Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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20 marzo 2006

Due Italie l'una contro l'altra armata

Se questa campagna elettorale ha un merito, è quello di rendere evidente come esistano due Italie, tra loro configgenti in modo insanabile e tali da poter ragionevolmente considerare decaduto quel “patto”, quel “contratto” tra i cittadini che porta alla costituzione di uno stato.
Anche nelle cronache di eventi, che peraltro tutti possono direttamente vedere in diretta o tramite i filmati che abbondano in internet, le interpretazioni sono profondamente diverse.
E in base alle personali simpatie ognuno vede ciò che vuole vedere.
Questo nel dibattito tra Berlusconi e Prodi, come nella loro partecipazione al convegno confindustriale di Vicenza.
E’ un’Italia divisa, separata, nella quale le due tribù si allontanano sempre di più.
C’è l’Italia produttiva e ottimista di Berlusconi che ricorda l’incremento della borsa, dell’occupazione, la disoccupazione ai minimi storici, l’aumentato valore delle aziende e delle case (l’82% degli Italiani è proprietario di case), il numero di telefonini, computer, beni che rendono migliore la vita, le 36 riforme, la riduzione delle tasse che allontana lo stato rapace dalla nostra vita.
E c’è l’Italia parassitaria, piagnona, clientelare, assistenzialista, spendacciona, parolaia, statalista incarnata da Prodi.
C’è L’Italia che si fa onore all’estero, cancellando l’immagine badogliana di paese inaffidabile, rimanendo in Iraq anche dopo la strage di Nassiria, con il Premier cui viene tributato l’onore di parlare al Congresso degli Stati Uniti.
E c’è l’Italia zapaterista che vorrebbe fuggire dalle responsabilità internazionali, che rinverdirebbe la trista fama di traditrice degli alleati, che addirittura, in alcune sue componenti peraltro determinanti, è contigua al terrorismo islamico.
C’è un’Italia che ha ben presente il problema dell’immigrazione e vuole regolementarlo per evitare di devastare il tessuto sociale del paese.
E c’è un’Italia che vorrebbe aprire le frontiere senza limiti, accettando e, anzi, auspicando una invasione che trasformerebbe per sempre e con gravi tensioni sociali la nostra società, mettendo a rischio tutte le conquiste civili, di libertà e benessere che tanto sono costate ai nostri Padri.
C’è un’Italia quindi che rimane fedele alla Tradizione, alle proprie radici che sono Romano-Cristiane.
E c’è un’Italia che rinnega le proprie radici e, senza radici, perde ogni riferimento anche per il futuro.
C’è un’Italia che rifiuta di pagare per i capricci, al limite della perversione, di alcuni.
E c’è un’Italia che vorrebbe imbottire la nostra legislazione di provvedimenti che scardinerebbero l’ordine morale di una società sana e civile.
C’è un’Italia che ha l’etica del lavoro.
E c’è un’Italia che pretende di mantenere, ottenere o incrementare privilegi pagati da chi lavora.
C’è un’Italia che guarda la futuro, ad una navigazione in mare aperto, dove è necessario remare tutti.
E c’è un’Italia che guarda al passato, quando lo stato era un comodo paravento per evitare di confrontarsi con la produttività e le sfide del libero mercato.
Come ha detto Silvio Berlusconi alla fine dei primo dibattito con Prodi: la sfida non è tra Berlusconi e Prodi è tra due concezioni opposte dell’Italia.
Due concezioni che mi sembrano sempre più inconciliabili.
Io sono per l’Italia del futuro, saldamente ancorata ai Valori dell’Occidente, della Libertà che sono la naturale continuazione di quel che i nostri Padri hanno costruito e difeso dalle aggressioni esterne, nel solco delle radici Romano-Cristiane.
Adesione che sicuramente non trova chi si sente più vicino a Saddam che a Bush, chi vorrebbe imporre tasse ulteriori sui risparmi delle famiglie, chi accetterebbe un’invasione da parte di elementi estranei alla nostra società, chi propugna la penalizzazione di chi, con merito, guadagna più di altri, chi vuole dirigere ogni aspetto della nostra vita conculcando la libertà di ciascuno e di tutti, chi vorrebbe uno stato invadente e invasivo.
Siamo distinti e distanti.
Questo ci dice la campagna elettorale e ci ha sottolineato lo splendido intervento di Silvio Berlusconi al convegno confindustriale di Vicenza e che ha rappresentato in modo, nel confronto con la grigia rappresentazione di Prodi, simbolo di un’Italia in ginocchio e ripiegata su se stessa, la differenza che esiste tra le due Italie: quella del Centro Destra, viva e proiettata al futuro e quella della sinistra, decadente e che sa solo guardare al passato.



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3 commenti:

Van der Blogger ha detto...

Monsoreau, è inutile dire che io sono per la tua stessa Italia. Andiamo avanti

Massimo ha detto...

Non ne dubito ;-)

Otimaster ha detto...

Abbiamo gli stessi sogni, l'importante è non mollare, credo nella vittoria, ma temo sempre l'eventualità di una sconfitta non voglio che i miei figli nascano in un paese governato da loro.