Era un Berlusconi senza smalto quello che domenica scorsa è salito generosamente sul palco di Bologna (lo scrissi subito) e immagino sia stato un Cavaliere appesantito dalle ottanta primavere quello che si è presentato ieri sera nella trasmissione di Bruno Vespa.
Infatti ha confuso Salvini con Renzi e ha attaccato il pallonaro fiorentino per averlo imbrigliato sulla legge Severino che, secondo la sua versione del patto del Nazareno, doveva essere modificata per restituirgli agibilità politica, a lui in quanto allora, indiscutibilmente Leader di Forza Italia e del Centro Destra.
Con fare da bullo, sempre forte con i deboli, Renzi e il suo degno vice hanno replicato che la Severino non entrava nel patto del Nazareno.
Non stento ad immaginare che l'allora plenipotenziario del Cav, Verdini, nel riferire l'andamento delle trattative abbia dipinto a Berlusconi un panorama diverso da quello che era, per spingerlo al mortale abbraccio con il cacciapalle d'Arno.
Del resto per rinunciare ad una posizione politica di opposizione pura che, come si è visto, rende molto dal punto di vista elettorale, Berlusconi ragionevolmente doveva avere in cambio qualcosa di sostanzioso che, trattandosi di politica, non poteva che essere la agibilità politica, l'eleggibilità.
E si è visto come, senza il Cav, Forza Italia si sia ristretta in soli due anni.
E non stento a credere che tale agibilità non si dovesse realizzare attraverso la modifica della Severino (legge, peraltro, applicata al solo Berlusconi, come ci dicono i casi De Magistris e De Luca) ma attraverso altre strade che consentissero all'allora Leader del Centro Destra di poter combattere, alla pari, la sua battaglia politica.
I risultati sono davanti agli occhi di tutti come insegnamento per chiunque voglia scendere a patti con i comunisti.
E davanti agli occhi di tutti è anche, però, la possibilità di valutare l'affidabilità della parola di Renzi.
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