Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

13 dicembre 2010

I giorni del giudizio

Finalmente ci siamo.
Oggi il Premier voluto dal Popolo in regolari elezioni, Silvio Berlusconi, ha esposto in parlamento quello che ha fatto, quello che si propone ancora di fare, come e con chi farlo.
Domani le camere voteranno sulla fiducia.
Un sistema politico rispettabile non avrebbe dovuto mettere in scena questo spettacolo, perchè l'ampia maggioranza del 2008 era per Berlusconi, per quello che si proponeva di fare, per l'indirizzo generale del suo percorso politico.
Il Popolo aveva detto chiaramente che per raggiungere gli obiettivi tipici di ogni stato: benessere, sicurezza, prosperità, progresso, libertà, Berlusconi era il Premier adatto.
Per tale motivo la maggioranza era numericamente solida.
Poi sono emerse le paturnie di Fini.
Che siano frutto del suo sacco o indotte da quella “sovrastruttura” di poteri forti interessata a indebolire l'Italia e spingerla nuovamente tra le nazioni di secondo piano, è sostanzialmente, in questa sede, ininfluente.
Fini ha fornito ad una opposizione debole e priva di prospettive l'opportunità di rialzare la testa.
E questo indipendentemente dall'esito del voto di domani.
Hanno un bel da indignarsi a sinistra per quei parlamentari che, eletti con loro, voteranno la fiducia, quando un ben nutrito gruppo di transfughi ha fatto venire meno, con una congiura di palazzo, la maggioranza voluta dal Popolo con libere e regolari elezioni !
Per quell'accozzaglia arcobaleno che spera nella sfiducia non conta ciò che Berlusconi ha realizzato, conta solo liquidare il Premier, fregandosene altamente del parere del Popolo che da Sovrano, quale dovrebbe essere, diventa “bue” come vorrebbe che fosse.
A me, invece, interessa ciò che Berlusconi ha fatto, la strada che, con i suoi alleati, in primis della Lega, ha imboccato e, quindi, l'indirizzo che con Berlusconi ha preso l'Italia.
Mi interessa che sia finita l'epoca degli espropri fiscali e che si sia imboccata la strada, almeno a livello di principio, della forte riduzione delle imposte dirette e del far pagare i servizi a chi ne usufruisce e non a tutti indistintamente.
Mi interessa che si sia cominciato a tagliare la spesa pubblica, nell'utopia, ma che deve essere il traguardo cui ambire, che lo stato spenda solo per la diplomazia, la giustizia, le Forze Armate e le Forze dell'Ordine, diventando quindi terzo, imparziale normatore ed eventualmente sussidiario, in tutte le altre situazioni.
Mi interessa che sia finito l'esproprio delle risorse del Nord per destinarle, improduttivamente, ad un sud che in 150 anni si è comportato come una idrovora con troppe falle.
Mi interessa che si sia cominciato a mettere mano alla eliminazione dei benefici per categorie privilegiate e spesso improduttive.
Mi interessa che lo stato non legittimi comportamenti moralmente discutibili (eufemismo ecumenico) quali l'eutanasia, la manipolazione genetica, il riconoscimento giuridico di famiglie che non siano fondate sull'unione di un uomo con una donna.
Mi interessa che lo stato tuteli l'Identità Nazionale, fermando l'arrivo di stranieri e l'improbabile loro concessione di cittadinanza e voto che devastano il nostro essere, già faticoso, “una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor”, disfacendo il tessuto sociale, economico, culturale, civile della nazione.
Mi interessa che la scuola e l'università formino le classi dirigenti e professionali del domani e non siano solo diplomifici utili solo a creare l'aspettativa di lavori ben remunerati a spese della collettività e lasciando vuoti posti utili che, invece, con una severa selezione, troverebbero la loro occupazione da parte di personale italiano senza rivolgersi agli stranieri.
Naturalmente mi interessa anche che si rivoluzioni il nostro sistema giudiziario per accantonare l'ideologia e tornare ad avere una Giustizia con la “G” maiuscola, credibile e affidabile, come ora non è.
E mi interessano anche altre cose, in questo momento in secondo piano, per fare dell'Italia quella nazione che, per la fantasia e la capacità del suo Popolo, possa primeggiare nel mondo.
Non mi interessa, quindi, chi si propone di realizzare tale progetto, che si chiami Berlusconi o Pippo, lo voterei comunque.
La strada è lunga e, come in ogni cammino, ci saranno delle soste, ma l'importante è che non la si cambi.
Berlusconi è stato il motore per imboccare la strada virtuosa indicata ed è ancora il principale catalizzatore delle forze del cambiamento.
Gli altri, tutti gli altri, ci riporterebbero agli anni settanta, dove crebbero solo tasse, disordini, debiti.

