Il 12 dicembre 1969 una bomba scoppiò nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano: 17 morti.
E’ sempre arbitrario indicare una data di inizio e una di fine di un periodo storico.
Nulla inizia mai all’improvviso e nulla finisce altrettanto repentinamente.
Credo però che il 12 dicembre 1969 possa segnare l’inizio di quel periodo che abbiamo definito “anni di sangue” e casualmente l'inizio delle nostre narrazioni coincide proprio con l'anniversario di tale strage.
Il mondo aveva appena visto soffocare nel sangue la “primavera di Praga” (1968) a dimostrazione che il comunismo non può avere alcun “volto umano”.
In Grecia si era da poco (1967) instaurato un regime autoritario definito “regime dei Colonnelli”.
Gli Stati Uniti impegnati nel Vietnam, avevano appena eletto Presidente (entrato in carica il 20 gennaio 1969) Richard Milhouse Nixon, l’uomo che avrebbe chiuso la guerra nel Vietnam e che sarebbe invece passato alla Storia per il Watergate.
Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin avevano compiuto i primi passi dell’uomo sulla Luna: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità”.
In Italia le elezioni del 1968 avevano confermato il governo di centrosinistra (DC, PSI, PSDI, PRI), ma non c’era più Aldo Moro a dirigerlo, bensì Mariano Rumor, in uno di quei governi semestrali, inframmezzati dai governi balneari di Giovanni Leone, che hanno dato all’Italia il triste primato della instabilità politica.
L’Italia era pervasa dalle prime contestazioni studentesche che scimmiottavano quelle, più concrete, di Berkley e quelle violente a Parigi e in Germania.
Il 12 dicembre, dunque, mentre i milanesi erano appena usciti dalla classica festività di S.Ambrogio e dal rito dell’inaugurazione della stagione scaligera e l’Italia tutta si apprestava al Natale, con la più classica delle trasmissioni (Canzonissima con Johnny Dorelli, Raimondo Vianello e le gemelle Kessler, con vittoria finale di Gianni Moranti … “ma chi se ne importa” …) di una televisione ancora monopolistica ed un campionato di calcio che, dopo aver visto il secondo scudetto della Fiorentina, avrebbe visto il primo (e unico per ora) del Cagliari di Rombodituono, scoppia la bomba di Piazza Fontana.
Una bomba, tipica arma della sinistra anarchica ed è proprio nei confronti dei circoli anarchici che si orientano le indagini con l’arresto di Giuseppe Pinelli e, quindi, di Pietro Valpreda, riconosciuto da un tassista.
Con Valpreda viene arrestato anche un altro anarchico: Mario Merlino.
Le responsabilità sembrano chiare, la testimonianza del tassista inchioderebbe Valpreda.
Sennonché … cominciano ad aprirsi altre piste: quelle che portano alle organizzazioni definite “neofasciste” e, in primis, a Ordine Nuovo guidato da Pino Rauti.
Dopo 36 anni nessun colpevole.
6 processi (“solo” due in meno di quelli che hanno sancito la colpevolezza di Adriano Sofri nell’assassinio del Commissario Luigi Calabresi titolare delle indagini su Piazza Fontana), tra rinvii, legittima suspicione, incompetenza territoriale, non hanno individuato i colpevoli.
Tutti, di ogni colore, assolti.
Il 3 maggio 2005 quella che sembra la parola fine: nessun colpevole.
O, meglio, non si è riusciti ad individuare un colpevole.
La cosiddetta “pista nera”, quella sulla quale sono state orientate le indagini in via esclusiva dopo l’assassinio del Commissario Calabresi, è stata percorsa in ogni più remoto angolo.
Sono stati processati (e assolti) ideologi di una “certa” concezione della Destra, piccoli aderenti a formazioni di destra e uomini dei servizi segreti: nulla.
Ma il percorso durato ben 36 anni, oltre ad essere una costante ferita per i famigliari delle vittime, ha avuto un risultato molto concreto: stornare l’attenzione dal primissimo filone di indagini (quello della sinistra anarchica) per aprirne uno – quello sulla cosiddetta “eversione nera” – che, pur non portando a nessun risultato, è servito come termine di paragone per ogni altro evento luttuoso in Italia.
A distanza di 36 si possono solo esternare delle sensazioni e ricordare le conseguenze di quella scelta di indirizzo.
Il passaggio da una pista della sinistra anarchica ad una “nera” ha avuto il risultato di stornare l’attenzione dei fatti dell’agosto 1968 (invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati comunisti) ed ha aperto la stagione della “caccia al Fascista”.
Politicamente ha impedito che il Movimento Sociale Italiano entrasse nel gioco parlamentare e nella formazione dei governi, congelando ancora per 25 anni, fino al 1994 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi che “sdoganò” il partito) un elettorato oscillante tra il 5 e l'8 %, favorendo quindi il gioco di potere del PCI.
