Ne Il Resto del Carlino-il Giorno-la Nazione di ieri, 17 settembre, a pagina 4 abbiamo potuto leggere una autocelebrazione della stampa da parte di tal Sandro Rogari.
All'inizio del commento possiamo leggere questa perla: "l'informazione meno controllata, piena di falsificazioni, che manipola e diffama in stato di impunità è proprio quella della Rete. Mentre l'informazione più controllata, che fa riflettere ed è suscettibile di verifiche e di censura qualora veicoli informazioni false è proprio quella della carta stampata.".
Una autentica autoesaltazione per concludere difendendo gli "aiutini" economici pubblici sotto forma di pubblicità da parte delle partecipate.
Personalmente credo che una cosa sia l'informazione e altra l'opinione.
In merito alla "superiorità" della carta stampata (anche in versione online), sempre dal Carlino di ieri, cronaca di Bologna, rilevo che, forse per una sorta di pudore si evita di dire nei titoli che a compiere azioni riprovevoli sono zingari o immigrati.
Titolo e occhiello, in bella evidenza ci informano delle due giovani delinquenti arrestate.
Solo nel corpo dell'articolo, per chi fosse stato interessato a leggerlo, apprendiamo che si tratta di due "sinti".
Due zingare, insomma.
Analogamente leggiamo "Bologna, rissa in piazzola. Tre denunce. Alla zuffa ha partecipato anche il gestore di un banchetto, I passanti hanno chiamato la polizia.".
Per chi non è di Bologna, ricordo che la "Piazzola" è il mercatino settimanale, tipico della città, per cui un lettore che non è interessato alla nera sarebbe portato a credere che tre bolognesi, magari tre "umarels" se le siano date dopo aver alzato il gomito o per ragioni di concorrenza.
Solo leggendo l'articolo apprendiamo che i tre reprobi sono due pakistani e un indiano.
Tre immigrati, quindi.
Ecco, non so se il signor Rogari abbia letto quelle notizie e rilevato la informazione distorsiva fornita dai titoli.
Ma non vedo alcuna superiorità nella carta stampata che possa indurre ad essere favorevole al bavaglio della Rete o a dirottare denaro pubblico per mantenere in vita i quotidiani.
Se meritano, vivono del loro, senza denaro pubblico.
E tutti siamo in grado e abbiamo diritto ad esprimere una opinione.
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