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12 dicembre 2010

Una vecchia piazza per un vecchio politburo

Ho letto i resoconti della piazzata di ieri del pci/pds/ds/pd e mi ha colpito la battuta, inconsapevolmente umoristica, di un Bersani che, da quando è diventato leader del suo partito, forse per le molteplici incombenze cui deve far fronte, ha perso quel briciolo di lucidità che sembrava possedere quando, senza esporsi, lasciava intendere di saperne a pacchi (ma anche il bluff Bersani è ora svelato).
Cosa ha affermato Bersani nell'ennesimo goffo tentativo di autoreferenzialità ?
Siamo l'Italia del domani”.
Bersani è rimasto indietro e di parecchio.
Gli slogan sono quelli del sessantotto, rimasticati e aggiornati, le bandiere sono sempre quelle, solo che il rosso è stinto, ma soprattutto le facce sono le stesse del sessantotto, solo piene di rughe e con i capelli ormai bianchi (quelli che ancora li hanno).
Poi c'erano giovanotti rumorosi e nulla più, gli stessi che usano violenza nelle città occupando edifici e bloccando il traffico per protestare contro una riforma della scuola e dell'università che cerca di ripristinare il concetto di Cultura che presuppone quello di selezione.
Poi ?
Il solito nocciolo duro, le truppe, fornite da un sindacato ottocentesco, più retrogrado che conservatore, comunque passatista come la cgil i cui ultimi due segretari erano a fianco di Bersani, come gli ultimi giapponesi nell'agosto 1945.
Nani e ballerine come se piovesse, per ricordare che si aspettano, una volta riconquistato il potere, la ricompensa per la loro partecipazione.
Ormai i Saviano, i Santoro, i Floris, sono diventati i Suslov (nota per i più giovani: l'ideologo del pcus, custode dell'ortodossia marxista nell'unione sovietica) dell'odierno pci/pds/ds/pd, i cui dirigenti sono terrorizzati dalla possibilità che attecchisca il virus grillino.
Proposte ?
Abbattiamo Berlusconi, poi vedremo
.
Sottintesi ?
Dateci carta bianca per fare i nostri giochini e un po' prelevando dai risparmi, un po' tassando le case, un po' con le belle una tantum di una volta, ribattezzate “tasse di scopo”, vedrete che diventeremo tutti assieme più … poveri.
Tranne i burocrati della partitocrazia e le loro clientele.
Ecco, il significato della manifestazione di ieri è proprio questo: l'estrema difesa dei funzionari di partito (e dei loro assistiti e beneficiati), chiusi nel bunker dei partiti, contro quella che, una volta, la sinistra avrebbe chiamato “la società civile”.
Peccato che l'unica espressione di “società civile” che si sia impegnata con successo in politica sia osteggiata dai funzionari di partito ... vedere alla voce “Silvio Berlusconi”.
Se avete guardato i telegiornali ieri sera, avete visto le facce di chi apriva la manifestazione e ha preso posto, stancamente, sul palco.
Oltre al già citato Bersani, ecco D'alema, Veltroni, Bindi, Franceschini, il "finto" Letta e, sullo sfondo, assenti ma presenti in spirito, i nuovi eroi della sinistra: Casini, Fini, Rutelli, Montezemolo, Lombardo.
Le loro facce raccontano di una Italia (minoritaria e assistita) che non si rassegna ad andare in archivio, raccontano il passato, ma sono anche emblematicamente simili a quelle che, fino al 1° maggio 1989, assistevano alla parata dell'Armata Rossa a Mosca.
Sono le facce di un politburo vecchio, stanco, superato che può solo sperare nel suicidio altrui per sopravvivere … ancora un po'.
Non è vero che ieri in piazza a Roma c'era l'Italia del domani, ma era quella dell'altro ieri.
Comunque vada martedì, l'Italia degli assistiti è destinata a soccombere, spetta ai parlamentari eletti nel Centro Destra e che non vorranno tradire la volontà popolare, fare sì che si acceleri un simile, naturale processo di selezione, oppure lo si ritardi, creando i presupposti per sacrifici molto maggiori, per tutti