Le stragi attribuite ai “neri” hanno fornito l’alibi per l’invenzione dell’ “arco costituzionale”, una delle grosse truffe politiche cui, purtroppo, i partiti anticomunisti (DC-PLI-PSDI-PRI) non ebbero il coraggio di opporvisi, accettando la "conventio ad excludendum" contro l'MSI-DN e rinunciando così ad un "pacchetto" di voti che poteva essere determinante, come lo è ora, a definire maggioranze parlamenteri libere dall'ipoteca comunista.
Ma l’abbandono della pista della sinistra anarchica costituì il precedente su cui si costruirono tutte le indagini per tutti gli eventi stragisti successivi che, come Piazza Fontana, non diedero risultati certi, ad eccezione di una condanna per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, peraltro soggetta oggi a tante e tali contestazioni, persino da sinistra, da ritenere che possa, a tutti gli effetti, rientrare tra i “casi” insoluti, almeno moralmente e politicamente.
Nel giorno del 36° anniversario della strage di Piazza Fontana si può ragionevolmente dubitare che potrà mai esservi giustizia su questa terra e che le risposte saranno sempre inficiate dalle scelte ideologiche di ognuno.
Ma mi e vi pongo comunque un interrogativo: cosa sarebbe accaduto se il Commissario Calabresi avesse potuto continuare le sue indagini senza abbandonare la pista anarchica ?
Siamo certi che la pista della sinistra anarchica fosse poi così sbagliata ?
E’ sempre arbitrario indicare una data di inizio e una di fine di un periodo storico.
Nulla inizia mai all’improvviso e nulla finisce altrettanto repentinamente.
Credo però che il 12 dicembre 1969 possa segnare l’inizio di quel periodo che abbiamo definito “anni di sangue” e casualmente l'inizio delle nostre narrazioni coincide proprio con l'anniversario di tale strage.
Il mondo aveva appena visto soffocare nel sangue la “primavera di Praga” (1968) a dimostrazione che il comunismo non può avere alcun “volto umano”.
In Grecia si era da poco (1967) instaurato un regime autoritario definito “regime dei Colonnelli”.
Gli Stati Uniti impegnati nel Vietnam, avevano appena eletto Presidente (entrato in carica il 20 gennaio 1969) Richard Milhouse Nixon, l’uomo che avrebbe chiuso la guerra nel Vietnam e che sarebbe invece passato alla Storia per il Watergate.
Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin avevano compiuto i primi passi dell’uomo sulla Luna: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità”.
In Italia le elezioni del 1968 avevano confermato il governo di centrosinistra (DC, PSI, PSDI, PRI), ma non c’era più Aldo Moro a dirigerlo, bensì Mariano Rumor, in uno di quei governi semestrali, inframmezzati dai governi balneari di Giovanni Leone, che hanno dato all’Italia il triste primato della instabilità politica.
L’Italia era pervasa dalle prime contestazioni studentesche che scimmiottavano quelle, più concrete, di Berkley e quelle violente a Parigi e in Germania.
Il 12 dicembre, dunque, mentre i milanesi erano appena usciti dalla classica festività di S.Ambrogio e dal rito dell’inaugurazione della stagione scaligera e l’Italia tutta si apprestava al Natale, con la più classica delle trasmissioni (Canzonissima con Johnny Dorelli, Raimondo Vianello e le gemelle Kessler, con vittoria finale di Gianni Moranti … “ma chi se ne importa” …) di una televisione ancora monopolistica ed un campionato di calcio che, dopo aver visto il secondo scudetto della Fiorentina, avrebbe visto il primo (e unico per ora) del Cagliari di Rombodituono, scoppia la bomba di Piazza Fontana.
Una bomba, tipica arma della sinistra anarchica ed è proprio nei confronti dei circoli anarchici che si orientano le indagini con l’arresto di Giuseppe Pinelli e, quindi, di Pietro Valpreda, riconosciuto da un tassista.
Con Valpreda viene arrestato anche un altro anarchico: Mario Merlino.
Le responsabilità sembrano chiare, la testimonianza del tassista inchioderebbe Valpreda.
Sennonché … cominciano ad aprirsi altre piste: quelle che portano alle organizzazioni definite “neofasciste” e, in primis, a Ordine Nuovo guidato da Pino Rauti.
Dopo 36 anni nessun colpevole.
6 processi (“solo” due in meno di quelli che hanno sancito la colpevolezza di Adriano Sofri nell’assassinio del Commissario Luigi Calabresi titolare delle indagini su Piazza Fontana), tra rinvii, legittima suspicione, incompetenza territoriale, non hanno individuato i colpevoli.
Tutti, di ogni colore, assolti.
Il 3 maggio 2005 quella che sembra la parola fine: nessun colpevole.
O, meglio, non si è riusciti ad individuare un colpevole.
La cosiddetta “pista nera”, quella sulla quale sono state orientate le indagini in via esclusiva dopo l’assassinio del Commissario Calabresi, è stata percorsa in ogni più remoto angolo.
