In debito di ossigeno argomentale, i cattocomunisti (quelli che cantano in ogni occasione, spesso a sproposito, bella ciao ...) sono insorti chiedendo, ca va sans dire, alla Meloni di intervenire.
I tapini non sapevano che il partito era già intervenuto con il commissariamento del movimento giovanile di Parma (provvedimento che mi sembra eccessivo).
A me fa specie che, nel 2025, ci sia chi se la prende se qualcuno intona canzonette di natura politica che non appartengono alla sua sensibilità.
Perchè i ragazzi di Parma hanno sbagliato non nell'intonare quelle canzoni se se le sentono come appartenenti alla loro Identità, ma nel farlo all'interno di una sede di un partito che, nel proprio Elettorato, ha chi si riconosce nella stessa Identità in cui si riconoscono quei ragazzi, ma anche chi si riconosce in una Destra Liberale, Nazionalista e anche antifascista (quando ancora questa caratteristica aveva un senso che oggi, da anni, decenni, non ha più).
A cadere nella trappola, però, sono stati gli antifascisti in s.p.e., quelli che stanno gridando ogni giorno "al lupo", senza (voler) vedere che il lupo cattivo l'hanno in casa, perchè è quello che aggredisce la Polizia, quello che devasta le città, imbratta muri, rompe vetrine e blocca la circolazione.
Hanno così dato visibilità mediatica nazionale ad una vicenda che, alla fine, riscalda solo i cuori di chi, negli Anni Settanta, ghettizzato, quel tipo di canzoni, quel cameratismo felice, sentiva e significa ancora oggi un impegno identitario da coniugare con un realismo operativo e politico.
Ancora una volta si dimostra che il "fascismo", è solo una distorta idea, che appartiene solo ai cosiddetti antifascisti che vogliono imporre il loro pensiero unico, di un qualcosa di immaginario che non esiste e non è mai esistito dopo il 25 luglio 1943, nè in chi oggi ha settanta anni, nè in chi oggi ne ha, beato lui, ancora venti.
E la si smetta con questa "polizia del pensiero" e che ognuno possa cantare le canzoni che preferisce, anche se è stonato non solo nelle note, ma anche nelle idee (almeno in quelle di chi si erge arbitrariamente a censore e giudice del prossimo).