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10 dicembre 2010

Alla fine ne rimarrà uno solo

Martedì 14 sarà il giorno della verità.
Il giorno prima, lunedì 13, il Presidente Berlusconi illustrerà al parlamento quel che ha fatto e quel che vorrebbe fare.
Una volta tanto ha ragione Napolitano quando dice che il risultato finale è incerto e che per fare una previsione bisognerebbe avere una sfera di cristallo.
Il paradosso è che Berlusconi non è insidiato da una opposizione allo sbando, ma da transfughi eletti in base all'indicazione “per Berlusconi Presidente.
Transfughi che non hanno avuto neppure la dignità e l'onore di dimettersi, dopo aver cambiato idea, ma, come il loro capo, stanno incollati alla poltrona cui sono arrivati unicamente grazie ai voti conferiti “per Berlusconi Presidente”.
Grazie a quei transfughi la sinistra ha l'occasione per ribaltare, ancora una volta, la volontà popolare.
Ovviamente mi auguro che ciò non accada.
Mi auguro che il senato ma anche la camera diano la fiducia a Berlusconi e che il voto di martedì apra le porte alla disfatta del partito costituito dai transfughi finioti.
Mi auguro anche che, una volta acquisita la fiducia – come pure, a maggior ragione, qualora la camera votasse la sfiducia – a marzo si vada comunque al voto.
Se Fini e i suoi vogliono sedersi in parlamento, lo facciano ma dopo aver preso i voti per le nuove posizioni che hanno e non grazie ai voti, traditi, di chi la sinistra non vorrebbe vederla neppure in fotografia.
La sinistra, con il solito, infantile doppiopesismo, tratta da illuminati chi passa da Destra a sinistra, mentre sclera di brutto, definendoli “comprati”, i parlamentari che fanno il percorso inverso.
E questo è un aspetto delle nostre istituzioni che dovrebbe trovare immediata soluzione.
Se l'onestà personale di chi è eletto in parlamento non induce chi cambia idea e partito (ambedue cose legittime) a dimettersi per ripresentarsi, con le nuove posizioni, alle elezioni successive, allora deve essere la legge a tutelare il voto espresso dal Popolo e disporre la decadenza di chi votasse contro la coalizione in cui è stato eletto.
Non mancano, anche in queste ore, i tentativi del genio pontieri per una improbabile e non duratura ricucitura tra Berlusconi e Fini.
Sembra, però, che questa volta i pontieri debbano riporre ago e filo.
Non si vede proprio su quali basi si possa ricucire, soprattutto in considerazione dello scippo di parlamentari posto in atto da Fini.
Naturalmente non poteva mancare qualche zelante magistrato che, ignorando i quaranta deputati sottratti alla coalizione in cui sono stati eletti, si è messo ad indagare sulla decina che, eletti a sinistra, voteranno la fiducia o si asterranno.
Ormai non si hanno più parole per manifestare la propria sfiducia in quella che dovrebbe essere una istituzione terza e super partes e, invece, scende sistematicamente in campo e sempre dalla stessa parte.
Ma forse anche questo è un segnale positivo, vorrà dire che non hanno i numeri per sfiduciare Berlusconi e, quindi, cercano le solite scorciatoie per ribaltare la volontà popolare.
Comunque vada, dopo il 14 dicembre, il panorama politico italiano non sarà più lo stesso.
Tra Berlusconi e Fini, uno perderà.
Alla fine ne rimarrà uno solo.

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09 dicembre 2010

Neanche i traditori a sinistra godono della par condicio

Questa mattina, al giornale radio, ho ascoltato una gustosa invettiva del capogruppo dipietrista alla camera, Donadi, che lanciava fulmini e saette contro quelli che, eletti con l'opposizione, tradivano il voto elettorale per appoggiare il governo o astenersi.
Donadi ha ragione.
Chi viene eletto in una coalizione, per una determinata finalità, merita appieno la qualifica di traditore e tutta l'infamia che ne deriva se passa, armi e bagagli, sul fronte opposto senza dimettersi dall'incarico ricevuto per i voti conseguiti nella coalizione in cui fu eletto.
Donadi, però, avrebbe dovuto accomunare ai "suoi" traditori, quelli che, eletti con il Centro Destra “per Berlusconi Presidente”, avevano sottoscritto la mozione di sfiducia.
Strana amnesia, quella di Donadi, che dimostra come i “valori” del suo partito siano gli stessi degli altri: prevalere, a qualunque costo, in qualunque modo.
Non a caso siamo la patria di Machiavelli, cui è attribuita la sintesi del suo “Principe”, per cui “il fine giustifica i mezzi” (per amor di precisione: tale frase non esiste in nessuno scritto di Machiavelli, alcuni la attribuiscono a Guicciardini, altri ad una sorta di congiura dei gesuiti o dei protestanti per mettere in cattiva luce l'Autore del Principe).
Se fossimo in una nazione in cui se il voto popolare avesse un valore, i traditori non sarebbero corteggiati e premiati.
Ma se non avessero la dignità e l'onore di dimettersi, se non esistesse, come purtroppo non esiste in Italia, una norma che faccia decadere chi, eletto in una coalizione, si esibisca nel salto della quaglia, dovrebbe essere l'avversario che venisse in tal modo favorito a rendere innocue tali performance, allontanando dall'aula e non facendo votare un numero pari di propri eletti.
Donadi, se avesse voluto essere portatore di Valori, veri e con la “V” maiuscola, avrebbe dovuto dire: alcuni dei nostri tradiscono il voto popolare e, in parte, compensano il tradimento sull'altro versante operato dai finioti.
Per pareggiare i conti, tot nostri deputati non parteciperanno al voto in modo da annullare anche il voto dei restanti saltafosso del versante opposto
.
Questo avrebbe dovuto dire.
Ma se, pur di abbattere il Premier con una congiura di palazzo, guardandosi bene dal ricorrere alla via maestra del voto, prendono per buoni i voti di chi fu eletto “per Berlusconi Presidente”, allora non hanno alcun diritto a lanciare anatemi se qualche parlamentare eletto con la sinistra voterà invece la fiducia.
E' una questione di semplice “par condicio”.
Se sono traditori, lo sono tutti.
Se invece sono persone che semplicemente cambiano idea, lo sono ugualmente tutti, con pari diritti e … reputazione
.

