Dopo la incauta scelta di Trump di bombardare una base siriana, assieme ai "complimenti" dei vassalli dell'internazionalismo globalista sono arrivate le liturgiche invocazioni al "dialogo" ed alle trattative.
Chi si è fatto portavoce di tali melense e scontate banalità è stato subito smentito dall'attentato a Stoccolma, capitale dello stato più sottomesso al buonismo immigrazionista.
Costoro non vogliono o non sanno guardare in faccia alla realtà e così agendo mettono in pericolo tutti noi.
C'è poco da far chiacchiere, come gli "scambi di flussi informativi" tra i servizi di informazioni di cui si parla da anni.
Si parla, appunto, ma non si agisce.
Con l'immigrazione ci portiamo in casa nostra una massa sempre meno controllabile e con la regalia della cittadinanza concediamo un'arma, come la parificazione agli autoctoni, che si ritorcera contro di noi.
Perche in una massa sempre più grossa, i terroristi riusciranno con sempre maggior facilità a trovare i loro sicari che avranno anche il vantaggio, con la cittadinanza, di mescolarsi indisturbati e invisibili, tra di noi finché non ci colpiranno.
Trump, invece di colpire bersagli sbagliati, dovrebbe ricominciare dalle idee della sua campagna elettorale ed agire di concerto con Putin.
I problemi interni dei vari stati e staterelli arabi, se li risolvano tra di loro, il nostro intervento è doveroso solo se venisse messa in pericolo la nostra sicurezza e la nostra economia.
E sarebbe ora che i governi, a cominciare dal prossimo governo italiano che uscirà dalle elezioni del 2018, comincino a respingere i nuovi arrivi e a rispedire a casa molti di quelli che già sono qui e sciamano indisturbati per le nostre strade.
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