti (oggi al 27%).
Purtroppo solo l’8% dei risparmi degli Italiani è custodito in conti correnti il cui rendimento è prossimo allo zero, mentre il 92% è investito in quegli strumenti di risparmio oggi assoggettati ad una aliquota fissa del 12,5%.
In sostanza:
oggi: ogni 1000 euro risparmiati, 920 sono investiti in titoli vari e assoggettai ad una aliquota del 12,5%, per cui se consideriamo il 3% di rendimento lordo, paghiamo 3,45 euro di tasse.
Gli altri 80 euro, diciamo ad un tasso dell’1%, scontano oggi una tassazione di 0,216 euro.
domani Con il metodo Prodi andremmo a pagare 5,52 euro sui risparmi in titoli e 0,16 sui conti correnti.
Fatto un piccolo conto, mentre oggi, ogni 1000 euro paghiamo 3,666 euro, con il metodo Prodi i nostri risparmi (che sono già il netto di ricavi tassati) sarebbero rapinati per 5,68 euro.
Prodi, che dice di non voler aumentare le tasse, con la sua “tassazione delle rendite finanziarie”, ci renderebbe più poveri di 2,02 euro ogni 1000 euro risparmiati e questo moltiplicato per l'ammontare totale dei nostri risparmi.
Non solo ma quei 2,02 euro di aumento nelle tasse sui nostri risparmi, significa che
con il metodo Prodi le tasse sui nostri risparmi aumenterebbero di oltre il 55%
rispetto all'attuale sistema, soldi che andrebbero nel Moloch delle spese pubbliche a favore delle varie congreghe che non attendono altro che le elargizioni di governi amici.
E questo senza tener conto della volontà di ripristinare le tasse sulle successioni e donazioni.
E ricordiamo che negli anni passati un compagno democristiano di Prodi (anche lui della corrente di sinistra, di "Base") Giovanni Goria, ora defunto, giurò e spergiurò che non avrebbe mai imposto tasse sui titoli di stato, fino alla sera precedente a quella in cui rifilò la tassa proprio sui rendimenti dei titoli di stato.
E di Amato che si può dire ? Anche lui appartenente alla sinistra, che nottetempo si infilò nei nostri conti correnti per prelevarne il 6 per mille.
Precedenti che attestano come le promesse della sinistra non possono essere credibili e, come afferma il Ministro Giulio Tremonti, l'eventuale governo di Prodi porterebbe alla tassazione dei titoli di stato, dei nostri risparmi non ex nunc, cioè per le emissioni successive a quelle del provvedimento vessatorio di aumento della tassazione, ma ex tunc, colpendo anche i risparmi in circolazione, cui ci si era rivolti in base ad una determinata tassazione che portava uno specifico rendimento.
Ovvio che, come dice Tremonti, l'aumento della tassazione implicherebbe l'aumento dei tassi, in un circolo vizioso che porterebbe rapidamente l'Italia al default dei nostri titoli del debito pubblico.
E’ un “conto della serva” ?
Sì, ma è l’unico metodo che ci consente di poter scegliere, consapevolmente, tra chi vuole rimettere la sue avide mani nelle nostre tasche per finanziare i capricci delle varie lobbies che lo sostengono, come già fece nella sua prima (e speriamo ultima) esperienza governativa e chi, come Silvio Berlusconi, ha dimostrato con i fatti di voler percorrere la strada virtuosa della restituzione alla disponibilità dei singoli di quanto hanno guadagnato con il loro lavoro e non di sottrarlo alla loro disponibilità per farne regalo a chi il lavoro non sa neppure cosa sia e preferisce farsi mantenere grazie alle consorterie politiche.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mons. Puoi venire a vedere da me?
Lo so che sei una persona seria, ma..:-)
( altra catena di S.Antonio...)

Anonimo ha detto...

Con Prodi l'economia diventa come quella del Ciad e della Mauritania.