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08 dicembre 2010

Fini funambolo delle parole

La lettura dei giornali e l'ascolto dei giornali radio di questa mattina, forniscono ulteriori elementi di sfiducia nei confronti di Gianfranco Fini, come se non ve ne fossero già a sufficienza per seppellirlo sotto il disprezzo generale degli elettori del Centro Destra.
In una delle troppe trasmissioni di propaganda prodotte da Rai3 con i soldi di tutti, Fini ha preteso, ancora una volta, le dimissioni di Berlusconi rifiutando, peraltro, di dare le sue, promesse una volta che fosse stato appurato, come pare sia stato appurato, che il famoso appartamento di Montecarlo fosse finito in proprietà del “cognatino” Tulliani.
Non pago, Fini ha preteso di rappresentare un “nuovo” Centro Destra che, a suo dire, dovrebbe ricomporsi una volta eliminata l'ingombrante (per lui) presenza di Berlusconi.
Ora Fini, come al solito, ha giocato con le parole, ma non ha spiegato, perchè non può, come intende conciliare le idee che sta propugnando da circa sette anni (cittadinanza e voto agli immigrati, mantenimento della spesa statalista e dei finanziamenti pubblici improduttivi, eutanasia, manipolazione genetica, unione omosessuale, etc.) e che sono la fotocopia delle proposte della sinistra, con il definirsi di Centro Destra, quando tutti gli elettori del Centro Destra votano in quella area proprio – sia pur con qualche eccezione che non inficia la regola generale - per impedire la cittadinanza e il voto agli immigrati, la perpetuazione dei finanziamenti improduttivi, l'eutanasia, la manipolazione genetica, l'elevazione a dignità di legge dei capricci omosessuali.
Come può proporsi Fini per la “ricomposizione” del Centro Destra solo basandosi sulla eliminazione di Berlusconi ?
E come può un elettore di Centro Destra fidarsi, credere ancora alle parole di un Fini ?
A confronto del funambolismo parolaio di Fini cresce a dismisura anche la statura di Casini che, almeno, ha fatto nel 2008 la sua battaglia solitaria ed è l'unico ad essere titolato dal richiedere le dimissioni di Berlusconi per poi aprire una nuova stagione.
Senza Fini, però.
Perchè non mi dispiacerebbe se Casini restituisse a Fini, con gli interessi, lo scherzetto che questi gli fece a gennaio 2008 quando, dopo aver definito il Pdl “comica finale”, invece di aggregarsi a lui, corse a candidarsi nelle liste di Berlusconi, rendendosi disponibile a fare il comico di spalla.
Leggo e ascolto che ci sarebbe stato un incontro tra il Premier e Bocchino, pronube il solito Gianni Letta, la cui attività da pontiere si rivela sempre più dannosa per la credibilità del Centro Destra, per una possibile intesa.
Voglio sperare che il Pdl non arretri di un millimetro dalla linea chiaramente indicata: o fiducia o voto.
E, una volta al voto, lasciando Fini al suo destino.
Perchè deve essere chiaro che non sarebbe accettabile votare una coalizione nella quale si concordassero i posti in parlamento con chi ha già dato prova di essere inaffidabile.
Personalmente non potrei, in coscienza, votare per una coalizione che ripresentasse gli stessi parlamentari che si sono sfilati dal Pdl per seguire Fini e, piuttosto, tanto peggio, tanto meglio, potrei anche votare Di Pietro (ma più probabilmente sceglierei una lista di Destra estranea ad una coalizione cui partecipassero i finioti, per “mettere in frigorifero” il mio voto).

