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03 giugno 2012

Pazza idea


Berlusconi richiama una antica canzone di Patty Pravo e mette nuovamente in fibrillazione comunisti e affini.
Una settimana fa la proposta di una riforma costituzionale in senso presidenzialista, venerdì la “pazza idea” di mandare educatamente a quel paese gli gnomi di Bruxelles e stamparsi gli euro necessari in casa o, meglio ancora, ricominciare con la Lira.
Naturalmente era solo una “battuta" ma intanto il tabù si è rotto: non è più vietato, neppure ai leaders come Berlusconi, “scherzare” sull’uscita dall’euro.
Da notare che Berlusconi ha anche aggiunto che se la Germania vuole continuare con la politica del braccino corto, allora potrebbe essere lei ad uscire dalla moneta unica e, francamente, sarebbe piacevole vedere i crucchi arrabattarsi a ristampare marchi.
Ma, come insegna la saggezza popolare, ridendo castigat mores.
Scherzando si dicono verità altrimenti nascoste
E' anche vero, però, che Berlusconi è circondato da troppi conigli (un nome per tutti: Gianni Letta sempre pronto a gettare ponti verso i "moderati" identificati con Casini) e pochi leoni (un nome per tutti: Daniela Santanchè che esprime il Pdl che vorrei).
L’euro e l’europa sono, oltre ad un intollerabile limite alla Libertà, Indipendenza e Sovranità dei Popoli e delle Nazioni, a tutta evidenza, la grande palla al piede di ogni crescita economica con le loro direttive e i lacci e laccioli che impongono agli stati.
Sempre più consenso ha l’ipotesi di uscita dall’euro per ripristinare quell’europa comune, il MEC, anni sessanta e settanta che era opportunamente il massimo necessario di integrazione.
Se per Grillo l’uscita dall’euro è una tigre da cavalcare per alimentare la rabbia dei cittadini e incrementare il proprio consenso, per Berlusconi può avere un duplice scopo.
Da un lato lanciare alcune parole d’ordine che raccolgano adesioni per eventuali novità (liste civiche ?) alle prossime elezioni: presidenzialismo, fuori dall’euro, non pagare l’imu (sostenuta da Daniela Santanchè anche con intere pagine di giornali).
Dall’altro lanciare un avvertimento ai sacerdoti della moneta unica tipo Monti.
Penso che Berlusconi avrà tirato le somme di sei mesi di Monti.
Bin Loden non solo non ha risolto alcun problema, ma li ha aggravati con una valanga di tasse che è stata l’unica cosa che abbia saputo fare, oltre ad una riforma delle pensioni e del mondo del lavoro con la quale ha ormai tolto le castagne dal fuoco di qualsiasi governo successivo.
Berlusconi per fare posto a questo nume salvifico si era messo da parte.
Però sono continuate le aggressioni medianiche e giudiziarie e la speculazione finanziaria internazionale non ha allentato la presa sulle sue aziende come dimostra il loro andamento borsistico.
A questo punto ha reagito: perché restare in disparte visto che in cambio non si ottiene proprio nulla ?
Allora ribalta il tavolo.
Con molta sobrietà, che è di gran moda.
Non ha sfiduciato Monti, ma lo ha inchiodato allo spread che Bin Loden avrebbe dovuto con la sua sola presenza portare a 200 punti come giurvano e spergiuravano i vari Letta, Bersani, Casini e compagni.
Nel parlare di riforme ha lanciato quella più efficace, il presidenzialismo, ma anche quella che sfilerebbe il controllo dalle mani dei burattinai delle varie Trilateral, Bilderberg, Commissione europea, BCE, Goldman Sachs e che, pertanto, è vista dai Bersani, Casini e compagni come un toro può vedere agitare un drappo rosso.
Infine ha velatamente minacciato il cuore del disegno egemonico dei poteri finanziari internazionali con l’uscita dall’euro.
E’ chiaro che se la Grecia uscisse dall’euro perché costretta e l’Italia facesse altrettanto per autonoma scelta, Spagna, Portogallo, Irlanda, Polonia non resterebbero a guardare e l’effetto domino farebbe crollare sulla testa degli gnomi della finanza la loro stessa costruzione.
Pazza idea  …





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2 commenti:

Johnny 88 ha detto...

Intanto l'ha detto, ed è un bene. Se nel frattempo passasse dalle parole ai fatti e la piantasse di votare fiducie all'androide sarebbe meglio.

Nessie ha detto...

Sottoscrivo. Fatti e non parole, se non vogliamo finire sepolti dalle macerie.