Sono stati processati (e assolti) ideologi di una “certa” concezione della Destra, piccoli aderenti a formazioni di destra e uomini dei servizi segreti: nulla.
Ma il percorso durato ben 36 anni, oltre ad essere una costante ferita per i famigliari delle vittime, ha avuto un risultato molto concreto: stornare l’attenzione dal primissimo filone di indagini (quello della sinistra anarchica) per aprirne uno – quello sulla cosiddetta “eversione nera” – che, pur non portando a nessun risultato, è servito come termine di paragone per ogni altro evento luttuoso in Italia.
A distanza di 36 si possono solo esternare delle sensazioni e ricordare le conseguenze di quella scelta di indirizzo.
Il passaggio da una pista della sinistra anarchica ad una “nera” ha avuto il risultato di stornare l’attenzione dei fatti dell’agosto 1968 (invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati comunisti) ed ha aperto la stagione della “caccia al Fascista”.
Politicamente ha impedito che il Movimento Sociale Italiano entrasse nel gioco parlamentare e nella formazione dei governi, congelando ancora per 25 anni, fino al 1994 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi che “sdoganò” il partito) un elettorato oscillante tra il 5 e l'8 %, favorendo quindi il gioco di potere del PCI.
Le stragi attribuite ai “neri” hanno fornito l’alibi per l’invenzione dell’ “arco costituzionale”, una delle grosse truffe politiche cui, purtroppo, i partiti anticomunisti (DC-PLI-PSDI-PRI) non ebbero il coraggio di opporvisi, accettando la "conventio ad excludendum" contro l'MSI-DN e rinunciando così ad un "pacchetto" di voti che poteva essere determinante, come lo è ora, a definire maggioranze parlamenteri libere dall'ipoteca comunista.
Ma l’abbandono della pista della sinistra anarchica costituì il precedente su cui si costruirono tutte le indagini per tutti gli eventi stragisti successivi che, come Piazza Fontana, non diedero risultati certi, ad eccezione di una condanna per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, peraltro soggetta oggi a tante e tali contestazioni, persino da sinistra, da ritenere che possa, a tutti gli effetti, rientrare tra i “casi” insoluti, almeno moralmente e politicamente.
Nel giorno del 36° anniversario della strage di Piazza Fontana si può ragionevolmente dubitare che potrà mai esservi giustizia su questa terra e che le risposte saranno sempre inficiate dalle scelte ideologiche di ognuno.
Ma mi e vi pongo comunque un interrogativo: cosa sarebbe accaduto se il Commissario Calabresi avesse potuto continuare le sue indagini senza abbandonare la pista anarchica ?
Siamo certi che la pista della sinistra anarchica fosse poi così sbagliata ?
Alla luce dei pessimi esiti delle piste “nere” seguite a senso unico è quantomeno lecito porsi la domanda.
7 commenti:
Sapevo che qui avrei trovato quello che cercavo, dritto in archivio mi raccomando. Non ti immagini quanto mi rammarico di non aver fatto altrettanto, purtroppo altri impegni non me ne hanno dato il tempo. Ora devo ssciogliere il diemma di come non lasciare questo vuoto senza ripetere quanto hai già detto tu, un bel link penso sarà la soluzione migliore.
Grandissimo lavoro ;) Complimeti.
Ciao!
Ciao Mons,
All'epoca ero appena un ragazzetto ma ricordo benissimo le notizie e le immagini TV in bianco e nero. Crescendo si è sempre sentito parlare ma come tu hai sottolineato nessuno è stato seriamente punito. Incredibile come siamo in sintonia, magari abbiamo la stessa età, più probabile la stessa formazione culturale.
Si, hai ragione, la sinistra abitualmente usa la tattica della distrazione per far passare il tempo e poi ottenere un bel nulla di fatto. Questa è la nazione che ci hanno lasciato i nostri padri che stanchi di una guerra hanno preferito abbassare la guardia lasciando spazio a chi non ha nessun legame con l'Italia e gli Italiani tranne l'odio ideologico
* Otimaster: ognuno ha il suo stile per trattare gli argomenti e per una visione completa sono tutti utili :-)
* Grazie, Robinik ... devo dire che l'idea mi è venuta anche in relazione ai tuoi posts sul caso Sofri che hai allargato all'epoca in cui fu assassinato il Commissario Calabresi.
* Bisqui, l'impressione è proprio che si abbia la stessa età (all'epoca della strage ero anch'io un ragazzino, stavo per compiere 13 anni ) e la medesima formazione.
...il post è stupendo... L'inquadramento storico è perfetto.
Complimenti.
Linko il post! GM
Grazie, Gianmario.
Cerchiamo di raccontare la realtà di quegli anni, non il mito creato dalla sinistra.
Ciao Mons,
ti ho linkato su un post sullo stesso argomento ma raccontando un fatto personale
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