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07 dicembre 2010

Pinocchierie per Fini e battute da osteria per Casini

Il nuovo quadrumvirato (Fini-Casini-Montezemolo-Rutelli = FiCaMoRu) posto davanti alla forza della ragione e alla dignità con la quale Berlusconi sostiene il suo diritto a governare per invistitura popolare e contro le congiure di palazzo, sente vacillare il terreno sotto i piedi.
Fini, nel suo tour propagandistico, a domanda specifica ha affermato che non ci sarà ribaltone.
Ha ragione nell’usare il futuro perchè lui il ribaltone lo ha già compiuto.
Ha infatti, in soli sette anni, ribaltato le idee che sosteneva da 35 anni.
Come ha giustamente sottolineato il Premier Berlusconi, Fini:
- è passato da Mussolini “il più grande statista”, al Fascismo “male assoluto”;
- è passato dalla legge Bossi – Fini al voto e cittadinanza per gli immigrati;
- è passato dal presidenzialismo e uninominale, al parlamentarismo proporzionale
.
Aggiungo che Fini è la stessa persona che è passata dal Pdl “comica finale” del novembre 2007, all’essere cofondatore del medesimo Pdl per poi ribaltare se stesso ancora una volta e andarsene fondando un nuovo partito.
Qualche segnale di allarme, però, deve essere suonato nella testa di Fini, se continua a giurare di essere ancora di Destra, non si sa bene con quale credibilità verso chi lo ascolta, visto che tutte, ma proprio tutte, le posizioni espresse lo indicano ormai organico alla sinistra.
- Fini vorrebbe pensionare Berlusconi, come prova la sinistra da 17 anni;
- Fini vorrebbe concedere cittadinanza e voto agli immigrati, come sostiene la sinistra da sempre;
- Fini vuole tassare i risparmi e le case, come la sinistra, per mantenere alta la spesa pubblica clientelare;
- Fini vuole una legge sull’eutanasia, come la sinistra;
- Fini vuole elevare a dignità di legge i capricci degli omosessuali, come la sinistra;
- Fini, come la sinistra, vuole rivedere in senso proporzionale, quindi eliminando la stabilità governativa e favorendo i piccoli partiti che così potrebbero ricattare i grandi, la legge elettorale (e questo è un altro ribaltone su stesso, visto che era sostenitore di un referendum per l’ uninominale all’inglese);
- Fini vuole rivedere in senso permissivo, come la sinistra, la legge che pure aveva sottoscritto sulla fecondazione assistita
.
Credo che vi siano argomenti a sufficienza per demolire, quando si aprirà la campagna elettorale, la pretesa del signor Fini di appartenere al Centro Destra: basta mettere a confronto le sue posizioni e le sue dichiarazioni rilasciate nel tempo.
E con lui tutti coloro che ne seguiranno le orme.
E tale sarà la campagna elettorale che ci accingiamo a vivere.
Ma anche il normalmente tranquillo e sorridente Casini, molto sensibile agli umori generali, deve aver captato segnali non rassicuranti se si è messo a fare battute da osteria come il definire il premier “catacombale”.
E’ abbastanza risibile che il capo di un partito accreditato del 6% chieda a quello di un partito al 30% di farsi da parte.
E’ segno di debolezza chiedere, ad una persona ancora nel pieno della sua energia e con un ambizioso progetto politico, di farsi volontariamente da parte, designando un successore, senza un preventivo voto popolare (non di palazzo !) di sfiducia.
Ed è sintomatico che, a fronte delle smentite di Fini circa alleanze con i comunisti, uno dei suoi bracci armati, Granata, dichiari di prendere in considerazione una alleanza con il pci/pds/ds/pd.
Lo sforzo che stanno producendo i nuovi quadrumviri, con Rutelli e Montezemolo più defilati, è evidente: eliminare Berlusconi senza passare dal voto, che temono più di ogni loro incoerenza politica ed ideale.
Sperano che, eliminato il Premier, loro potranno atteggiarsi a kings maker, come nella prima repubblica, per poi approfittare della transizione per accalappiare i voti del Pdl.
Ma gli elettori non sono cani e neppure si bevono gli articoli di Unità e Repubblica o la propaganda televisiva (con i soldi di tutti) dei Santoro, Floris (a proposito: ho letto che stasera a Ballarò ci saranno Fini, Bocchino, Enrico Letta e Rotondi. Tre di sinistra e solo uno in rappresentanza del governo. Bella par condicio !) & Co.
E ormai l’impegno d’onore è tale per cui, qualunque cosa accada, mai e poi mai si voterebbe una alleanza, con un candidato del FiCaMoRu (Fini, Casini, Montezemolo, Rutelli).

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06 dicembre 2010

Fini e Casini si illudono se pensano di ereditare gli elettori di Berlusconi

Leggevo oggi in una delle tre copie “arretrate” de Il Sole 24 ore (al lunedì sfoglio i numeri del sabato, domenica e lunedì stesso) una nota di una signora che analizzava l’attuale situazione politica e sosteneva che la sfiducia posta dal “terzo polo” è solo un mezzo, perchè il fine sarebbe l’accaparrarsi del patrimonio elettorale di Berlusconi, quantificato, tuttora, in un 30%.
Così Fini, Casini, Montezemolo e Rutelli cercherebbero di costringere alla resa il Premier confidando nel frantumarsi del Pdl una volta eliminato l’elemento catalizzante.
Secondo la gentile signora giornalista sarebbe una ripetizione di quanto accadde nel 1994, quando a fronte dello spappolarsi del pentapartito, i voti in libertà furono intercettati da Forza Italia.
La gentile signora giornalista mostra troppa simpatia per il FiCaMoRu, perchè la situazione è differente, anche se Berlusconi dovesse gettare la spugna (e non lo credo, penso anzi che venderà cara la pelle con una campagna elettorale al cui confronto i fuochi di artificio di Piedigrotta sono roba da dilettanti) .
Le elezioni del 1992 videro la Dc al 30% e gli altri quattro del pentapartito complessivamente al 24%; in quelle del 1994 Forza Italia prese il 21%, l’Msi il 13% e la Lega l' 8%, il residuo 11% rimase al moribondo partito popolare erede diretto della Dc, sia pur nelle mani degli esponenti di sinistra che, oggi, si ritrovano nel pci/pds/ds/pd..
E’ vero, gli elettori della Dc e dell’ex pentapartito si spostarono, quasi in massa, su Forza Italia, Msi e Lega, ma se Msi e Lega rappresentavano istanze fortemente identitarie, coerenti con quanto sostenuto negli anni antecedenti e senza contaminazioni con il pci, Forza Italia era un movimento nuovo, non colluso con il passato, soprattutto non complice del pci che si era appena dato una riverniciata di facciata come pds.
Forza Italia non era il partito di chi aveva pugnalato alle spalle i Craxi, i Forlani, gli Andreotti.
Oggi cosa accadrebbe ?
Sono anche io convinto – e lo scrissi anni fa – che il dopo Berlusconi provocherà un rimescolamento delle carte e nuovi rapporti di forza.
Ma se Fini, Casini, Montezemolo e Rutelli pensano di potersi appropriare dei voti di Berlusconi,

dopo aver commesso un parricidio,
dopo aver tradito il voto del 2008,
dopo aver votato la sfiducia assieme ai comunisti e a Di Pietro
,
sono dei poveri illusi.
Forse qualcuno, soprattutto o quasi esclusivamente al sud, potrà concedere il suo voto a costoro, ma sicuramente il grosso dell’elettorato prenderà altre strade, più coerenti con il voto in precedenza espresso.
Vedo quindi un ulteriore rafforzamento della Lega che potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta in Veneto, ponendo così le premesse di una prima secessione (e mi auguro – pro domo mea – che venga applicato lo ius sanguinis !).
Potrebbe incrementare i suoi voti una Destra unita, da Storace a Fiore, che riproponga i temi e le posizioni del vecchio Msi.
Immagino che i più giovani e fedeli interpreti del berlusconismo, da Frattini alla Brambilla, dalla Gelmini ad Alfano, riusciranno ad organizzarsi in un movimento che riprenda i temi elettorali del Pdl e di Forza Italia.
In sostanza, pur con un riequilibrio dei rapporti di forza, il berlusconismo potrà sopravvivere a Berlusconi o, meglio, le idee di cui Berlusconi è portatore, sopravvivranno al suo migliore interprete.
Se la Lega superasse il 15%, La Destra arrivasse al 5% e il nuovo Pdl senza Berlusconi si attestasse tra il 20 e il 25, ecco che torneremmo ad avere un blocco, omogeneo, con un elettorato superiore al 40% , maggioranza relativa tra le coalizioni.
C’è da giurarci che, da quel momento, cominceremmo ad assistere al massacro di chi dovesse risultare come il Leader della coalizione, esattamente come è avvenuto per Berlusconi.
Una cosa, però, deve essere ben chiara: nessun voto andrebbe a chi ha tradito.

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05 dicembre 2010

Il Premier del fare contro gli oligarchi delle chiacchiere

Nei giorni scorsi in uno scambio di battute alla domanda se la riunione sarebbe stata interlocutoria, risposi dicendo che le posizioni di principio e le citazioni in punta di diritto le avevamo già esposte per cui non ci restava che scendere sul concreto, tanto, conclusi, non avevo mai visto due parti convincersi delle ragioni reciproche (e tanto meno ammetterle).
Come nel calcio e in politica”, concluse ridendo il mio interlocutore.
Appunto.
Noi stiamo qui a discettare sui massimi sistemi, mi dicono che nei cosiddetti social network c'è gente che perde tempo ad organizzare gruppi, raccolte di firme, a scrivere note infuocate come se potessero convincere qualcuno della sponda opposta ad aggregarsi alla loro.
Il tradimento dei finioti dovrebbe danneggiare il Centro Destra, togliendogli voti, eppure non ho ancora conosciuto uno che nel 2008, 2009 e 2010 abbia votato per il Pdl/Lega/La Destra che mi abbia detto: voterò Fini.
Tranne, naturalmente, quei due, che continuo a considerare personalmente amici, anche se politicamente inaffidabili, che hanno seguito Raisi nella sua transumanza.
Invece ho sentito alcuni amici che hanno votato Veltroni, Bertinotti o Casini esprimere apprezzamento per Fini e, addirittura, dire che lo avrebbero votato.
Non credo.
Torneranno all'ovile di sempre.
Insomma, restiamo tutti della nostra idea, anche perchè, ormai, i temi sono stati tutti sviscerati e le rispettive posizioni di principio consolidate.
Almeno qui al Nord.
Sulla stabilità del voto meridionale non ci scommetterei, credo che laggiù voteranno per chi, in quel particolare momento, sembri loro rappresentare l'utile immediato o il vincitore annunciato, senza alcuna idealità.
Ma, qui, al Nord, lo spartiacque è ben evidente:
- da un lato chi vuole ridurre il peso dello stato e, quindi, delle tasse per dare più libertà all'individuo, al mercato, al privato e più tutela alla proprietà privata, dall'altro chi ha il feticcio dell'interventismo statale e, in tempi non tanto lontani, declamò la “bellezza” delle tasse;
- da un lato chi vuole salvaguardare l'Identità Nazionale e il diritto ad essere padroni sulla nostra terra, dall'altro chi, spensieratamente, vorrebbe concedere a stranieri, privi di qualsivoglia radice in Italia, cittadinanza e voto;
- da un lato chi vuole avvicinare gli amministratori al Popolo amministrato, perchè sia più facile controllarne gli atti e limitarne le spese, dall'altro chi vorrebbe conservare il potere di imporre gabelle indiscriminatamente per poi destinare il ricavato a nicchie clientelari;
- da un lato chi vuole rinnovare la struttura ottocentesca delle nostre istituzioni e delle nostre norme, premiando produttività e merito, dall'altro chi, condizionato dalle proprie clientele, non vuole incidere su nulla del fatiscente apparato burocratico-clientelare dello stato e delle leggi;
- da un lato chi, nel nome della Tradizione, vuole salvaguardare i principi etici e morali che hanno reso superiore la nostra Civiltà rispetto a qualunque altra, dall'altro chi, nel nome di una malintesa libertà, vorrebbe elevare a dignità di legge le pulsioni più perverse e nichiliste
.
Sono argomentazioni fondate, ma servono a convincere chi, pregiudizialmente, con la bava alla bocca, vuole solo colpire Berlusconi ?
No.
Possono solo essere utili a chi già la pensa allo stesso modo per ordinare le proprie argomentazioni durante le inevitabili discussioni con gli amici e i colleghi.
Così mi permetto di aggiungerne un'altra che riguarda direttamente Berlusconi e i suoi oppositori.
Berlusconi ha 74 anni.
Ha creato, dal nulla, un impero economico.
Ha fondato una rete televisiva che produce utili, ricchezza, innovazione, posti di lavoro, senza mai affibbiare allo stato i suoi “esuberi”, senza mai portare le sue aziende al fallimento, senza mai dover piattire una rottamazione.
Questa sua capacità di leadership l'ha posta al servizio di tutti noi, visto che non ha certo bisogno di arricchirsi, essendo già, di suo, sufficientemente ricco per se stesso, i suoi figli, i suoi nipoti e pronipoti.
Chi gli si oppone ?
Avete mai sentito parlare di una qualche attività professionale di successo dei vari D'alema, Veltroni, Vendola, Casini, Fini, Bersani …
Forse il solo Grillo potrebbe vantare un successo professionale pari a quello di Berlusconi.
Neppure il tanto ossequiato Montezemolo che è stato solo l'immagine di un'azienda creata da altri.
Perchè sostituire chi sa costruire con chi sa solo parlare ?

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03 dicembre 2010

Follia pura sfiduciare Berlusconi

Il 14 dicembre, se il giorno precedente Santa Lucia non avrà restituito la vista e il buon senso a qualche deputato, il Premier Berlusconi potrebbe essere sfiduciato da una sommatoria di voti comprendenti gli sconfitti del 2008 (e del 2009 e del 2010) e alcuni traditori che, eletti sotto le insegne per Berlusconi Presidente” avendo cambiato (legittimamente) idea, invece di dimettersi - meritando stima e conservando la propria dignità - sono rimasti aggrappati alla poltrona e voterebbero contro Berlusconi presidente.
Chi si appresta a votare contro Berlusconi non vuole che il Popolo si pronunzi su quello che, con ogni evidenza, sarebbe un golpe di palazzo, se sostituissero al Premier scelto dal Popolo un re Travicello scelto dalla oligarchia della burocrazia e della partitocrazia.
Già questo primo dato indica quanto poco sappia di democrazia la congiura degli antiberlusconiani.
Se poi evidenziamo che l'appoggio esterno agli antiberlusconiani è fornito dagli assistiti di sempre, dalle strutture della spesa pubblica, dalle classi imprenditoriali che mirano ad ottenere benefici a spese di tutti e da una “sovrastruttura” straniera avida di denaro e di potere e indifferente alle esigenze dei popoli, allora comprendiamo quanto sia folle, per il solo gusto di sconfiggere Berlusconi, votargli la sfiducia.
Ma l'odio prevale sulla ragione e se sfiducia ci sarà saremo tutti legittimati a sputare (metaforicamente, ma solo per evitare fastidi processuali) in faccia a quei parlamentari, eletti per Berlusconi che invece avranno votato contro Berlusconi.
Gli oppositori di Berlusconi non hanno un progetto che non sia eliminare il Premier, non hanno un programma che non sia l'assalto alla diligenza del tesoro pubblico, non hanno idee se non quelle più devastanti per la solidità morale e l'identità della nazione.
Ho molti dubbi che abbiano una maggioranza elettorale.
Ne ho ancor di più che possano mettersi tra loro d'accordo una volta che Berlusconi fosse stato costretto all'esilio dorato in qualche sua splendida (e meritata) villa caraibica.
E cosa potrebbero fare per distinguersi da Berlusconi ?
Una legge elettorale, annunciata, che rimuova l'unica riforma positiva della seconda repubblica: la stabilità governativa con il premio di maggioranza.
Così da tornare ai complotti di corridoi ed ai governi deboli e inetti di durata semestrale.
Possono vessare i cittadini con tasse sui risparmi e sulla casa.
Possono approvare leggi favorevoli a lobbies finanziarie e imprenditoriali.
Possono imprimere una spinta, forse definitiva, verso la deriva morale della nazione con leggi che accontentino le pulsioni più perverse e le istanze più nichiliste.
Possono bloccare le riforme della giustizia, del federalismo, dell'università, dando una spinta ulteriore verso l'ingiustizia, verso gli sperperi di denaro, verso l'ignoranza culturale.
Possono concedere il voto e la cittadinanza agli immigrati, seppellendo l'identità nazionale e ogni concetto di Patria.
In sostanza, gli antiberlusconiani possono solo ottenere quel che, invano, da soli, i comunisti hanno cercato di conseguire in 90 anni di lotta politica: la distruzione della nazione italiana.
Se voteranno la sfiducia e complotteranno per non restituire la parola al Popolo con immediate elezioni, una sola soluzione sarà disponibile: la secessione del Nord e l'addio all'Italia nel 150° anniversario della proclamazione del Regno unitario.
Un addio che la Lega potrà formalmente far votare in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma che, comunque vada, sarà nella testa di tutti e, soprattutto, nel comportamento di ciascuno di noi.
Perchè anche se stiamo ancora troppo bene per scendere in piazza e fare una rivoluzione popolare contro i congiurati, negli atti di tutti i giorni ci comporteremo conseguentemente, mirando solo ed esclusivamente al nostro interesse personale ed utile immediato.
Perchè gli sconfitti alle elezioni e i traditori che ne supportassero il ribaltone non sarebbero degni di essere rispettati e seguiti come guide della nazione, avendo posto in atto un comportamento esecrabile e antipopolare.

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01 dicembre 2010

Il rosso e il nero

Il lunedì sera mi faccio sempre del male.
Di solito non guardo le trasmissioni televisive basate sul chiacchiericcio, ma al lunedì sera non perdo “Il pallone nel 7” pluriennale trasmissione che parla di calcio e del Bologna.
E chi legge le notizie, sportive e non, sulle vicende anche societarie del Bologna, sa perchè, da tifoso ("santo subito") del Bologna, mi faccio del male ogni lunedì sera.
Il punto di riferimento della trasmissione è Gianfranco Civolani (immagine), detto il “Civ”, giornalista e dirigente sportivo (ha una sua squadra di pallacanestro femminile) ormai ultrasettantenne, che ricopre il ruolo di editorialista e vecchio brontolone (non l’ho mai sentito dire che le cose vanno bene).
Spesso però ci indovina.
Lunedì scorso ha pronunciato una frase: non esistono più Destra e sinistra, perchè in Italia siamo tutti ferocemente divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Dirò in seguito perchè la prima parte della frase non la condivido.
Condivido invece l’affermazione che siamo “ferocemente” divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Sin dal primo momento in cui Silvio Berlusconi è sceso in campo, dopo aver dimostrato le sue capacità in campo imprenditoriale creando un’azienda produttiva e che, senza assorbire risorse pubbliche, ha creato posti di lavoro e ricchezza, la sinistra, orfana delle sue radici ideologiche, ha sostenuto una battaglia esclusivamente personale.
Per supportarla ha sposato tutte le idee più devianti che singole lobbies potessero esprimere.
Ma, soprattutto, nella sua azione tesa unicamente a demolire una persona, ha trascurato l’interesse nazionale e qualsivoglia progetto di società ancorato alla realtà, per propinare strampalate parole d’ordine fortemente lesive del buon senso e di ogni sana amministrazione .
Naturale che, dopo anni di attacchi e persecuzioni, anche Berlusconi e i suoi sostenitori abbiano radicalizzato la lotta politica, rispondendo colpo su colpo.
Lo sviluppo dei sistemi di comunicazione in internet, dando a tutti la possibilità di esprimere quasi in tempo reale la propria opinione e la maleducazione della maggior parte dei sinistri capace solo di ripetere a pappagallo la litania di insulti contro Berlusconi e i suoi elettori, hanno fatto il resto.
E’ vero, dunque, che siamo (io penso irrimediabilmente) divisi tra berlusconiani e antiberlusconiani, ma non è vero che sia venuta meno la differenza tra sinistra e Destra.
Lo rileviamo dal modo in cui la sinistra ha rinunciato ad un progetto di società, mentre la Destra sui temi caratterizzanti e qualificanti una collocazione politica non si astiene da confermare le proprie posizioni di sempre.
Tasse
I governi della Destra
le hanno ridotte o, comunque, non aumentate.
I governi della sinistra le hanno sistematicamente aumentate e inventate di nuove
Servizi
I governi della Destra
hanno iniziato ad indirizzare la fruizione dei servizi a fronte del pagamento da parte di chi li usa.
I governi della sinistra hanno alimentato le clientele tassando indiscriminatamente, indipendentemente dalla fruizione dei servizi.
Immigrazione
I governi della Destra
l’hanno limitata e ridotta anche con accordi internazionali e il prossimo passo sarà l’identificazione e l’espulsione degli illegali già presenti sul nostro territorio nazionale, salvaguardando l’Identità Nazionale.
I governi della sinistra hanno aperto le porte all’invasione degli immigrati e vorrebbero concedere loro cittadinanza e voto, violando ogni tutela per la nostra Identità Nazionale.
Pubblico e privato
I governi della Destra
stanno faticosamente – anche per le resistenze dei beneficiati – riducendo le spese e tagliando l’assistenzialismo fine a se stesso che ci ha portato all’enorme deficit pubblico.
I governi della sinistra hanno continuato a sostenere tutte le rivendicazioni tendenti a confermare ed aumentare le spese pubbliche a fronte delle quali vorrebbero imporre tasse sui risparmi e sulla casa per recuperare denaro sottraendolo alla sfera privata dei singoli cittadini.
Federalismo
I governi della Destra
stanno, anche qui faticosamente e ugualmente per le resistenze dei beneficiati, spostando l’utilizzo delle risorse locali dal centro (e relative clientele) ai luoghi dove vengono prodotte (e relativo utilizzo per i cittadini che le producono).
I governi della sinistra sono diventati i paladini degli sperperi centralisti in opposizione al controllo delle risorse locali da parte degli amministratori locali eletti dalle e per le popolazioni locali.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma evidenzia come la sinistra, chiusa nella sua battaglia personale contro un singolo Uomo, abbia perso di vista ogni collegamento con la realtà economica e le reali esigenze del Popolo.
La Destra e la sinistra,quindi, continuano ad esistere e ad essere divise profondamente nelle scelte e nella adesione alla realtà e corrispondono alla esistente e irreversibile feroce divisione tra berlusconiani e antiberlusconiani, che non è altro che l’eterno, irreversibile, inconciliabile antagonismo tra rosso e nero, tanto che tutti quelli di sinistra sono antiberlusconiani e tutti quelli di Destra sono berlusconiani.

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